Il Seme dei Metalli
Allo Speziale
Prosperità e Salute!
Ho letto e riletto il vostro ultimo intervento ed ho finito per convincermi che l'impulso di rispondervi merita una mediazione del cuore.
Vorrei sapeste che non ho sorriso e non sorrido delle vostre parole e delle vostre convinzioni. Se un sorriso mi segna il viso nasce semmai dal constatare le vostra ammirevole ostinazione e la vostra cristallina curiosità.
Non so quanti anni abbiate ma avete una notevole energia: procurate di non disperderla in una ricerca che rischia di condurvi in un cul-de -sac.
Vorrei provare a ragionare con voi di alcune cose, ma desidero farlo premettendo alcuni dati di riferimento, nella speranza di riuscire a proporvi – anche solo per questa notte – un oasi di linguaggio, senso ed intendimento comuni. Badate: non la romantica fantasticheria del sognatore che non si avvede dell'evoluzione dei tempi e dei progressi della Scienza. Non voglio chiedervi di condividere fandonie o favolette da bimbi. Vorrei chiedervi di provare a lasciar correte il tempo e la Scienza, fingendo che il lessico e i termini che usate non siano stati ancora inventati; che l'uomo non abbia ancora scientificamente scoperto la scissione dell'atomo (che appunto alla convinzione di inscindibilità deve il suo nome...).
Dovete innanzitutto sapere che Yi Pai è un ben modesto studente di Alchimia, che di certo non potrà guidarvi a trovare una chiave per le due Incognite maggiori dell'Opera (il Fuoco ed il Vaso). Forse, un possibile scopo di questo incontro con Yi Pai potrebbe essere quello di trovare un senso al termine “Seme dei Metalli”. Mi rendo conto che davvero non è molto. Tuttavia molte cose iniziano con poco e, come recita l'adagio, “chi bene inizia è a metà dell'opera”.
Per mondare il campo dalla confusione (dalla Babele?) dei testi alchemici “tecnici” vorrei provare ad usare due riferimenti di ordine diverso. Un approccio di tipo culturale (Elemire Zolla – Le Meraviglie della Natura – Ed. Marsilio 1991) e un supporto di familiarizzazione alla terminologia (Dom Pernety – Dizionario Mito Ermetico – Ed. Phoenix 1985).
Leggo dal Pernety:
“Seme – Propriamente detto significa, in termini di Alchimia, lo zolfo dei Filosofi. Ma quando essi dicono “semenza dei metalli” intendono il loro mercurio e, talvolta, il loro Magistero pervenuto al colore bianco. Quando gli adepti parlano della semenza dei metalli volgari, e istruiscono sulla maniera in cui essi si formano nelle viscere della terra, il seme di cui parlano è un vapore formato dall'unione degli elementi, portato nella terra con l'aria e l'acqua, e poscia sublimato mediante il fuoco centrale fino alla superficie. Questo vapore si corporifica e diventa untuoso o vischioso, sublimandosi si appiccica allo zolfo che trascina con se, e forma i metalli più o meno perfetti, secondo la maggiore o minore purezza dello zolfo e della matrice. Si vedano i 12 trattati del Cosmopolita e la Fisica Generale che è all'inizio delle Favole Egizie e Greche Svelate [del Pernety. n.d.r.]”
Leggo da Zolla:
“[pag. 196] ... La guazza – anzi, il suo prezioso, invisibile carico di vapori salini distillati dall'aria sotto l'influsso (cioè secondo i ritmi) dei pianeti contiene un virtuale olio volatile, o balsamo solare, o zolfo ravvolto e abbracciato dall'umido radicale lunare o mercurio ... è il ritmo (l rata vibratoria) che altera le sostanze ... I ritmi solari e planetari celati nel sale di rugiada stimolano i semi disgregandoli e gonfiandoli affinché in essi la terra degli amidi se ne stacchi e cada, lasciando liberi gli zuccheri fatti di acqua, aria e fuoco, che leggeri e ascendenti formano la pianta. ... Dirà il Bohme nel Mysterium Magnum che ogni cosa ha un centro o cassa di risonanza del Verbo di cui è espressione, e il Verbo vi si può sempre destare. La luce e potenza del Sole ridesta il centro vegetativo della pianta come il mestruo femminile avviva il centro animante del seme virile ... e così leggendo Bohme si scopre perché nel Tantra il seme virile è detto lunare e il mestruo solare. Lo stesso infondersi di ritmi trasmutatori si produce sottoterra. Ma ciò che nei cieli crea un balsamo salino nelle viscere tenebrose del suolo forma i cristalli fetidi, agliacei e velenosi dell'arsenico. ... Talvolta parrebbe che lo spirito del sale formi il freddo antimonio; ed è una trasformazione ancor più profonda perché se l'arsenico sbianca il rame l'antimonio depura l'oro. ... Se il Sale nelle buie viscere del sottosuolo si cangia in arsenico o antimonio il suo Zolfo ... diventa da balsamico ardore celeste bruciante fuoco velenoso formando un'anidride soffocante o il corrosivo olio di vetriolo. Ma anch'esso serba qualcosa del suo stato anteriore di balsamo luminoso ... purgato paracelsicamente guarisce la pleurite putrida e la peste ... l'estratto (paracelsico) di vetriolo è sonnifero e stupefacente ... purifica la pelle e i suoi fumi imbiancano le rose rosse ...
Com'è naturale arsenico e zolfo, antimonio e zolfo si uniscono facilmente formando ... la grigia stibina o solfuro d'antimonio; il chermes o ossisolfuro d'antimonio di color cremisi [qualcuno ricorda l'Alchermes liquoroso e rosso? n.d.r.], violento emetico, come l'antimonio stesso, che nei trattati alchemici è talvolta chiamato “quercia” ... Si escogitò come simbolo dell'antimonio quello di Venere raddrizzato, come a dire il Sole sotto la croce degli elementi che è anche simbolo della terra e della regalità o sole in terra, cui s'addicono la porpora, le insegne cremisine. Fu denominato “Bagno del Re” e “Piombo Filosofale”, “Lupo dei metalli” perché li divorava e “Saturno filosofale”, “Celeste magnesia” - e la sua quintessenza era una medicina universale che tutto misteriosamente – secondo Paracelso – purgava senza produrre fecce. ... Se si usa triossido di antimonio con aggiunta di borace, il vario dosaggio del calore può fearne vetri d'ogni colore “dall'ambrato al rosso, al verde, allo smeraldo, al nero, al bianco” dice F. Albertus [e confermò Schwaller de Lubicsz n.d.r.] a riprova della massima alchemica che l'antimonio contiene ogni tinta. Se trae una gomma o “leon verde” e da questa l'olio rosso o “sangue di drago” ... Il terzo elemento caduto nelle viscere della terra è il Mercurio celeste. Esso è l'umido radicale delle cose terrestri, il glutine tenacissimo che le lega indistricabilmente al loro zolfo o calore, e nessun fuoco vale a farlo evaporare ... che d'Espagnet [Trattato della Fisica reintegrata n.d.r.] dice tintura intima, fermento di cui la massa dei corpi è colma e condita, radice, base e medicina dei corpi, frammento di materia prima.”
Il modo che Zolla ha di descrivere un certo processo naturale immagino le sarà più familiare di quello usato dal Pernety. Non si lasci ingannare. Zolla – come ebbe a dire anche Lucarelli – fu Alchimista del verbo e della parola. Un raro esempio di lettura alchemica della realtà nella quale i nomi delle sostanze sono fatti accessori perché la comprensione della loro natura avviene secondo principi di classificazione diversa dal peso atomico e dalla translitterazione della formula.
Zolla parla di antimonio nello stesso modo in cui ne parlano gli Antichi [“il nostro antimonio è delle parti di Saturno”] e ne colloca la funzione ed il posto tra i metalli in quanto Saturno. Cuspide del settenario, solvente e coagulante, freddo e secco in superficie con calore interno. Acido e corrosivo. Null'altro dettaglio serve. Nessun altro dettaglio potevano avere o mostravano di curare gli antichi egizi, gli assiri, i persiani... Nessuna particella elementare. Quattro elementi; quattro principi, tre nature, una essenza. Il mondo ermetico, il mondo tradizionale, il mondo della simbologia esoterica ruota intorno a questi numeri. Non lo vede?
Provi per un istante a pensare che le sia più utile la mitologia della chimica. Le fa uno strano effetto? Comprendo. Ma la mitologia non è più astrusa della chimica, semplicemente è un modo di esplicitare il senso di alcune cose che tiene in considerazione la loro inter-relazione. La Scienza moderna è specifica, specificata, specificante: al punto da apparire quasi incapace di guardare al concetto di Unità come Verità universale (e non come postulato filosofico).
Abbiamo sentito tutti le voci di queste “persone serie” che da anni lavorano in oscuri e segretissimi laboratori alla ricerca della Pietra Filosofale e nella speranza di produrre le fantasmagoriche applicazioni della conoscenza alchemica: metallo trasparente, vetro duttile, oro, gemme solubili, reazioni a debolissima energia... Sarò sincero: non riesco a capire di cosa dovremmo preoccuparci. Avranno sistemi e metodi di avanguardia, tecnologie da sogno, finanziamenti da favola e un melting pot di teorie... ma sono e restano scienziati in un avamposto della Scienza. Non Alchimisti. E la differenza non la fa un cappello blu a punta con tante stelline: la fa una Sostanza che “soffia dove vuole”.
Ho sentito un signore, anni fa, raccontarmi di uno strano esperimento nel quale alcuni conigli di laboratorio sarebbero stati inoculati con “Pietra Filosofale” prodotta in uno di questi laboratori. Immediatamente dopo l'iniezione i conigli sarebbero diventati di un be fulgore rosso e poi sarebbe spariti, trasferiti “in un'altra dimensione”. Vuole davvero che esprima il mio commento su questo racconto?
Come diceva Maitre Canseliet, credo che il vero pericolo per l'Alchimia non vada ricercato nei tentativi, nei progressi e nelle similitudini metodologiche o di senso della Scienza “di frontiera”. Se è destino che l'uomo si avvicini alla verità ha mille modi per compiere questo passo: perché non anche quello della ricerca scientifica? La verità non è “altrove”. Mi pare giusto in questo senso offrire alla sua considerazione uno spunto di riflessione diverso. Per quello di cui si può ed è lecito dire, il pericolo dell'Alchimia e nell'Alchimia stessa. E nell'Alchimista. Per questo io trovo una infinita saggezza ed una infinita misericordia nel voto tenace e granitico del segreto che ingiunge – a tutti – di condividere il condivisibile e di invenire l'essenziale; affinché nessuno sia tentato per una parte maggiore di quanto la sua Forza e la sua Grazia non gli concedano sopportare.
Chiedo scusa al Capitano ed a tutti
per il lungo e noioso intervento.