ahi ahi ahi
Ragazzi, il problema è lo stesso, tanto da farci sentire scemi, a noi vecchi (magari lo siamo, ma felici). Quando si parla di giocare a football, di che si parla? Io, ultimamente, diciamo negli ultimi dieci, quindici anni, di football giocato ne ho visto ben poco, a qualsiasi livello e specialmente tra i più giovani.
Il solito jurassico spaccapalle?! Verissimo. Come è vero che fino alla metà degli anni '80 allenarsi, anche e soprattutto per i giovani, voleva dire avere dei maestri veri, in campo e sulle sideline, maestri prima di tutto di vita, di mentalità sportiva. Voleva dire venire in cento ai campi pratica dei Rhinos e sentirsi dire di no in 96 (1983). Voleva quindi dire sbattersi per trovare un altro team, magari spacciandosi per ex Rhinos. Se poi proprio non si trovava niente, allora si metteva su una squadra. Sempre se si aveva abbastanza decisione per riuscirci. Non soldi, badate bene, decisione. Ovvero se si era già, a prescindere dal livello, decisi abbastanza da essere un giocatore di football.
Qui sta gran parte del punto. Non sto a menarmela e menarvela sulle mostruose lacune tecniche che si vedono in giro (preservate da quelle di moltissimi ex qualcosa), ma vorrei attirare la vostra attenzione sulla mentalità di tutti o quasi nell'ambiente, almeno per quel che si legge o si vede. Talvolta grande, quasi eroico impegno: quasi sempre un piagnucolamento di fondo da far paura.
Ci si lamenta perchè non ci sono sponsor. Scusate, ma per quale motivo dovrebbero darci i soldi? Quanti atleti abbiamo degni di questo nome? Quanti contatti porta una nostra partita?
Ci si lamenta perchè ci sono troppi americani, o troppo pochi. Ma quanto portano, gli americani? Non mi sembra che le foto degli spalti dei pur bravi Lions faccianopensare a riunioni oceaniche.
Ci si lamenta perchè non c'è pubblico. Ma che cosa diavolo dovrebbe venire a vedere, il pubblico?
Ci si lamenta perchè le squadre si fondono, o perchè non si fondono? Ma chi sono, queste squadre? Da vecchietti, continuiamo a vedere in giro le stesse facce, sempre di meno, di quelli che erano bravi e di quelli che non lo erano, di quelli che facevano e di quelli che non facevano. I discorsi, pure, sono sempre gli stessi.
Ci si lamenta del livello degli arbitraggi. Ma quanti giocatori hanno mai parlato con un arbitro che abbia spiegato loro quali sono queste famigerate regole?
Ci si lamenta della nazionale che c'è o che non c'è, dell'impegno federale che c'è o che non c'è... Ma qualcuno ha mai provato a dare un'occhiata ai supporti tecnici per gli allenatori? Se non sei un funzionario di ministero o comunque statale (i partiti nonc i sono più sul serio) poco puoi capire...
Il football non è per tutti. E' uno sport che può attirare tutti, ma non è e non è mai stato per tutti. O pochi, beati pochi, questa è la chiave. Tutti possono provare, pochi riuscire. Questa è la chiave per attirare i tanti. Offrire loro un sogno che può diventare realtà solo per pochi, ma rimanere un magnifico sogno per tutti. C'è un posto per tutti quelli che si avvicinano, dal campo agli spalti. Ma dobbiamo dare a ognuno la speranza che ciò che non può diventare sia comunque.
Questa era la mentalità in campo, in tribuna, in edicola, nelle scuole. One more rep. Ancora una ripetizione, quando hai la lingua fuori: e se non ce la fai tu, ci sarà un altro pronto a farcela. Oggi, dove sono questi signori?
Ci sono, ci sono, ma trovano risposte dove vanno a porre una domanda fondamentale: qui fate sul serio, o no?
Questa è la domanda che tutti, nel football attuale, dovrebbero porsi. Si fa sul serio, o no?
Un abbraccio a tutti quelli che sanno che cosa rispodnere, quale che sia la risposta.
A color che stan sospesi, invece, l'indifferenza.