Italdonne, Bonitta si dimette
La Federazione gli aveva confermato la fiducia: dopo 24 ore il tecnico della nazionale femminile se ne va. Squadra senza guida a un mese e mezzo dai Mondiali
Marco Bonitta, 43 anni, era c.t. dal maggio 2001. Tarantini
Marco Bonitta, 43 anni, era c.t. dal maggio 2001. Tarantini
MILANO, 15 settembre 2006 - La conferma di Marco Bonitta sulla panchina della Nazionale femminile campione del mondo in carica (vale la pena ricordarlo ancora), è durata meno di 24 ore. Tanto tempo è trascorso dal momento in cui la federazione gli dava il visto per arrivare in Giappone, alla prossima rassegna iridata in programma da fine ottobre, a quando il c.t. di Ravenna ha realizzato che questa storia era definitivamente chiusa. Dimissioni irrevocabili annunciate a Roma e attese in via ufficiale forse già per oggi (con parole e lettere scritte).
COLLASSO - In queste ultime ore la federazione e lo stesso tecnico in carica dal 2001 hanno cercato un ultimo tavolo di "trattativa" dopo la presa di posizione delle ragazze di totale intransigenza verso l’allenatore. Ma dopo un primo momento in cui sembrava che si potesse almeno riaprire il dialogo, la nuova clamorosa e definitiva chiusura, più alta di qualsiasi muro che l’Italia abbia mai piazzato in faccia alle avversarie. A questo punto a Bonitta - uomo di sport e di pallavolo - restavano solo due strade. Quella della "battaglia" con le atlete, nella quale sarebbero stati all’ordine del giorno discussioni e rancori (o anche peggio), dovendo rinunciare ad alcune se non a tutte le migliori. Oppure: farsi da parte, scendere dal treno prima di entrare alla stazione centrale, dove è in programma la festa. E’ come portare un bambino alle porte di Gardaland e poi dirgli che non può entrare. I Mondiali sono lontani appena un mese e mezzo e Bonitta aveva immaginato per sé ben altra uscita. Aveva ben chiaro in testa che la sua "missione" nel femminile si sarebbe conclusa comunque in Oriente, tanto è vero che in questi ultimi mesi aveva evitato di parlare del "normale" rinnovo fino a Pechino 2008.
CHE DONNE - Bonitta non difenderà il titolo che aveva contribuito a regalare all’Italia quattro anni fa. Ci sarà la squadra che, con questa presa di posizione, si è caricata di una responsabilità anche più grande. Chiunque sarà l’allenatore ai Mondiali, le azzurre giocheranno con il santino di Bonitta appiccicato sulle spalle. Vorranno dimostrare che possono vincere anche senza di lui: un atteggiamento importante che dimostra come queste che continuiamo a chiamare ragazze sono donne (e che donne). Uno degli azzurri di Montali ha confidato a un amico: "Queste hanno mostrato più p... di noi", il concetto è chiarissimo anche senza essere scurrili. E non si può dar torto all’anonimo giocatore: Rinieri e compagne hanno sbagliato i tempi, forse i modi, ma se sono arrivate a una posizione tanto drastica da mettere a rischio la maglia azzurra, quella dentro la quale hanno pianto troppe volte, vuol dire che hanno cuore e anima in quantità. Adesso appaiono anche più chiari gli errori della federazione: in primo luogo non ha impedito che tutto questo accadesse, in secondo luogo - ed è molto più grave - è stata miope nel non vedere la situazione di disagio, evidentemente profondo (altrimenti una reazione del genere non si spiega) che si era creata.
FEDERAZIONE - Al di là dei possibili sostituti o della volontà che metteranno in campo le ragazze (scusate, donne) per la Fipav questa è un’innegabile sconfitta: perde un tecnico valido, forse il migliore, alla vigilia del Mondiale. Non esattamente un manifesto di illuminata gestione, ma il presidente federale Carlo Magri negli ultimi giorni ha mostrato che in questo momento, al massimo, può cercare di non far affondare la barca, pensare di decidere la rotta è utopia. Anche perché il caso-uomini, da molti dato per risolto, a cominciare dal presidente stesso, pare ancora stabile come una seggiola a due gambe. Il tecnico Montali in questi giorni ha parlato con qualche giocatore, ma le discussioni di Mosca sono sepolte? Alcune defezioni sono ancora possibili: la differenza principale tra uomini e donne è che queste ultime lunedì torneranno al lavoro, mentre in campo maschile la prima scadenza è tra dieci giorni quando ci sarà da compilare la lista dei 18 azzurri per il Mondiale.
RICORDI - Ci si augura ovviamente che in casa maschile l’epilogo sia meno traumatico, ma sostenere che il ferito sia già fuori pericolo oggi è ancora un atto di fede. Con buona pace di chi diceva che il volley fosse un’isola felice. Altri tempi. Forse si devono attendere anche altri risultati.
C'è un vecchio detto che recita: quando i pastori sono impazziti è meglio seguire le pecore