riflessione

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(simplicio)
00domenica 19 marzo 2006 10:03
carissimi compagni lungo il pellegrinaggio a Santiago de Compostela, riflettendo sulla simbologia alchemica in questi giorni mi è venuto da domandarmi quale sia il ruolo della conchiglia come simbolo.
La cappasanta o conchiglia di San Giacomo (pecten jacobeus) è il simbolo della materia prima dell'arte; questo è più volte ripetuto da Fulcanelli.
Inoltre si tratta della forma tipica delle acquasantiere, ovvero dei contenitori per l'acqua benedetta.
Per finire è stata presa come geroglifico per rappresentare la Madonna e l'immacolata concezione, dal momento che fino al 600 si pensava che fosse uno spirito a inseminare spiritualmente questo mollusco per produrre le perle (questo simbolo è presente già in Tertulliano dove le due valve sono le Scritture, lo Spirito Santo feconda il mollusco che è Maria che partorisce la perla o logos ovvero il Cristo).
Questo spiega anche la presenza quasi ossessiva di questo ornamento in architettura a partire dal barocco.
Ma non bisogna dimenticarsi che nell'antichità da questa conchiglia nasce Venere, come ha mostrato il Botticelli nel suo capolavoro; e non bisogna dimenticare che nasce dallo sperma di Saturno evirato!!!
Ma esiste anche un'altra conchiglia che ha in qualche modo a che fare con la nostra Arte: si tratta di quel murex brandaris da cui si estrae la porpora (pur-pur il fuoco del fuoco)che in greco si dice anche foinix, mentre murex in latino significa anche scoglio.
Questi molluschi venivano triturati, poi trattati col sale (da quì acido muriatico per indicare genericamente un sale preparato e precipitato, lavoro tipico dei tintori, che finirà poi in epoca contemporanea per designare l'acido clordrico) ed inoltre con orina.
Venivano poi cotti per dieci giorni in pentole di piombo fino a che il contenuto non fosse ridotto almeno di metà e quindi si otteneva un liquido rosso con la capacità di tingere.
Ora chiedo il vostro più autorevole parere per sapere quale sia a parere vostro il rapporto tra queste due conchiglie e, riguardo alla cappasanta, se sia preferibile l'interpretazione "pagana" o quella "cristiana" per quanto riguarda l'Arte.
Captain NEMO
00venerdì 24 marzo 2006 00:09
Le conchiglie sulla sabbia e sugli scogli...
Caro Signor Simplicio,

se dovessi rifarmi agli amati fumetti della mia gioventù Disneyana, mi vedrebbe girare cogitabondo con le mani dietro la schiena mugugnando 'uhm...uhm...ed ancora uhm" !!

Mi pemetta dunque di prendermi 'un tempo' per offrirle il mio pensiero in merito alle due conchiglie; nel frattempo son certo che qualche compagno di viaggio ci offrirà ancora qualche altro spunto interessante...
Per il momento, ricordo velocemente che la 'Capasanta' è la 'Merelle', cioè la Madre...o forse anche la Giovane Madre, l'Acquarella (l'Acquasantiera)...insomma quella 'cosa' che offre l'acqua.
Quanto alla Porpora, mi piace di più l'interpretazione 'Puro dei Puri'...e riterrei che si stia parlando di una cosa più avanzata nei lavori.
Ma mi lasci terminare le mie piccole cogitazioni, e tornerò meglio alla bisogna !

Captain NEMO
M. di Caraba
00lunedì 15 maggio 2006 14:11
ConchigliaScisto

Scritto da: (simplicio) 19/03/2006 10.03
La cappasanta o conchiglia di San Giacomo (pecten jacobeus) è il simbolo della materia prima dell'arte;
questo è più volte ripetuto da Fulcanelli.


Caro Signor Simplicio,
giacchè di questa conchiglia ne parla il Fulcanelli mi è parso utile raggranellare
qualche piccolo stralcio preso a prestito dalla rete che riporto qui di seguito:

"Sentiero aspro, gravoso, pieno d'imprevisti e di pericoli. Strada lunga e faticosa è
quella attraverso la quale il potenziale diventa attuale e l'occulto manifesto.
I Saggi, dunque, hanno velato, con l'allegoria del pellegrinaggio a Compostella,
la delicata preparazione della materia prima o mercurio comune"

"Le conchiglie di San Giacomo sono chiamate acquasantiere; queste grandi conchiglie,
un tempo, servivano a contenere l'acqua benedetta, nome dato dagli Antichi all'acqua mercuriale"

"L'umile e comune conchiglia che egli (il pellegrino) portava sul cappello, s'è mutato
in astro splendente, in aureola di luce. Materia pura di cui la stella ermetica consacra
la perfezione: è adesso il nostro compost, l'acqua benedetta di Compostella."

Quindi da questi estratti si evince che con il simbolo della conchiglia Fulcanelli
si riferisca assai chiaramente alla materia prima indispensabile per preparare la materia prima. [SM=g27994]

Salute

MdC


PS: Mi pare che questa "materia prima" sia anche il soggetto di un'altro topic, o sbaglio? [SM=g27988]
Captain NEMO
00martedì 16 maggio 2006 02:31
Giochi innocenti....giochi proibiti.
Caro Signor Simplicio,

spero potrà scusarmi se rispondo con cotanto ritardo al suo post; vedo che comunque l'esimio Marchese de Carabas (mi ostino a chiamarlo come si conviene, con la 's' finale!) le ha fornito spunti per ulteriori riflessioni.

Il sottoscritto ha riflettuto a lungo (tra una cosa e l'altra!) sulla questione della conchiglia, così come segnalata da Fulcanelli: lei, del resto, ha fatto una sintesi molto compiuta al riguardo. La Capasanta ha un nome che parla da solo all'innocente indagatore e che dovrebbe indicarle senza difficoltà a che cosa si riferisse il Maestro, anche nello specifico operativo. Come lei certo saprà, molti per gettare l'acqua, gettano pure il bambino...!

Al contrario di chi getta via l'utile, la Capasanta è proprio, secondo me, un simbolo eloquente della Materia Prima, portatrice di quell'acqua benedetta da tutti agognata ed auspicata.
Questa Madre (come dicevo più sopra, in francese suona così) è proprio la meta del viaggio dei pellegrini cercatori: quanto alle preferenze interpretative 'pagane' o 'cristiane', penso sia solo questione di sintonie personali e di assonanze dell'anima. Oltre ai giochi di cabala, alle associazioni simboliche, così tipiche dell'Alchimia, resto convinto che ogni cercatore sincero 'risuona' intimamente secondo un proprio codice, del tutto personale e spesso poco comunicabile: dunque l'importante non è la vibrazione iniziale esterna di avvio - cristiana o pagana o tibetana o quant'altro - ma il fatto esatto di cogliere la sintonia sottile, il 'risuonare' intimo, che apre talvolta le porte della percezione e ci indica percorsi e cammini fecondi.

A puro titolo di esempio di risonanza personale, le fornirò una associazione di natura 'folle' e, credo, molto lontana dai codici canonici: ma siccome ho la profondissima convinzione che il vero artefice dell'Opera sia lo Spirito Universale, quella cosa cioè che rende veramente generatrice la Vergine, la invito a guardare senza preconcetti ed un po' per gioco queste due immagini:





...certo molti sorrideranno, perchè la cosa è 'tirata per i capelli', ma a me piace anche questo della nostra Arte: giocare assieme con i giochi del cuore e di Madre Natura!

sempre di buon cuore

Captain NEMO
donum dei
00martedì 16 maggio 2006 06:36
Le conchiglie e la poesia

Caro Capitano,
la similitudine di forma tra le due immagini è notevole!
Credo che ci sia anche una similitudine di “sostanza”, poiché in entrambe siamo in ambiti acquei…
Saranno anche “giochi folli”, ma contribuiscono di sicuro a ritrovare una dimensione poetica nella nostra vita e una connessione, purtroppo spesso persa, con la Natura.

Maria Teresa

p.s. Anch’io sono convinta che sia lo “Spirito Universale a rendere veramente generatrice la Vergine”…

p.p.s.un caro saluto a Simplicio!
M. di Caraba
00mercoledì 17 maggio 2006 15:32
Età del Mondo
Cari Amici,
personalmente non avevo mai notato l'accostamento formale (ma anche sostanziale
come giustamente osserva Maria Teresa) tra la quarta tavola del Mutus Liber
ed il Pecten Jacobaeus. Ringrazio dunque l'insigne Capitano per questa "perla". [SM=g28002]
Restando in argomento "perla" aggiungo solo una piccolissima osservazione.
Questo piccolo tesoro, frutto dell'amato bivalve, ha un colore bianco del tutto particolare
ed una forma sferica che anticamente era spesso utilizzata nel simboleggiare il Mondo.
Quindi direi che rappresenta il Mondo in tutta la sua Gloria che, come insegna lo stesso
Fulcanelli, in questa età del ferro è destinato a perire se si vuole tornare all'agognata
età dell'Oro.

Salute a tutti.

MdC
Captain NEMO
00venerdì 19 maggio 2006 01:44
Giochi da bambini...
Caro Signor Simplicio,

mi restava da darle la mia opinione sul porpora, il puro dei puri, simbolo di una meta da tanti agognata.
La conchiglia da cui i Fenici avevano imparato ad estrarre la porpora preziosa è il murice, ed il processo per ottenere la tintura è certamente suggestivo. Quel che salta agli occhi è che occorre un sale per fissare la tintura porpora, così ricercata e stimata da essere divenuta sacra nel Senato di Roma.

Certo il potenziale passaggio dal Pecten al Murex è anch'esso fonte di riflessione, ma non ne farei una questione capitale dal punto di vista operativo, fatte salve le riflessioni sui possibili simbolismi; e qui, come ho detto, ognuno può fare le connessioni (ammesso che ve ne siano) che ritiene più utili ed opportune secondo il proprio giudizio.

E, per tener fede al gioco della 'follia' (giuro che è l'ultima volta, mi perdonino gli Dei!) le porgo un brano della Quarta Egloga di Virgilio, ove si delinea una possibile e curiosa età dell'oro:

Hinc, ubi iam firmata virum te fecerit aetas,
cedet et ipse mari vector, nec nautica pinus
mutabit merces: omnis feret omnia tellus:
non rastros patietur humus, non vinea falcem;
robustus quoque iam tauris iuga solvet arator;
nec varios discet mentiri lana colores:
ipse sed in pratis aries iam suave rubenti
murice, iam croceo mutabit vellera luto
;
sponte sua sandyx pascentis vestiet agnos.
Talia saecla, suis dixerunt, currite, fusis
concordes stabili fatorum numine Parcae.



che tradotto, suona così:


Poi, quando la salda età ti avrà fatto uomo,
il mercante da solo si ritirerà dal mare, né le navi di pino
scambieranno merci; la terra produrrà tutto.
Il suolo non patirà rastrelli, né la vigna la falce;
anche il robusto aratore scioglierà i tori dal giogo;
e la lana non imparerà più a fingere i vari colori,
ma l'ariete da sé nei prati muterà il colore del vello
con la porpora soavemente rosseggiante, con giallo del croco
:
spontaneamente il carminio vestirà gli agnelli pascolanti.
"Tali secoli affrettate", dissero ai loro fusi
le Parche concordi nell'immutabile volontà del Fato.



...E adesso il cerchio potrebbe dirsi chiuso, no?

sempre di buon cuore

Captain NEMO

Komosinsky
00venerdì 19 maggio 2006 13:20
In punta di piedi
Con la speranza di non apparire troppo invadente,essendo appena arrivato,mi piacerebbe davvero molto conoscere le vs. opinioni in merito alle motivazioni e/o aspettative che comporta la ricerca di quello Spirito Universale di cui parlavate sopra.

Mi chiedo anche se ritenete concretamente possibile attenersi alle raccomandazioni dei filosofi,quando sottolineano il dovere di usare questo dono per alleviare le sofferenze dei più sfortunati,intervenendo per la loro salute o contro la loro indigenza.

Ho letto che il dono è triplice,e mi pare di capire che due suoi aspetti siano attivi (essendo agenti di purificazione in grado di guarire gli organismi e di trasmutare il mondo minerale),mentre il terzo è passivo,riferito alla contemplazione del processo universale.

Quindi mi chiedo:la motivazione più saggia di questa ricerca deve limitarsi alla contemplazione ed alla conoscenza o riterreste giusto operare sulla materia?

Scrivo ciò perchè mi è piaciuta questa frase:

"Saranno anche “giochi folli”, ma contribuiscono di sicuro a ritrovare una dimensione poetica nella nostra vita e una connessione, purtroppo spesso persa, con la Natura."

...e quindi mi chiedo se questo non sia già di per sè più di quel che ogni uomo possa chiedere e legittimamente ambire da Dio. [SM=g27985]

Ciao

Captain NEMO
00domenica 21 maggio 2006 04:43
Re: In punta di piedi

Scritto da: Komosinsky 19/05/2006 13.20
...mi piacerebbe davvero molto conoscere le vs. opinioni in merito alle motivazioni e/o aspettative che comporta la ricerca di quello Spirito Universale di cui parlavate sopra.

Mi chiedo anche se ritenete concretamente possibile attenersi alle raccomandazioni dei filosofi,quando sottolineano il dovere di usare questo dono per alleviare le sofferenze dei più sfortunati,intervenendo per la loro salute o contro la loro indigenza.
...e quindi mi chiedo se questo non sia già di per sè più di quel che ogni uomo possa chiedere e legittimamente ambire da Dio...


Caro Signor Komosinsky,

benvenuto a bordo!...le sue domande sono estremamente legittime, ma, di grazia, chi potrebbe mai fornire una risposta corretta e definitiva? L'Alchimista è fondamentalmente un 'cercatore': la meta vera della sua Quest è senza dubbio intima e personale, ferma restando l'universalità del cammino descritto da tutti coloro che l'hanno preceduto. Chi, tra questo stuolo di 'cercatori', non si rallegrerebbe se un Adepto si degnasse di svelare o di rivelare il Mistero dei Misteri?
Ma se ciò non accade, non può che esserci una sola risposta: è giusto così.

Comunque, nulla ci vieta di speculare sui misteri, tanto più in Alchimia: lei solleva interrogativi importanti cui è naturalmente facilissimo rispondere citando i testi o gli innumerevoli luoghi comuni che - come in tutte le Arti Sacre- circondano il senso nascosto, intimo e primordiale dell'Arte.

Io penso che si potrebbero usare fiumi d'inchiostra per tentare di elencare le 'motivazioni' che portano un essere umano a ricercare il contatto perduto, direi meglio dimenticato, con lo Spirito Universale: di questo si occupano ovviamente, ma sotto mentite spoglie, le Religioni, le Filosofie dell'Illuminazione e quant'altro, che tentano in vari modi di proporre all'uomo una via di re-ligione con il divino, una visione cioè 'tranquillizzante' del rapporto tra ciò che è noto e l'ignoto. La mia posizione personale nel merito, ma è del tutto irrilevante, mi creda, è che il nostro spaventoso antropocentrismo ci porta - come nei migliori film - ad immaginare ed a sperimentare solo scenari di 'salvezza', visto il senso di colpa e lo scempio evidente che l'uomo ha fatto di sè e di Madre Natura dalla sua comparsa inopinata sul pianeta Terra.

E qui si aprirebbero interminabili e dottissimi (ed a mio avviso sempre vani) dibattiti sull'unicità della propria via, sulla verità indiscutibile della rivelazione e sull'identità del Dio cui l'uomo si riferisce. Lei comprende che forse questo non è lo spazio appropriato per aprire una discussione in tal senso, pur essendo - probabilmente - fondamentale e necessaria.

Per farla semplice, diciamo che moltissimi esseri umani su Terra si sono posti, si pongono e si porranno l'eterno trittico delle domande che definirei letteralmente 'domande principali': chi sono? da dove vengo? dove vado?...domande che - mi perdoni se uso un linguaggio molto terra-terra - vengono spesso sintetizzate in un disperato e solitario 'che ci faccio qui?'.

Ora essendo tutti noi liberi di pensare e di indagare e di distribuire le tessere del puzzle come meglio crediamo, le risposte possibili sono alcune milioni....tutte corrette dal punto di vista di chi le fornisce e di chi decide di crederci, ma quasi sempre tranquillizzanti e 'salvifiche' (e lo dico con rispetto, sia ben chiaro).

Tuttavia qualcuno ad un certo punto della sua vita potrebbe accorgersi che c'è qualcosa che non va, che non funziona, che non torna in questi conti in cui deve entrare fede e ragione, mistica e scienza, e molto spesso credulità e faciloneria.

E quando si avverte nel proprio intimo quel senso di diffusa e fastidiosissima inadeguatezza del proprio essere di fronte al cielo ed alla terra - qualunque sia il concetto di cielo e di terra cui l'educazione e l'ambiente culturale personale ci hanno portato - si possono fare a mio avviso due cose: scrollare le spalle e tornare sui propri passi, verso terreni rassicuranti e di consuetudine, oppure abbandonare il senso comune ed avviarsi verso una porta di comunicazione nuova. Questo è un momento cruciale. Sempre.

Con gli occhi rivolti al cielo ed alle stelle, nostre patrie lontane e neglette, ci si avvia lungo un cammino nuovo alla continua ricerca di punti di riferimento ( del resto, sempre poveri umani siamo!): in Alchimia sono gli Antichi, le tracce lasciate dai cercatori che ci hanno preceduto che possono talvolta (non sempre, badi bene) essere un appiglio, una fonte corroborante, un ponte traballante, una spada pericolosa ed un mucchio di altre cose utili ed inutili...se dobbiamo credere agli Antichi, l'Alchimia ci potrebbe portare dritto verso il Divino, anzi 'dentro' il Divino, attraverso le porte del Sacro. Si potrà obbiettare che chi cerca questo contatto del proprio sè con la materia e lo Spirito compie un atto arrogante, presuntuoso, inaudito, blasfemo...C'è del vero in questa affermazione. Ma - e questa è solo la mia personale opionione di quest'oggi - ci può essere dell'altro: ci può essere umiltà estrema, abbandono totale alla Provvidenza ed alla Grazia (non quelle cose ready-made delle Religioni d'oggidì), e ricerca sincera della Luce (più altre cose, molto intime). A mio avviso, come in tutte le cose umane, ci sono molti modi per conoscere ciò che si vuole conoscere: e, se vogliamo credere a quello che si legge nei sacri testi, l'Alchimia è la via Reale.
Tuttavia - e questo lei certamente lo saprà - è un cammino tortuoso, difficilissimo e pericoloso: il contatto con il Sacro è - in ultima analisi - per sua stessa natura pericoloso per l'uomo, persino mortale. L'alchimista è di fatto un piccolo Demiurgo all'opera, e cercando di comprendere le modalità di progresso e di manifestazione di Madre Natura, cerca di ripercorrere nel suo laboratorio il processo della Creazione. Un gioco straordinario, dunque, ma molto poco sicuro. In ogni senso, letteralmente.

Ciò detto, potrà forse concordare con me che le 'motivazioni e le aspettative' che possano valere in un simile gioco, debbono essere assolutamente 'principali', primeve, primordiali, dunque solidissime. Ecco il motivo delle raccomandazioni persino pedanti all'Ora et Labora....

Quanto al risultato tengibile e particolare dei lavori, si parla molto - ormai quasi in modo iconografico - del potere trasmutatorio della Pietra Filosofale e del potere di guarigione dell'Elisir, talvolta chiamato Oro Potabile: un oro cos' perfetto, così ricco di Spirito Universale fissato, da poter guarire tutti i malanni dei nostri corpi. E qui lei salta dalla motivazione ad una applicazione particolare di un risultato tangibile: e cerco di spiegarmi.
Dando per scontato che la Pietra possa trasmutare un metallo imperfetto in un metallo perfetto (gli Antichi direbbero 'guarire' un corpo metallico) - e di tale possibilità è piena testimone Madre Natura da sempre, come potrà rendersi conto dai primi discorsi che si fanno in questi giorni sul nostro Forum nella Discussione 'Fusione Fredda' - ne deriva che la sua soluzione in un liquido adatto alla somministrazione possa naturalmente funzionare da panacea per chi soffre. E del resto moltissimi Filosofi ricordano che - proprio perchè si parla di Dono di Dio - colui il quale raggiungesse tale traguardo, deve fare opera di assistenza, di sollievo e di cura di chi soffre. Naturalmente io penso che lo farà in modo assolutamente discreto e secondo le proprie possibilità: lei si immagina cosa succederebbe se un malato terminale venisse intervistato su Rai1 e dicesse di essere stato guarito da un affabile e misterioso signore che dispensa gratuitamente la preziosa bevanda a chi ne voglia far richiesta?...Scherzi a parte, ritengo che l'azione a sollievo dei sofferenti sia ovviamente dovuta, ma secondo tempi, luoghi e modalità tutte personali.

Ma, a costo di sfatare un mito, io penso che l'azione di soccorso agli indigenti - pur se mirabile e ammirevole - sia solo un particolare dello scopo vero dell'Alchimia: io penso che ci sia dell'altro, decisamente individuale come accadimento e certamente universale come percezione. E qui - mi comprenda, la prego - le parole non mi sono troppo d'aiuto.
Il semplice fatto di aver ottenuto il Mercurio Filosofale (e si dibatte da tempo sulla distinzione di natura e qualità del Mercurio dei Filosofi e quello Filosofale) implica il raggiungimento di uno stato di successo nei lavori, non soltanto a livello di 'cosa' tangibile, ma soprattutto a livello dell'essere dell'Alchimista. Il contatto con la Materia, le manipolazioni, l'influsso dello Spirito, produrrebbero certo mutazioni radicali e straordinarie nei corpi minerali, ma anche in quello dell'operatore. Dunque sta in questa unica e straordinaria 'sintonia' di materie 'il miracolo della cosa una', per dirla con Ermete.
Non dispongo ovviamente di esperienza diretta in questo senso, dunque le mie sono solo le semplici sensazioni di un cercatore e di uno studente, con valore nullo: ma ritengo che qui esista e si manifesti il bivio ineffabile, inesprimibile... restare o andare?
Se ben comprenderei chi decidesse di restare e di donarsi agli altri per il segreto sollievo delle umane sofferenze, non potrei in ogni caso giudicare male chi decidesse di aprire quella porta e di lasciare questo nostro mondo.

Anche perchè nessuno è mai tornato da quelle porte per raccontarci cosa c'è al di là della soglia...Vorrà pur dire qualcosa, no?

sempre di buon cuore

Captain NEMO
Domenicano bianco
00domenica 21 maggio 2006 12:47
In fondo a destra...

Scritto da: Captain NEMO 21/05/2006 4.43


Il semplice fatto di aver ottenuto il Mercurio Filosofale (e si dibatte da tempo sulla distinzione di natura e qualità del Mercurio dei Filosofi e quello Filosofale) implica il raggiungimento di uno stato di successo nei lavori, non soltanto a livello di 'cosa' tangibile, ma soprattutto a livello dell'essere dell'Alchimista. Il contatto con la Materia, le manipolazioni, l'influsso dello Spirito, produrrebbero certo mutazioni radicali e straordinarie nei corpi minerali, ma anche in quello dell'operatore

Captain NEMO



In una relazione sotto pseudonimo del 1985, scritta da un "operativo", si legge :

"....Il Fuoco Segreto è anzitutto "assenza di peccato". Questa osmosi tra il Fuoco Segreto ed il fuoco esteriore dà una permanente certezza che non può assolutamente procurare al filosofo il solo studio speculativo, non più che l'esercizio della manipolazione della metallurgia fine.
Attraverso l'incontro con la materia il lavorante opera una purificazione - ecco il doppio senso dei lavaggi ignei - più radicale che quella di una cura psicoanalitica le cui basi più brillanti non sono che un sistema di ipotesi dedotte spesso da intuizioni a volte molto sottili, mentre il laboratorio offre la nuda verità della Scienza.
E quando parliamo di purgazione, bisogna intenderla nel senso proprio di purga psicosomatica. La realizzazione di una prima separazione Filosofica, per esempio, porta con sè fatalmente degli effetti spesso spettacolari nel manipolatore : sogni intensi a carattere iniziatico in cui la morte si aggira, ma in questo caso la morte a sè stesso, impossibilità di assorbimento di nutrimento, diarree, vertigini poichè il corpo cambia di asse, ed altre conseguenze più sottili sul "secondo corpo". Così , fintanto che il ricercatore non ha ottenuto - meraviglia infinita ! - lo Zolfo fisso, egli è l'oggetto di trasformazioni potenti durante le quali non si preoccuperà di mostrare una faccia radiosa : l'alchimista vive sulla terra il purgatorio. L'Alchimia detta spirituale è semplicemente un risvolto della trasformazione ascendente dell'uomo, ma è veramente tragico confondere il solo esercizio dell'intelletto con la spiritualità..."

Altrove, un'altro ricercatore : "...Poichè la Pietra è prima di tutto e soprattutto un Dono di Dio, la sua ricerca sarà indissociabile da una certa relazione intima e privilegiata con la divinità. Perciò si capirà senza sforzo che la pratica dell'Arte procede parimenti ad un livello elevato di spiritualità, e non c'è spiritualità autentica senza una certa parte di ascesi. Senza dubbio alcuni grideranno allo scandalo. E' qui pertanto, e da nessun'altra parte, che comincia la porta stretta che introduce al dominio riservato dalla veritiera saggezza di Ermete. Se questo dominio è riservato è giustamente perchè come diritto d'accesso richiede una mortificazione preliminare che pochi sono capaci di seguire fino in fondo, e non senza ricordare l' "assazione" iniziale del nostro Soggetto originario, operazione preliminare di cui ciascuno conosce l'importanza per quanto riguarda il buon svolgimento delle ulteriori operazioni e che non tralascia di porre qualche problema agli avidi e agli orgogliosi.....

[...]..In Alchimia come altrove non si può conoscere più di ciò che si è, la conoscenza è proporzionale all'essere...

[...]...Nessuno può acquisire la verginità silenziosa e trasparente, che è indispensabile per ricevere lo Spirito, senza passare attraverso la mortificazione dell'amor proprio. Quet'ultima comincia dalla conoscenza di se stessi senza compiacenza nè sotterfugio, che darà accesso a delle altezze sino ad allora insospettate. Forte di questa trasparenza interiore l'artista, simile ad un diafano ricettacolo, lascerà che il suo cuore venga penetrato dall'afflusso sovrabbondante della Grazia.
Vedrà allora il suo lavoro assecondato e ripreso da una Grazia dall'alto della quale le facoltà e la saggezza non sono comunemente paragonabili alle sue. Da allora l'artista sarà Filosofo perchè conoscerà veramente che lo Spirito P E S A. Questo avvenimento ha la sua replica analogica esatta nell'Opera Minerale, al momento della prima congiunzione dell'Ariete celeste con l'Ariete terrestre. Che si tratti dell'artista e del suo soggetto minerario, l'operazione non è efficace che quando sia stata preceduta da una apertura rianimatrice adeguata. Non si saprebbe acchiappare la lepre trascurando la roccia Bruna: è così che il soggetto riveste il suo purpureo mantello...[...]."


Queste esperienze di altri mi sollevano tanti dolorosi interrogativi, il primo dei quali verte sull'aprire, SIN DALL'INIZIO, prima di ogni altra operazione, la Porta giusta...

Domenicano clavigero Bianco

[Modificato da Domenicano bianco 21/05/2006 12.51]

donum dei
00domenica 21 maggio 2006 14:01
Risanare la frattura...

Cari compagni,
mi sono, davvero, letta e riletta i vostri ultimi tre post. Li trovo intesi e pieni di significato. Di certo, data la mia scarsa erudizione alchemica, non ne coglierò appieno il senso o le indicazioni operative, ma quello che avverto chiaramente –mi sbaglierò, sarò esageratamente enfatica e allora perdonatemi- è la spinta –forte, tenace e irrinunciabile- alla trascendenza-trasformazione.
Per trascendenza non intendo chissà quale concetto astruso, ma quel “relativizzare” sé stessi così caro al nostro Capitano.
Relativizzare sé stessi, sentirsi partecipe ad un Tutto che per me è Natura, e ritrovarne la “sacralità” –intesa come stupore e meraviglia- così come doveva apparire all’uomo primitivo.
Questo per me significa “risanare la frattura”.

Concludo citando Zolla :”L’alchimista stabilisce un contatto tra il suo spirito e quello dei metalli grazie all’archetipo che impronta e una parte del suo spirito e lo spirito del metallo”.





Immagine 1. raccolta della rugiada, in alto, miniatura del XVI sec.
Immagine 2.Virgo gravida, miniatura del XIII sec.

Immagini tratte da “Alchimia e iconografia”, di M.Gabriele


Un affettuoso saluto,
Maria Teresa
Captain NEMO
00domenica 21 maggio 2006 23:21
Re: In fondo a destra...o la seconda Stella a destra?

Scritto da: Domenicano bianco 21/05/2006 12.47
...Queste esperienze di altri mi sollevano tanti dolorosi interrogativi, il primo dei quali verte sull'aprire, SIN DALL'INIZIO, prima di ogni altra operazione, la Porta giusta...


Caro Domenicano dal tintinnante mazzo di chiavi,

si sentiva la sua mancanza: le citazioni che ha riportato sono davvero 'topiche' e le trovo foriere di profondissime emozioni e condivisioni. Grazie davvero. Mi piacerebbe leggere di più.

Quanto alla Porta iniziale, io non le credo: lei sa perfettamente quale sia la Porta Rossa. Come diceva qualcuno, 'partire è un po' morire'.
E lei, ...lei ha deciso di partire?

Captain NEMO

[Modificato da Captain NEMO 21/05/2006 23.31]

Domenicano bianco
00lunedì 22 maggio 2006 00:24
seconda Stella a destra, questo è il cammino...

Scritto da: Captain NEMO 21/05/2006 23.21

Quanto alla Porta iniziale, io non le credo: lei sa perfettamente quale sia la Porta Rossa. Come diceva qualcuno, 'partire è un po' morire'.
E lei, ...lei ha deciso di partire?

Captain NEMO

[Modificato da Captain NEMO 21/05/2006 23.31]




Sì, ho deciso di partire , ma ,forse , non voglio ancora veramente morire...O meglio : mi trovo più a mio agio nel Nei Dan...ma la prossima Primavera sarà del Wei Dan.....Sperando di non fare troppi Dan....

Domenicano bennato Bianco

Komosinsky
00martedì 23 maggio 2006 00:58
Re: Re: In punta di piedi
Scritto da: Captain NEMO 21/05/2006 4.43

Caro Signor Komosinsky,
benvenuto a bordo!...


Intanto la ringrazio di cuore del benvenuto,della risposta gratificante e più che mai della civiltà che esprimete in questo forum.
...discutere serenamente su Internet non sempre è cosa facile o addirittura fattibile!
Scusandomi della limitatezza che per forza avrà la mia risposta,mi piacerebbe cercare di spiegarmi meglio approfittando di qualche passaggio del suo scritto,che certo richiederebbe ben più tempo e magari un caminetto acceso.


La mia posizione personale nel merito, ma è del tutto irrilevante, mi creda, è che il nostro spaventoso antropocentrismo ci porta - come nei migliori film - ad immaginare ed a sperimentare solo scenari di 'salvezza', visto il senso di colpa e lo scempio evidente che l'uomo ha fatto di sè e di Madre Natura dalla sua comparsa inopinata sul pianeta Terra.
Ora essendo tutti noi liberi di pensare e di indagare e di distribuire le tessere del puzzle come meglio crediamo, le risposte possibili sono alcune milioni....tutte corrette dal punto di vista di chi le fornisce e di chi decide di crederci, ma quasi sempre tranquillizzanti e 'salvifiche' (e lo dico con rispetto, sia ben chiaro).


In questo caso aggiungo una posizione ancor meno rilevante,che è la mia! [SM=g27985]
Secondo me è indiscutibile che l'uomo cerchi di "tranquillizzarsi", in merito al proprio destino,tuttavia la convinzione che l'uomo sia parte del disegno di rinnovamento comune a tutto il creato,più che una umana speranza autogratificante ,dovrebbe basarsi su di una fondata analogia con l'equilibrio e la perfezione che tiene insieme l'universo,così come l'eterno rinnovarsi dei cicli vitali dovrebbe darci una certezza effettiva della possibilità di rinnovarci a ns volta,essendo partecipi del tutto.

Tuttavia qualcuno ad un certo punto della sua vita potrebbe accorgersi che c'è qualcosa che non va, che non funziona, che non torna in questi conti in cui deve entrare fede e ragione, mistica e scienza, e molto spesso credulità e faciloneria.
E quando si avverte nel proprio intimo quel senso di diffusa e fastidiosissima inadeguatezza del proprio essere di fronte al cielo ed alla terra - qualunque sia il concetto di cielo e di terra cui l'educazione e l'ambiente culturale personale ci hanno portato - si possono fare a mio avviso due cose: scrollare le spalle e tornare sui propri passi, verso terreni rassicuranti e di consuetudine, oppure abbandonare il senso comune ed avviarsi verso una porta di comunicazione nuova. Questo è un momento cruciale. Sempre.


Io non saprei se c'è una speranza di poter scegliere. Penso che ognuno nasca con una certa indole,e per la verità le confesso che spesso preferirei essere un bel sasso liscio immerso in un torrente di montagna, invece che un macchinoso organismo complesso che assedia senza pausa il suo cervello senza staccare mai la spina,alla perenne ricerca di non si sa bene cosa. Forse solo della semplice quiete del ciotolo,che si bea dello scorrergli addosso dell'acqua cristallina.


Si potrà obbiettare che chi cerca questo contatto del proprio sè con la materia e lo Spirito compie un atto arrogante, presuntuoso, inaudito, blasfemo...C'è del vero in questa affermazione. Ma - e questa è solo la mia personale opionione di quest'oggi - ci può essere dell'altro: ci può essere umiltà estrema, abbandono totale alla Provvidenza ed alla Grazia (non quelle cose ready-made delle Religioni d'oggidì), e ricerca sincera della Luce (più altre cose, molto intime). A mio avviso, come in tutte le cose umane, ci sono molti modi per conoscere ciò che si vuole conoscere: e, se vogliamo credere a quello che si legge nei sacri testi, l'Alchimia è la via Reale.

La ringrazio per questo passaggio e le spiego meglio cosa intendevo.
Nella mia domanda non c'era la preoccupazione diciamo così, di "peccare" in quanto ricercatore,perchè ritengo sia doveroso per ognuno ricercare la verità, ed in sintonia con ciò che ho scritto prima credo anche che la predisposizione a ciò sia un dono del Cielo,e per questo va onorato. Quello che mi arrovellava era l'ipotesi di un uso pratico,perchè se può essere vero che Dio ci mostri un mistero,non è automatico che ce ne autorizzi all'uso. Per Voi, cosa rappresenta il Peccato Originale,il Frutto Proibito? Ci possono essere relazioni con quanto sto scrivendo a proposito di passività ed attività? Nella storia esistono messaggi/allegorie che possano far pensare ad un divieto in tal senso?


Ciò detto, potrà forse concordare con me che le 'motivazioni e le aspettative' che possano valere in un simile gioco, debbono essere assolutamente 'principali', primeve, primordiali, dunque solidissime. Ecco il motivo delle raccomandazioni persino pedanti all'Ora et Labora....
E del resto moltissimi Filosofi ricordano che - proprio perchè si parla di Dono di Dio - colui il quale raggiungesse tale traguardo, deve fare opera di assistenza, di sollievo e di cura di chi soffre. Naturalmente io penso che lo farà in modo assolutamente discreto e secondo le proprie possibilità: lei si immagina cosa succederebbe se un malato terminale venisse intervistato su Rai1 e dicesse di essere stato guarito da un affabile e misterioso signore che dispensa gratuitamente la preziosa bevanda a chi ne voglia far richiesta?...Scherzi a parte, ritengo che l'azione a sollievo dei sofferenti sia ovviamente dovuta, ma secondo tempi, luoghi e modalità tutte personali.


Infatti ero giunto alle medesime conclusioni. Per questo trovavo un pò arduo conciliare le raccomandazioni dei Maestri e l'assoluta necessità di discrezione e buon senso.

Non dispongo ovviamente di esperienza diretta in questo senso, dunque le mie sono solo le semplici sensazioni di un cercatore e di uno studente, con valore nullo: ma ritengo che qui esista e si manifesti il bivio ineffabile, inesprimibile... restare o andare?
Se ben comprenderei chi decidesse di restare e di donarsi agli altri per il segreto sollievo delle umane sofferenze, non potrei in ogni caso giudicare male chi decidesse di aprire quella porta e di lasciare questo nostro mondo.



Caro Capitano,io penso che la vita che ci è donata debba avere il suo corso e mi parrebbe sbagliato allungarla oltre od accorciarla prima del termine naturale. Anche questo aspetto solleva in me dei dubbi di carattere pratico,perchè anche nel caso che qualcuno potesse e decidesse di vivere 300 anni,si troverebbe alfine solo,fuori dal suo tempo e vivisezionato dalla società quanto lo sarebbe se cercasse di vendere oro così puro che non esiste in natura o appunto apparisse in televisione promettendo guarigioni miracolose........
Per questo in fondo riterrei saggio limitarsi ad ambire alla conoscenza ed astenersi dall'interferire con la natura,ma chi mai può dire? Se lo potessi,penso proprio non resisterei dal guarire alcuni miei cari..........

sempre di buon cuore
Captain NEMO


E' davvero un piacere conoscerla/vi!....e perdoni il mio semianalfabetismo,degnamente accompagnato da un perseverante
stato di confusione mentale!!! [SM=g27985]

Non dia troppo peso alle eccessive mie domande,quello a cui più tengo è di essere ben accetto e di poter discorrere con questo tono su argomenti così affascinanti.

A risentirci.
Komosinsky
00martedì 23 maggio 2006 01:18
Re: Risanare la frattura...

Scritto da: donum dei 21/05/2006 14.01

Per trascendenza non intendo chissà quale concetto astruso, ma quel “relativizzare” sé stessi così caro al nostro Capitano.
Relativizzare sé stessi, sentirsi partecipe ad un Tutto che per me è Natura, e ritrovarne la “sacralità” –intesa come stupore e meraviglia- così come doveva apparire all’uomo primitivo.
Questo per me significa “risanare la frattura”.

Un affettuoso saluto,
Maria Teresa



Io credo che la verità si sia via via ammantata di un cumulo così enorme di interpretazioni e personalizzazioni nel tentativo di tramandarne il messaggio in modo "onestamente occulto" che la maniera migliore di cercarla stia proprio nel tentativo di immedesimarsi nella realtà più semplice e atavica proprio del cosiddetto uomo primitivo.
Trovo enormemente più stimolante cercare di comprendere la via di un antico sciamano che leggere decine o centinaia di testi (cosa che per altro faccio e non me ne vergogno di certo) [SM=g27985] o scivolare in tecnicismi che gli Antichi neppure immaginavano e che certo non sono necessitati loro. [SM=g27985]

Buona notte!
Captain NEMO
00mercoledì 24 maggio 2006 01:19
Re: Re: Re: In punta di piedi

Scritto da: Komosinsky 23/05/2006 0.58
...Io non saprei se c'è una speranza di poter scegliere...Quello che mi arrovellava era l'ipotesi di un uso pratico,perchè se può essere vero che Dio ci mostri un mistero,non è automatico che ce ne autorizzi all'uso. Per Voi, cosa rappresenta il Peccato Originale,il Frutto Proibito?...

...Per questo in fondo riterrei saggio limitarsi ad ambire alla conoscenza ed astenersi dall'interferire con la natura,ma chi mai può dire? Se lo potessi,penso proprio non resisterei dal guarire alcuni miei cari..........

...e perdoni il mio semianalfabetismo,degnamente accompagnato da un perseverante stato di confusione mentale!!!...


Caro Signor Komosinsky,

non si denigri troppo...il suo modo di scrivere è di porgere le sue idee è piacevole e non mi pare proprio che lei sia 'analfabeta' !

Quanto ad uno degli usi cosiddetti 'pratici' del Dono di Dio, mi permetta di farle osservare come il fatto di prestare aiuto a chi soffre sia naturale, perchè implicito nel concetto stesso di 'Charis' eventualmente ricevuta dall'alto e che - per sua stessa natura - si rivolge anche a coloro che l'Adepto vorrà scegliere. Tuttavia penso che l'uso 'caritatevole' dei benefici materiali della Pietra non sia la vera molla che spinge un cercatore a mettersi in cammino. C'è dell'altro...

Quanto alla 'speranza di scegliere': ...non ho ben compreso cosa lei voglia sottintendere, ma penso che tutti possano scegliere. Sempre. Il problema è forse di essere disposti alla scelta, di percepirla nei suoi veri connotati di bivio, di cambiamento del cammino sino allora percorso, per quanto tenue o radicale esso possa essere.
E se ci sono scelte facili e difficili nel nostro quotidiano, tanto più ci sono nella nostra vita intima, e dunque conoscitiva, e dunque pratica. Come vede, il serpente si mangia la coda! Ed accorgersi del suo morso, o forse meglio, del nostro stesso morso, costituisce già di per sè un momento di scelta.
Sa com'è, forse anche il saggio e pacifico ciottolo, potrebbe un giorno decidersi ad alzare la testa fuor dall'acqua !
Comunque sono d'accordo con lei che scegliere di occuparsi di Alchimia, richieda una buona dose di sana 'follia', tanto più che è ben attestato il vecchio adagio '...si te fata vocant!'....ciò non toglie che, se il fuoco interno avesse davvero fatto presa sulla nostra materia e sul nostro spirito, credo che difficilmente il cercatore potrà mai allontanarsi dalla sua Dama....

Quanto al Peccato Originale, al Frutto proibito et similia...questo è un terreno periglioso, perchè costituito dalle nostre personali percezioni ed intellettualizzazioni del Mito e della Religione. Lei non me ne vorrà se non condivido molto i consueti punti di vista al riguardo: mi piace leggere il Mito come una storia, fantastica, ma una storia, ma il cui significato non credo affatto sia quello proposto da autorevoli interpreti ed esegeti, siano essi Accademici, Altissimi Prelati o quant'altro.

Il Mito è fonte di saggezza, ma occorre saper bere; e la Religione è in genere una bevanda piuttosto perfida, almeno così come ci viene ammannita sin dai banchi della Scuola e servita quotidianamente nei migliori bar domenicali!
E' un pò come la 'scientificità' della Storia e dei suoi accadimenti: credo di appartenere al novero degli 'eretici felici', perchè credo che moltissime volte la Storia sia andata in modo molto diverso - potrei dire opposto - da quanto studiato...ma, badi bene, le mie sono solo le mie personali convinzioni.
Dunque io penso che la storiella di Adamo ed Eva, della Mela e del Serpente, forse - se è realmente accaduta - è accaduta proprio in altro modo. Ed il suo significato è molto istruttivo. Molto. Ma questo sarebbe un dibattito eterno, perchè senza prove oggettive da una parte e dall'altra, che troppo lontano da Dama Alchimia ci porterebbe...

Quanto all'allungare la vita, ancora una volta le segnalo che questo è uno specchietto messo lì a bella posta. Lei pensa davvero che Filalete o Fulcanelli abbiano iniziato a studiare l'Arte, a trafficare con carboni e crogioli, e migliaia di tentativi per vivere qualche centinaio d'anni in più?...anche qui, c'è dell'altro. E ben più grande di una manciata di tempo in più...

Comunque, visto che debbo fare il moderatore, mi taccio e torno all'Alchimia, oggetto della nostra Discussione su questo Forum: posso chiederle perchè si interessa d'Alchimia?...come è cominciata questa sua riflessione sull'Arte?

Le riporto un brano di un'opera cui sono molto affezionato:


La Pazienza è la scala dei Filosofi, e l'Umiltà la porta del loro Giardino...Ogni cercatore di qualunque Arte deve essere Teorico prima di mettere mano alla Pratica; poichè chi non comprende in pieno ciò che cerca, potrà venirne a capo molto difficilmente, come accade a tanti dei lavoranti inetti, che sono semplici sofisti, che perdono il loro tempo ed i loro beni, senza nulla trovare di quel che cercano; ma al contrario colui che cammina in un luogo che conosce, quand'anche possa deviare dal cammino, arriverà per questo, presto o tardi, al luogo desiderato...

La Clef du Secret des Secrets, Nicolas Valois, 1445

sempre di buon cuore

Captain NEMO
Komosinsky
00mercoledì 24 maggio 2006 13:31
Caro Capitano.

Io penso che ogni cosmogonia,religione e mitologia non faccia che parlare della medesima cosa,e quindi sono convinto che ogni testo mitologico sia estremamente attinente alla filosofia naturale,per non dire che "è" esattamente quella cosa.
Proprio in virtù del "cosa ci faccio a questo mondo?" io mi trovo spinto da sempre a cercare un qualcosa che metta d'accordo mito e scienza moderna, naturale e sovrannaturale.
La filosofia naturale mi ha colpito proprio per la sua visione omnicomprensiva e la sua capacità di dare un senso al tutto.
Penso che i Testi alchemici non differiscano per nulla dal mito cinese di Panku che dorme nel suo uovo,dal Mot fenicio col suo fango primordiale,o dalle acque del caos sovrastate dal buio e dal silenzio della visione Egizia,dal combattimento di Marduk con Tiamat, dal bisogno di Eurìnome di dividere il Cielo dal ma­re fino a creare un vortice intorno al proprio corpo,così come dalla storia stessa di Gesù e della Genesi.
Mi rendo conto di complicarmi la vita,tuttavia,come volevo affermare nel post precedente,non credo di poter essere diverso da come sono e quindi non posso frenarmi dal cercare una visione il più universale possibile che possa conciliare anche ciò che appare inconciliabile. Mi riferivo al mio semianalfabetismo ed alla mia confusione mentale non per falsa modestia,bensì per la consapevolezza che i miei studi scolastici sono durati ben poco e quindi ciò che conosco è frutto dell'essere autodidatta,condizione che se per un verso può donarci la libertà di studiare liberamente ciò che riteniamo opportuno saltando di palo in frasca,comporta anche inevitabilmente il rischio di crearsi una certa confusione intellettuale che,del resto,finchè non provoca angoscia ma regala una divertita ed ammirata curiosità a 360° è sempre bene accetta. In fondo, dalla confusione,tutti ci insegnano che prima o poi debba scaturire un ordine superiore, quindi sono convinto che un Filo di Arianna esista per le discipline specifiche come per tutto l'universo.

Cordialmente [SM=g27985]
Captain NEMO
00giovedì 25 maggio 2006 01:17
Ars Gratia Artis...
Caro Signor Komosinsky,

concordo appieno con lei...!

Tuttavia resto curioso: cosa pensa che sia l'Alchimia?

Captain NEMO
Komosinsky
00giovedì 25 maggio 2006 17:57
Eh,non è una domanda così semplice.
Se volessi esser coerente con quanto scritto in precedenza potrei risponderle " il tutto",ma forse apparirebbe confuso e sbrigativo.
Potrei definirla un processo di chimica celeste come una chimera che ha precipitato nella sventura migliaia di seguaci mal motivati,o l'espressione tangibile e visibile del processo di continuità della vita,potrei definirla l'occulto e supremo mezzo di conforto che ci è stato donato per alleviare il passaggio per queste lande,o anche un mito fantasioso e consolatorio,addirittura un mezzo per acquisire potere sugli altri,per assurdo potrebbe anche essere un indebito "sequestro di spirito universale" o una intelligente occupazione per quando andrò in pensione [SM=g27985] eheh ,insomma,una infinità di cose.

Personalmente ed in questo momento,penso che sia un inizio di aquiscienza del mio spirito inquieto assai,proprio perchè risposta o suggestione impagabile alla solita e ricorrente domanda : "che senso ha vivere?".
Non c'è tesoro che desideri più appassionatamente.
Dico "in questo momento" in quanto è da poco tempo che mi sono appassionato alla filosofia naturale,ragion per cui non posso escludere che un giorno l'abbandonerò del tutto,o che mi sarà compagna insostituibile sin che sarò a questo mondo.

Diciamo che per me l'Alchimia è un palchetto privilegiato sul grandioso spettacolo del Creato.
Tanto più è privilegiato,tanto più richiede di esserne degni e di assumersi grandi responsabilità,e questo mi sta bene. [SM=g28002]

Non so se intendesse stimolare una risposta più tecnica e nello specifico, quindi spero che le siano gradite anche queste considerazioni di respiro più generale.

Sempre debitore di queste belle chiaccherate,la saluto cordialmente.
Captain NEMO
00giovedì 25 maggio 2006 18:14
Re:
Caro Signor Komosinsky,


Diciamo che per me l'Alchimia è un palchetto privilegiato sul grandioso spettacolo del Creato.


...le dirò che questa sua definizione della Gran Dama è molto bella, davvero, piena di cuore e di buon senso!
...e le sue considerazioni sono sempre ben gradite.

Captain NEMO
Komosinsky
00giovedì 25 maggio 2006 22:04
Eh eh [SM=g27985] Lei non ha idea del piacere che mi regala.

Tra le varie "scorribande" in questo mondo,ho girovagato e discusso abbastanza a lungo anche in Rete,e le assicuro che non ho mai sperimentato modo più efficace per prendere un così gran numero di pesci in faccia,e tra l'altro neppure un bel maccarello (come diceva Fulcanelli,se non toppo la citazione [SM=g27985])

Quindi,sarò ripetitivo,ma sono molto contento di aver scoperto
questo vostro angolino discreto,sereno,profondo e piacevole ed ancor più per la buona accoglienza. (cribbio,litigano tutti per un nonnulla,a questo mondo!!! [SM=g27994] [SM=g27985] ).

Salutoni!

(vorrei tanto leggermi tutti i thread,ma il tempo è sempre poco,tuttavia se non disturba nessuno l'eventuale riproporsi di vecchi post,se capita,ne riporto alla ribalta qualcuno.
Ho dato un occhiata anche alla sezione Mito e Simbolo e trovo un argomento più interessante dell'altro. Sbirciando ho anche letto del nuovo incarico di Nocchiero,e quindi mi unisco alle felicitazioni ed ai complimenti ben meritati a Maria Teresa. [SM=g27985]
(simplicio)
00giovedì 1 giugno 2006 16:44
grazie
ringrazio il capitano e tutti per le loro delucidazioni.
Una piccola riflessione:
Se davvero il lavoro dell'alchimista è una purificazione dell'anima molto più efficace di quella psicanalitica perchè "per ignem" ovvero pratica, allora c'è una corrispondenza tra materia e anima.
O meglio, anima e materia sono la stessa cosa.
Allora, un unica realtà stà dietro sia alla coscienza che al "mondo".
Quindi le stesse leggi, che sono leggi simboliche.
Infine: si può essere alchimisti anche nel farsi la birra a casa, almeno come esercizio preparatorio, no?
Domenicano bianco
00venerdì 2 giugno 2006 03:22
oro , incenso e birra

Scritto da: (simplicio) 01/06/2006 16.44

Infine: si può essere alchimisti anche nel farsi la birra a casa, almeno come esercizio preparatorio, no?



Esiste un testo che parla proprio di questo : i procedimenti per fabbricare la birra vengono utilizzati per esplicare ( si fa per dire ) i principi e le operazioni filosofali. Si intitola " La Polvere Astrale ", ed è un testo Rosacrociano del XVIII secolo , inedito in italiano .

D.B.

[Modificato da Domenicano bianco 02/06/2006 3.23]

(simplicio)
00venerdì 2 giugno 2006 12:00
molto interessante
davvero molto interessante quello che mi dite, caro Domenicano.
Sapete indicarmi come posso procurarmi il testo suddetto?

PS è molto divertente spiegare ad amici che esiste un legame tra la metafisica e la produzione di buona birra.
Komosinsky
00venerdì 2 giugno 2006 13:01
Intanto,con gli amici, può rivendicare dei colleghi hobbisti autorevoli ed antichi,in quanto questo testo appartiene alla biblioteca di Assurbanipal :

«Quando disporrai il piano di un forno per minerali (kubu), tu cercherai un giorno favorevole in un mese favorevole, e allora disporrai il piano del forno. Dopo che il forno è stato orientato e tu ti sei messo all'opera, poni gli embrioni divini nella cappa del forno: un altro, un estraneo non deve entrare, ne alcuno impuro deve camminare davanti a loro: tu devi offrire le libagioni dovute davanti a loro: il giorno in cui depositerai il 'minerale' nel forno, tu farai un sacrificio davanti all'embrione; tu poserai un incensiere con incenso di pino; tu verserai della birra 'kurunno' davanti a loro. Tu accenderai un fuoco sotto il forno e depositerai il 'minerale 'nel forno. Gli uomini che condurrai per aver cura del forno si devono purificare e (dopo) tu li stabilirai per aver cura del forno. La legna che tu brucerai sotto il forno sarà dello storace (sarbatu), spesso, in grossi ceppi, senza scorza, che non sono stati esposti in fascine, ma conservati sotto una coperta di pelle, tagliati nel mese di Ah. Questa legna sarà messa nel tuo forno».


Poi c'è questo scritto di Basilio Valentino,che capita,direi,a fagiolo:

"Quando qualcuno vuol fare da orzo o frumento della birra egli deve osservare la Perfezione dei gradi della natura. Dapprima il cereale deve essere posto a macerazione in luogo chiuso, al buio, per il tempo necessario affinché possa venire aperto. Ciò non è altro che la "Putrefazione".(profano nel Gabinetto di Riflessione).
Eseguita questa chiave si toglie l'acqua di macerazione e l'orzo viene ammucchiato e lo si lascia in un posto protetto il tempo necessario finchè esso da se stesso si infiamma a causa del proprio calore interiore e comincia a germogliare. Questa è la "Digestione" (Apprendista).
Il cereale così preparato viene spezzettato ed essiccato all'aria oppure con il calore di fuoco. Questa è la "Coagulazione".
L'orzo così essiccato viene macinato abbastanza fine, ciò che corrisponde alla "Calcinazione" vegetale. E' solo dopo questi preparativi che può avvenire la cottura nell'Athanòr, con la quale dal frutto viene estratto con il fuoco il nobile spitiro che si combina con l'acqua di cottura alla base della Fornace, formando in tal modo la Birra (Compagno d'Arte).
Questa è la "Distillazione" nella sua forma più grande. Il luppolo che viene aggiunto alla birra, è il suo "Sale Vegetabile" e serve da preservatore affinché la Birra sia protetta da altri nemici e si conservi fino alla nuova "Putrefazione" (leggenda di Hiram).
Quando tutti questi preparativi sono stati eseguiti, con la "Chiarificazione" avviene una nuova separazione col mettere nella Birra appena cotta un po' di lievito che procura alla Birra una infiammazione "Interiore" così che essa comincia a fermentare. La Birra ottiene così il potere di penetrare e di poter svolgere il suo compito predestinato; ciò che lo spirito agente della Birra prima di questa separazione non poteva fare a causa delle impunità che disturbavano ed impedivano il suo operato. (Grado di Maestro).]


Attendiamo almeno uno spumeggiante boccale a testa,per la collaborazione!

Ciao




[Modificato da Komosinsky 02/06/2006 14.01]

Domenicano bianco
00venerdì 2 giugno 2006 14:35
Re: molto interessante

Scritto da: (simplicio) 02/06/2006 12.00
davvero molto interessante quello che mi dite, caro Domenicano.
Sapete indicarmi come posso procurarmi il testo suddetto?




Francamente non saprei. Me lo procurò una persona appassionata di queste tematiche, che, avendolo trovato in qualche archivio o in qualche biblioteca tedesca , l'ha fatto tradurre dal gotico tedesco in italiano ( oppure ne ha acquistato la traduzione, ora non ricordo...). Posseggo la fotocopia dell'originale tedesco e la sua traduzione italiana. L'autore sembrerebbe un certo L.S. Damerion. Il sottotitolo dell'opera recita : "Da trasmettere al venerabilissimo confratello Carl Hubert Lobreich Von Plumenoek ", epoca 1700...La scuola, comunque , è rosacrociana.

D.B.

[Modificato da Domenicano bianco 02/06/2006 14.37]



P.S. Non escludo che prima o poi venga pubblicato anche in italiano.

[Modificato da Domenicano bianco 02/06/2006 14.40]

Komosinsky
00venerdì 2 giugno 2006 20:33
Ringrazio Simplicio per l'offerta e saluto cordialmente Domenicano Bianco ed i suoi interventi interessanti! [SM=g27985]


Domenicano bianco
00sabato 3 giugno 2006 01:17
Re:

Scritto da: Komosinsky 02/06/2006 20.33
Ringrazio Simplicio per l'offerta e saluto cordialmente Domenicano Bianco ed i suoi interventi interessanti! [SM=g27985]





Ricambio cordialmente il saluto...

D.B.

Captain NEMO
00sabato 3 giugno 2006 03:11
Re: ...c'è birra e birra !!

Scritto da: Komosinsky 02/06/2006 13.01
...Poi c'è questo scritto di Basilio Valentino,che capita,direi,a fagiolo...


Caro Signor Komosinsky,

la passione del Signor Simplicio per la preparazione della birra fai-da-te ha tutte le ragioni, anche se mi pare di intravedere che oltre al nobile spirito conviviale, si cerchi la 'sponda' con un 'modello' filosofico/operativo che è piuttosto congeniale al sincero indagatore di Natura!...

Dunque ben fa a cimentarsi nell'arte il novello birraio, e ancor meglio fa lei a rispondere citando il sornione monaco tedesco: tuttavia credo - e non me ne voglia, la prego, se lo sottolineo - che il passo da lei riportato sia un po' 'povero' di perle...!

Non so dove abbia preso questa traduzione poco vera ed incompleta, che mi pare un po' rivestita per un possibile uso tutto massonico (forse!), ma molto lontano dalla bisogna; allo scopo di favorire meglio la produzione della birra del Signor Simplicio, cercherò di dare una mia rapida traduzione un pochino più vicina....allo Spirito delle cose!
Eccola qui:


...Per esempio, dico allo stesso modo che quando un birraio vuole fare della birra con dell'orzo, del frumento o un altro cereale, è necessario passare per tutti i gradi della preparazione per essere in grado di trarre tutte le virtù del cereale per trasferirle alla bevanda. In primo luogo, è necessario mettere l'orzo in acqua per farlo ammorbidire e questo non è altro che la putrefazione. In seguito, lo si tira fuori dall' acqua e lo si lascia sgocciolare; lo si ammucchia fino a che si riscalda e cominci a germogliare a causa del calore: ecco un processo di digestione. Poi si spande il l mucchio di orzo, di grano o altro, lo si fa essiccare all'aria o al fuoco, ed ecco la riverberazione o la coagulazione. Così, si macina il grano che sia sufficientemente asciutto, che non è altro che la calcinazione. Di modo che il birraio sottopone a tutti questi gradi di preparazione la materia da cui desidera estrarre l'essenza allo scopo di fare la birra e fa bollire il tutto nell'acqua; e questo può essere considerato grosso modo una distillazione. Il luppolo che viene aggiunto alla cottura è il sale vegetale ed un preservante per conservare la birra a lungo nel suo stato e per impedire una nuova putrefazione. Gli spagnoli e gli italiani non sapevano assolutamente come fare la birra. Parimenti nell'alta Germania, la mia patria, pochissimi conoscevano questo mestiere. Dopo che la birra è fatta, la si lascia schiumare e depositare, e si compie, attraverso la chiarificazione, una nuova separazione delle cose impure da quelle pure, che avviene tramite il movimento naturale degli spiriti agitati che separano le scorie dal corpo e portano verso l'esterno la schiuma o il lievito, prima della qual cosa la birra non è buona da bere e non si può trarne beneficio perché gli spiriti sono mescolati con la feccia che impedisce il loro operare.
La stessa cosa si osserva nel vino, che , fino a quando è torbido, immaturo e non chiarficato, non produce gli effetti tipici della sua natura. Nè il vino nè la birra prima della chiarificazione danno uno spirito distillato così perfetto.
Oltre a tutte queste preparazioni, si può compiere una nuova separazione tramite una sublimazione vegetale, cioè separando gli spiriti del vino e della birra e, tramite la distillazione, farne una nuova bevanda come l'acqua-di-vita, come si può anche fare dalle scorie restanti di entrambi. Così facendo, si separano gli spiriti operanti dai loro corpi per mezzo del fuoco. E gli spiriti lasciano la loro dimora, che prima avevano in questi corpi, i quali erano fino ad allora ancora in vita; ma dopo una tale separazione, non sono nient'altro che dei corpi morti e senz'anima. L'esaltazione di questi spiriti si fa attraverso la rettificazione dell'acqua-di-vita, che viene distillata fino a che non sia pura e chiara, senza alcun flegma o acquosità; una pinta della quale ha più forza e più attività che venti altre che non siano state rettificate, perché essa penetra assai presto e opera molto rapidamente...

Basilio Valentino - Il Cocchio Trionfale dell'Antimonio -Leipzig, 1604 - Traduzione italiana per le Ed. Mediterranee. (Il brano in questione è inoltre presente nel volume 'Il Laboratorio Alchemico', Ed. Mediterranee, a cura del traduttore)

Al novello birraio importerà molto la relazione tra gli spiriti operanti e le scorie, e - soprattutto - le origini dell'acquavite!

Certo non sarà la mia una traduzione perfetta del brano di Basilio, ma ritengo che se uno vuol fare la birra deve poter disporre di un testo quanto meno poco manipolato!

Sa com'è, caro Signor Komosinsky...noi scozzesi proprio adoriamo la buona birra!

sempre di buon cuore

Captain NEMO
__________________________________________________________________________________________________________________________________
PS: ...al birraio e agli altri cercatori sarà utile anche il capoverso di Basilio che segue immediatamente quello sopra riportato:

Considerate dunque se volete apprendere qualcosa nei miei scritti ed ottenere le ricchezze ed i veri medicamenti dell'antimonio, ed in tal caso applicatevi a ben osservare il mio pensiero suddetto, poichè non c'è una lettera in questo esempio che sia superflua e che non abbia qualche significato particolare per il vostro apprendimento. E troverete numerose parole ripetute che sembreranno delle ripetizioni superflue, le quali dovrete rimarcare ed apprendere. Poichè in esse è nascosto il principale fondamento dell'Arte...

...O no??

[Modificato da Captain NEMO 03/06/2006 3.37]

Komosinsky
00sabato 3 giugno 2006 10:21
Non solo non glie ne voglio,ma le sono grato.
Ricordavo che qualcuno ne avesse scritto,e per la verità pensavo fosse opera del Cosmopolita o di Zachaire.
Ho fatto una ricerca veloce con google ed ho trovato quella "interpretazione".
In effetti i presunti gradi attribuiti alle varie operazioni non me li ricordavo nello scritto originale ed in verità anch'io li ho trovati delle aggiunte superflue e fuori luogo. [SM=g27985]

Se può rallegrarvi,per qualche anno ho prodotto una rudimentale,ma sanissima Bonarda.....('na fatica,però!!! )


[Modificato da Komosinsky 03/06/2006 10.21]

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