Caleidoscopio e Fuoco Segreto
Nivei Dominicani
Salus et Prosperitas!
Voi chiedete numi su un testo assai particolare, forse il più particolare tra quelli apparsi dopo il “Typus Mundi”, pubblicato ad Anversa nel 1652 a privilegio dei Superiori della Compagnia di Gesù [vedasi la prefazione di Canseliet alla seconda edizione delle Dimore Filosofali].
Sono personalmente convinto del fatto che il commento e le note di Lucarelli abbiano espresso, in ordine al testo ed al suo contenuto, tutto quanto è possibile esprimere in questa sede. Ripenso al momento in cui se ne trattò, alle cose che furono dette, e confesso di provare una sorta di malinconia: mi accade sempre quando mi par di notare, pur nella modestia della mia capacità di intelligere, che alcuni frammenti di Verità possano essere additati senza che ciò susciti particolari reazioni. Anche Eugéne Canseliet parlò spesso della rinascita di un certo fervido interesse per l'Alchimia, ma sono certo che non sottovalutasse il problema delle differenziazione di percorsi (qualcuno dice livelli) cui accenna Lucarelli quando parla di “Albero della Conoscenza” e “Albero della Vita” ovvero di “Al-kimya” e “Al-sana’a”, e credo che le parole dell'ultimo sottolineassero una preoccupazione già viva nel primo.
Per chiarire questo concetto, senza infrangere il limite segnalatoci, mi permetto di citare la Herlanger, traducendo la sua descrizione della casa di Grazia:
“Un Oasi! Come nel Deserto! In piena Parigi! Ed è il vestibolo di Grazia. Pochi Amici visitano l’intera casa, alta e vasta oltre l’antica facciata. È necessario un permesso speciale, raramente accordato. Si dice che oltre l’Oasi nella quale siamo appena entrati, c’è – passate le vetrate cobalto vicino alle Palme – una scala di puro cristallo, levigato, scivoloso. Conduce ad una rotonda bellissima – pareti e pavimento di lapislazzuli – la cui cupola è intagliata in un solo zaffiro. La, tre Veli sovrapposti. Alti. Strascicati sulle lastre del pavimento: Velo di Bigello; Velo d’Argento (di tela d’argento); Velo d’Oro (lunghi fili d’oro fino), e La Sala del Tesoro. All’interno, dei cespugli soavi di immarcescibili Rose umide di Rugiada, che Diamanti e che Perle! Dei ferventi hanno salito i gradini di cristallo, degli invitati di buon lignaggio hanno levato il Velo di Bigello, alcuni, di alto paraggio hanno dischiuso il Velo d’Argento. Il Velo d’Oro è segretissimo e, nella Sala del Tesoro, si sono introdotti solo dei Semplici. A costoro, Grazia parla a viso scoperto. Innanzi agli altri, per quanto implorino, sempre il suo velo misterioso. Per raggiungere il Tesoro, i Semplici sono dispensati dal posare i loro piedi sul Cammino: una Aspirazione, che li eleva, li trasporta d’improvviso nella Sala Sublime. Grazia li mette a parte dei suoi Arcani e rivela loro il Nome di suo Padre. Quando i Semplici escono da questo incontro miracoloso sono talmente risplendenti che si dura fatica a riconoscerli. Le persone che li conoscono da più tempo ne restano stupefatti. Loro, ormai Intelligenti, sentono che nulla è più loro impossibile, poiché nulla è più loro nascosto a causa di questa immensa Luce sul loro viso. Ecco, tra altre cose meravigliose, quello che i Meglio-Informati raccontano di questa casa di Grazia.”
Comprendo che qualcuno possa sorprendersi – forse fino al sorriso – del fatto che si convenga sull'esistenza di un limite - di un segreto - quando non pare essere in gioco nessuna di quelle indicazioni tecniche o di laboratorio, discutendo delle quali – così tanto, e spesso in modo così inutilmente dettagliato – si cerca di scovare l'indicazione puntuale e la chiave maggiore dell'Arcano. Le indicazioni di Lucarelli sono tuttavia puntuali, inequivocabili e – more solito – caritatevoli. Vorrei rileggerle con voi:
“Mi permetto di aggiungere qualche nota sul libro della Hillel-Erlanger. Non vi si cerchino segreti operativi sull’opera. Il libro è dedicato a un arcano ben diverso, così terribile che non è permesso nemmeno dirne l’argomento. [...] Joze [...] deve scegliere tra Vera e Grazia, tra l’albero della conoscenza e l’albero della vita, come tutti coloro che seguono questa via sono costretti a fare, in modo più o meno consapevole. Sceglierà tragicamente il primo, come fanno quasi tutti. [...] In terra di Islam si distingue molto bene tra al-kimya e al-sana’a, tra l’essoterico dell’alchimia, potremmo dire, e l’esoterico, tra alchimia e arte sacerdotale, o ieratica, come qualcuno traduce. E i dotti Kabbalisti della Montesion, compreso il nostro saggio webmaster, potrebbero dirci molte cose sui due alberi, che crescono nella stessa terra, e sono così affini e diversi.”
A queste note, poiché mi chiamate in causa, mi permetto di aggiungere una ulteriore citazione:
“Tra i libri sacri dell'Antico Testamento, lo SHIRHA-SHIRIM o Cantico dei Cantici di Shlomoh, fglio di David, è il più sacro. Gli ebrei ortodossi hanno, del resto con giusta ragione, una così grande venerazione per questa parte della Bibbia, da essi denominata Qadosh ha-Qadoshim o Santo dei Santi, che ne interdicono la lettura alle persone più giovani di 30 anni. Questo rispetto, lo dichiariamo qui, non è inutile, poiché questo libro racchiude, sigillato sotto un quadruplice velo, i misteri più importanti. È per eccellenza il libro dei Rapporti d'Amore e colui che legge un versetto del Cantico dei Cantici e lo considera come un canto (erotico) reca la sciagura al mondo. Questo è ilo decreto immutabile che assegna agli imprudenti il vecchio libro del Talmud nel trattato del Sanhedrin...” [Dall'introduzione di March Haven al Commentario sul Cantico dei Cantici di Rabbi Issa'char Baer]
Pace e Prosperità
Yi Pai