RUSTABAN ALWAID detto MIRYDDIN

Ambrosya0
00venerdì 29 maggio 2009 13:17


Karma: 100
Salute: 400
Mente: 400
Forza: 400

Razza: Mezzelfo
Sesso: Maschio
ALLINEAMENTO: Neutrale Puro (N/N)
ETÀ: 128 anni )corrispondenti a 32,5 anni umani

CAPACITÀ

Metri percorribili in un round: 5
Resistenza magica: n/n
Infravisione: +1
Sensi sviluppati: udito
Bonus taglia: 0
Capacità singolari: resistenza al sonno/charme +1


RESISTENZA AL SONNO/CHARME: Questa dote peculiare della razza elfica e dei mezz’elfi, aumenta in maniera considerevole la resistenza agli effetti di sonno / charme (sia naturale che magico). Dovuta alla peculiarità del sangue elfico, essa permette di mantenere la mente libera dall’ottenebramento dovuto alla stanchezza o all’uso di poteri arcani.
LIVELLO 1 mente giovane, ma sangue comunque potente: 60% di possibilità di resistere ad affetti di charme, immunità al sonno (sia naturale che magico)

SKILLS

Skill fisiche di base: forza 0 resistenza 0 agilità +1


SKILLS DEL PANIERE COMUNE:

affinità naturali LIV. 1
conoscenze storiche (come i bardi) LIV. 1

Breve descrizione fisica: alto circa 170 centimetri, ha un fisico longilineo abbastanza scolpito pesa circa 65 kg, i suoi capelli, morbidi ed ondulati, sono castano chiaro, gli occhi verdi sono di solito adombrati dal cappuccio dello scuro mantello in cui sovente si ammanta.

Breve descrizione del carattere: non troppo espansivo con chi non conosce, di solito non si fa problemi con gli amici; non ama parlare di sé e preferisce ascoltare gli altri. Non lega facilmente a causa della sua natura; di solito cerca di dimostrare il proprio valore, cimentandosi in tutti i campi, per poter fare amicizia. È solitamente ben disposto ad aiutare gli altri, se lo ritiene giusto, anche se questo può portargli guai; preferisce l'astuzia alla forza bruta e l'agilità alle armi pesanti. Ama la natura e le foreste perché gli ricordano dove è cresciuto.

Razza del padre: umano
Razza della madre: elfa silvana


BG:
Dewi era un uomo giovane e forte, alto e bello. Aveva lunghi capelli castani, lisci che gli ornavano il viso, spesso raccolti. Era un ramingo. Vagava. Combatteva valorosamente solamente se ne aveva bisogno per sopravvivere. Aveva 30 anni quando giunse in quella foresta chiamata, da chi la conosceva Dwimordene (il bosco stregato), così chiamata perché chiunque vi passasse, anche per brevi periodi, la sentiva pervasa delle strane presenze, ma non riusciva a scorgere chi lo stava guardando, si udivano strani rumori senza individuarne la causa. Dewi aveva pensato di tagliare per la foresta per giungere più in fretta al paese in cui si festeggiava il raccolto con mangiate, canti e danze. Quando Dewi sentì giungere delle risate al suo orecchio, si incuriosì talmente che decise di restare lì fin quando non avesse scoperto a chi, o cosa, appartenessero. Dewi si aqquartierò sulla riva di un placido ruscello che gorgogliava allegro e lì visse qualche tempo in comunione con la natura. La notte seguì le strane risate e riuscì a scoprire una comunità di una razza a lui sconosciuta: erano gli elfi, silvani per la precisione ed erano affascinati da lui, quanto lui da loro.
Isil era un’elfa silvana, prendeva il suo nome dall’astro che illumina la notte oscurando le stelle, proprio come la sua bellezza. Era cresciuta in una comunità di elfi silvani in una foresta da questi ultimi chiamata Ethuil, Primavera, a causa di una grande quantità di arbusti sempreverdi presenti in essa. Isil non partecipava al maggior divertimento della comunità: prendere in giro gli umani che passavano in prossimità della foresta spaventandoli. L’elfa amava maggiormente osservare la natura e cercare un contatto con essa; questo finché, un giorno, mentre era seduta su un ramo, vide un uomo, intento a cuocersi il pranzo. Egli la incuriosì ed affascinò; era più alto dell’elfo più alto che avesse mai visto, eppure somigliava molto a quelli della sua razza, era solo meno aggraziato, ma questo lo rendeva, agli occhi di Isil, solo più affascinante. Cominciò a seguirlo andando insieme ai fratelli che cercavano di spaventarlo senza partecipare però a tali giochi; la ferma intenzione dell’uomo a scoprire la sua razza lentamente la stava conquistando. La comunità di Elfi era pacifica e faceva riferimento ad un elfa, la più anziana e saggia del gruppo. Isil, in breve tempo, convinse la capoclan a darle il permesso di mostrarsi all’intruso, con la scusa di volerlo convincere ad andarsene. Durante una festa della comunità elfica, Dewi sbucò dalla foresta e cominciò a conoscere gli elfi. Fu così che i due giovani si conobbero. In seguito l’amore cominciò a germogliare. Dewi decise di restare nella comunità e, in breve, riuscì a farsi amici gli elfi narrando e cantando le sue avventure passate.
Nella primavera dell’anno successivo, nacqui io, avevo i capelli di mia madre e gli occhi di mio padre, ma crescevo troppo in fretta per un elfo ed ero nato troppo presto per un umano, gli altri elfi mi guardavano con freddezza. A 15 anni avevo una voglia inarrestabile di dimostrare il mio valore agli altri, mi cimentavo in tutto e cercavo di aiutare chiunque a volte combinando anche guai. Non senza difficoltà, riuscii a guadagnarmi l’affetto di molti degli elfi della comunità. Quando avevo 20 anni, mio padre mi costruì un bel bastone da combattimento in legno di biancospino e mi insegnò a combattere, non per offendere ma per difendere me, i miei cari e ciò in cui credo. Fui molto fortunato ad allenarmi con lui come maestro. Ricordo ancor come fosse ieri l’accuratezza con cui scolpì nel duro e chiaro legno la posizione per le mani e come ne affusolò le punte che io stesso decorai con glifi nella lingua elfica della mia tribù. Ricordo che inizialmente presi gli allenamenti come fossero un gioco; poi, verso i 27 anni mio padre cominciò anche ad insegnarmi la tecnica dell'impiego degli archi dopo che mi costruì anche un arco sottile ricavato da un ramo di quercia, come la decorò, con l’aiuto di mia madre, con intagli che ricordavano l’edera che cresceva stendendosi sotto gli alberi della foresta e stendendo le sue braccia verso il cielo scivolando sui ruvidi tronchi. Imparai le tecniche di combattimento degli elfi, gli elfi non usano armi create dall'uomo, bensì quelle ricavate da materiali naturali. Ogni cosa per gli elfi è un dono della Natura, con la quale bisogna vivere in simbiosi ed in grande armonia. Da mio padre appresi anche il comune. Mia madre mi insegnò l’elfico, mi insegnò l'amore e la cura per le piante, da lei appresi tutto quanto poteva unirmi alla Natura che ci circondava e che veneravamo. Da mia madre imparai che esiste un mondo che va al di là dei sensi e che è reale quanto gli oggetti concreti, e che per ogni cosa, anche il semplice spezzarsi di un ramoscello, ha una ragione. La realtà è il mondo che ci circonda, ma esiste un mondo sottile che è il regno di tutto ciò che non si vedono e che non si possono toccare. Uno non esclude l'altro, anzi, questi due mondi così diversi hanno molti punti di contatto e si compenetrano l'uno nell'altro, zone di fusione in cui il confine tra i mondi si annulla e la verità acquista più di una faccia. Seguii anche le lezioni che vengono impartite ai giovani elfi, ma non riuscii mai a creare un legame forte con gli altri giovani del gruppo perché ero troppo diverso da tutti gli altri, io unico ad essere a metà tra due razze.
Per scherzo cominciai a nascondermi alla vista di mio padre, poi mia madre mi insegnò a mimetizzarmi nei boschi, sui rami degli alberi. Cosa che faccio spesso tutt’ora, per togliermi d’impiccio o spaventare gli amici. Quando avevo 31 anni avevo imparato a sentire lo spirito che permea ogni essere vivente, a comunicare con gli animali della foresta, a leggere il cielo notturno, a riconoscere le varie piante e le erbe e i vari impieghi che se ne possono trarre sia per nutrirsi, che per curare, che per i nostri riti. Poi arrivò il momento in cui non ci fu più nulla da imparare per me dai miei e dalla mia tribù, così mi venne la curiosità di scoprire cosa c’era al di là della foresta, per immergermi nel mondo che mio padre raccontava la sera presso il fuoco. Fuggii, di notte, oltre la foresta, verso un paese in cui altri giovani erano a far festa. Provai ad unirmi al gruppo ma non fui ben accolto. Venni malmenato e cacciato. Pesto e malconcio tornai verso casa, senza accorgermi che il branco famelico mi seguiva per scoprire se potevano ricavare qualcosa dal nostro incontro. La sera successiva un branco di uomini in cerca di sfogare la loro cattiveria piombò sul pacifico clan elfico addormentato, trucidando e violando. La maggior parte dei maschi elfi e mio padre caddero. I sopravvissuti decisero di lasciare la foresta e cercare un altro gruppo di elfi cui unirsi. Io ero troppo simile a quelli che erano venuti a distruggere la pace ed un po’ per senso di colpa decisi che avrei cercato…. non so cosa ne dove…. Mi diressi a sud, valicai montagne ed attraversai pianure… fu un viaggio arduo, rischiai spesso la morte, ma riuscii nell’impresa, e giunsi a Maab, ove incontrai colui che divenne per me il mio maestro: Faolan, il Druido.
Non ho mia conosciuto nessun essere come lui. Faolan è una fiamma purissima e solitaria che ammalia e nel contempo spaventa per la sua intensità. Faolan mi raccolse stremato, in stato di incoscienza e febbricitante, mi curò e, dopo che mi a rimise in salute, mi rese la pace con me stesso. Con lui ho vissuto e sono cresciuto nello spirito e nel corpo, a stretto contatto con la natura e nel rispetto dell’equilibrio. Abbiamo vissuto insieme camminando sui sentieri tracciati dalla Natura. Faolan ha dissetato la mia mente col sapere millenario, partendo dalle conoscenze che avevo appreso presso la tribù di mia madre. Il sapere trasmessomi dagli elfi mi è tornato molto utile perché ha costituito un punto privilegiato di partenza per la mia preparazione. Questo sapere si è integrato e sviluppato sotto la capace e sapiente guida di Faolan. La conoscenza è un sentiero molto lungo e tortuoso, l'avanzare su tale sentiero è a volte agevole e sereno mentre molte volte è difficile e pesante. Ho imparato moltissimo sull'arte di riconoscere animali, piante, erbe, funghi e minerali, ho compreso le loro proprietà ed i loro svariati impieghi, ho imparato ad espandere la mia mente per comunicare con gli altri esseri viventi, che siano animali o vegetali, ho imparato la storia degli umani oltre quella imparata presso gli elfi, ho appreso le narrazioni degli eroi e degli dei, ho imparato a suonare gli strumenti umani che ormai mi sono abituali come quelli elfici. Ho seguito il mio maestro nei molti campi che compongono il sapere millenario dei druidi, molti di questi sono celati appositamente ai più, perché occorrono molti anni di studi per poter giungere ai livelli di conoscenza di un druido. Senza l'adeguata preparazione molte conoscenze non possono essere controllate e possono diventare molto pericolose, sia per colui che le pratica quanto per chi gli sta intorno e per l'Equilibrio stesso. Il sapere viene passato da un maestro al suo discente quando quest'ultimo è in grado di controllare ogni aspetto, perché a volte possiamo giungere a modificare fin dietro ai veli del mondo, fino a raggiungere energie ed entità che possono essere avvicinate e toccate unicamente se ben preparati. La mia capacità di percezione si è affinata molto sotto la guida di Faolan, così ho imparato a muovermi nella dimensione astratta, fatta di sensazioni e di sentimenti e ciò mi ha permesso di comprendere il linguaggio della natura e di imparare a fondermi maggiormente con lei, diventandone parte integrante e perciò di comprenderne tutte le espressioni. Tutto deve partire da noi. Nel nostro animo c'è un fiume invisibile, nella cui acqua ogni animo si arricchisce e si bea. Un fiume fatto di emozioni, di sentimenti, di comunanza e di unione.
Un giorno nell’acqua di una fonte, il mio maestro ha visto che un nuovo Circolo stava sorgendo. Ha visto molto amore nel cerchio, ma ha visto anche che necessitava di aiuto. Così abbiamo deciso di raccogliere la richiesta di aiuto. Adesso sono qua, ad Avalon, davanti all'Arcidruida di questo circolo per sostenere Hurriyya ed i suoi druidi nel loro periglioso ed arduo cammino. Faolan continua a raggiungere gli altri druidi ed a scambiare il sapere con loro. Ogni tanto passerà di qua a vedere come procede il nostro sodalizio ed il nostro cammino. Questa è la mia vita ed il mio impegno. Ho dato la mia parola di difendere la natura e mantenere l’Equilibrio. Qui tra i membri di questo Circolo rinnovo i miei voti e chiedo con grande pace ed umiltà di essere accolto tra voi.


a CURA dei Druidi
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