Parliamone.
Non mi trovo molto d'accordo con le forme di contribuzione, però ci sono distinzioni da fare.
Ci sono editori che chiedono cifre spropositate puntando sulla voglia dell'esordiente di pubblicare, e i servizi in cambio potrebbero non essere all'altezza della cifra sborsata.
Altri magari chiedono meno, ma ci danno un servizio minore.
Altri ancora non chiedono niente, e il servizio é pari a zero.
Non mi riferisco alla media-grande editoria, ovviamente, ma alle piccole case che pur arrancando non chiedono contributo.
L'ideale, certo, si sa: pubblicare con una medio-grande casa editrice che ci da una buona distribuzione e non vuole niente in cambio, é un sogno che solo a pochi é concesso realizzare.
Il punto, invece, a parer mio é un'altro: che bisogna tentare. Arriva un contratto a contributo? Guardiamo la cifra che chiedono. E' spaventosa? Ce lo possiamo permettere? Guardiamo i servizi. Studiamo bene il contratto e decidiamo.
Io sono sempre d'accordo sullo studiare un po' il contratto, ma cifre a tre zeri mi paiono decisamente esagerate. Io cercherei qualcosa di più economico.
Quello che voglio arrivare a dire é che il primo libro é un trampolino di lancio che, se va un po' bene, e ci da un po' di notorietà, può diventare un buon bigliettino da visita per le case ed. più grandi. Quindi bisogna essere disposti a mettersi in gioco, e a non sperare sempre nella manna che scenda dal cielo.
Ripeto che bisogna valutare e soppesare i contratti, e non buttarli a priori.
Una cosa importante e che spesso viene dimenticata é questa: non si paga la pubblicazione di un libro ovvero non pagate per essere pubblicati. Un editore legge il libro, gli piace, vi fa l'offerta. Non gli piace, non vi fa l'offerta.
Mandare un libro a una casa ed. a pagamento non significa, quindi, pubblicazione garantita
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Oddio ditemi di smetterla perché domani sono ancora qua.....