La contemplazione del Fuoco o della brace ardente è una delle tecniche divinatorie più antiche e basata su un rapporto continuo e diretto con l’elemento che sarebbe bene riprendere prima di cimentarsi in tali divinazioni. Sicuramente chi lavora con Esso magicamente e predilige la magia delle candele o quella delle fiamme sarà maggiormente in sintonia e più facilitato.
La sacralità di questi elementi (cristalli, fuoco, acqua, nuvole o uccelli) è spesso sentita anche da chi non ha coscienza della pratica che compie, tanto che molti veggenti portano un dono agli elementi (olii, incensi, legni particolari o resine ad esempio). La dualità degli Elementi è chiara anche a chi non viene accettato da Essi, le forze benefiche e distruttive che li compongono sono conosciute da sempre. Valutatelo quando chiedete ad uno spirito elementare di rispondervi, soprattutto con il Fuoco. Sempre opportuno indire un rito prima della pratica divinatoria, che sia breve ma sufficiente ad armonizzarci con tale Elemento.
Appare superfluo specificare che il fuoco divinatorio dev’essere accesso dal veggente e non da altri, l’unicità del rapporto fra chi chiede e chi risponde è assoluta con ogni mezzo e soprattutto con quelli sacri. La quantità di legna e la sua disposizione, quanto la sua distribuzione durante la pratica, è frutto di esperienza individuale, chiaro che è opportuno accatastare quanta ne serve per nutrire il fuoco vicino ad esso onde evitare di muoversi oltre le distanze decise. A questo punto è bene concentrarsi sul problema e trovare il modo, individuale, di comunicare la domanda all’oracolo naturale ed entrare in trance.
La contemplazione della brace permette anche l’uso del metodo eidetico.