Enrico De Pedis riposa in pace nella basilica vaticana.
I criminali vengono sepolti in gran segreto in una delle chiese più importanti di Roma, per un ultimo irriverente dispetto dell’élite dei potenti alla storia. Banda della Magliana è il nome attribuito dal giornalismo a quella che è considerata la più potente organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma.
Nel centro della capitale, nei pressi di piazza Navona, si trova la basilica di Sant'Apollinare. Nella cripta, dove riposano le spoglie di Papi, c'è la tomba di Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei capi più potenti della banda della Magliana, assassinato il 2 febbraio 1990. Ultimo grande boss della gang romana, trasteverino puro sangue, proprietario di note trattorie, Renatino fu ucciso in pieno giorno in via del Pellegrino, tra la folla del mercato di Campo de' Fiori. Tumulato inizialmente al Verano, fu poi sepolto in grande riservatezza, il successivo 24 aprile 1990, nella Basilica di Sant'Apollinare, dove si era sposato nel 1988: riguardo particolarissimo, che quando fu risaputo diede molto da parlare ai cronisti.
Intervistato sul suo caso, Giulio Andreotti rilasciò dichiarazioni di perplessità: «Chissà i permessi sanitari che hanno dovuto chiedere (venne estumulato dal cimitero del Verano, ndr). Mi ricordo che per De Gasperi faticammo molto. Ma forse De Pedis, essendo morto ammazzato, presentava minori rischi infezioni».
La notizia venne fuori solo nel 1997, sul quotidiano "Il Messaggero".
Subito dopo la pubblicazione dell’articolo, l’accesso ai gradini che portano alla cripta era stato vietato al pubblico e il Vaticano e l’Opus Dei (che nel 1992 aveva acquisito la struttura della basilica) avevano chiesto, ed ottenuto, che sulla vicenda calasse il silenzio.
Fino al luglio 2005, quando la trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?” aveva collegato il caso della tomba di De Pedis al sequestro di Emanuela Orlandi, avvenuto a Roma il 22 giugno 1983 e del quale l’uomo era stato considerato l’organizzatore.
A “Chi l’ha visto?” era infatti arrivata una telefonata anonima che diceva: “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso andate a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare e del favore che Renatino (il soprannome di De Pedis, ndr.) fece al cardinale Poletti, all’epoca.”
Lo staff della trasmissione aveva svolto alcune indagini ed era riuscita a trovare le fotografie della tomba e i documenti originali che autorizzavano lo spostamento dei resti di De Pedis dal cimitero romano del Verano alla cripta della basilica di Sant’Apollinare.
Poi un giorno alla redazione del programma era stato recapitato un biglietto, senza firma, su cui stava scritto “Lasciate in pace Renatino.”
In un servizio della giovane reporter Raffaella Notariale, inviata speciale per la trasmissione (troviamo ancora qualcosa su Youtube qui), furono resi pubblici i documenti originali, mai visti prima, e le foto del sarcofago sistemato nel sotterraneo della Basilica di Sant'Apollinare, territorio Vaticano.
Una riservatezza totale, con un’altrettanto inquietante telefonata anonima alla redazione di “Chi l’ha visto?”. Come si legge sul sito della trasmissione, dopo i servizi dedicati nel luglio 2005 alla scomparsa di Emanuela Orlandi è pervenuta una soffiata: «Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica si Sant'Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all'epoca.» Il grande benefattore della Chiesa. Oltre al danno, anche la beffa. Il 6 marzo 1990, un mese dopo l’assassinio di De Pedis, il rettore della basilica, mons. Piero Vergari, ne attesta con una lettera lo status di grande benefattore: «Si attesta che il signor Enrico De Pedis nato in Roma - Trastevere il 15/05/1954 e deceduto in Roma il 2/2/1990, è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la basilica ed ha aiutato concretamente a tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana.»
Quello di cui non dubito è che Renatino abbia elargito parte del proprio capitale alla Chiesa. Come a dire che per la Chiesa i soldi sono sempre soldi, e chissenefrega della provenienza.
Quattro giorni dopo l'allora Vicario generale della diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il cardinale Ugo Poletti, rilascia il nulla osta alla sepoltura di De Pedis all'interno di sant'Apollinare. Il 24 aprile dello stesso anno la salma di De Pedis è stata tumulata e le chiavi del cancello sono state consegnate alla vedova.
Ma sì, appare a tutti noi normale che un pluriomicida che si sospetta abbia contribuito persino a realizzare l’attentato a papa Giovanni Paolo II sia considerato dalla Chiesa una specie di santo.
Talmente normale che, nel 1995, quando il magistrato responsabile delle indagini sulla
banda della Magliana, dr. Andrea De Gasperis viene a conoscenza dell’accaduto, incarica la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di verificare. Nell'estate del 1997 la notizia era apparsa sulle pagine del quotidiano romano "Il Messaggero", suscitando la protesta dei sindacati di Polizia e una interrogazione parlamentare del gruppo della Lega Nord. Nè il Vaticano nè l'Opus Dei avevano accettato di risponderne alla magistratura e tutto era caduto nel dimenticatoio.
La telefonata anonima a “Chi l’ha visto?”. Qui il video della telefonata in trasmissione. Il “biondino”, si definisce amico di Renatino e svela della sepoltura in Sant’Apollinare, minacciando chi parla male di De Pedis.
Banda della Magliana. Riporto qualche info sulla gang di cui abbiamo parlato. A questo gruppo criminale vennero attribuiti legami con diversi tipi di organizzazioni quali Cosa Nostra, Camorra, 'Ndrangheta, ma anche con esponenti del mondo della politica come
Licio Gelli e la Loggia P2, nonché con esponenti dell'estrema destra di stampo eversivo, con i servizi segreti e anche con settori della finanza vaticana (IOR), in special modo nella persona di Monsignor Marcinkus.
Questi legami, sotterranei rispetto alle normali attività criminose della banda
(traffico di droga, sequestri e scommesse ippiche) e spesso non chiariti, hanno fatto balzare il gruppo alle cronache storiche degli anni di piombo, legandone le sorti a questi casi della cronaca nera italiana. -
Omicidio di Carmine Pecorelli - Attentato a Roberto Rosone - Caso Roberto Calvi - Ritrovamento dell'arsenale custodito nei sotterranei del Ministero della Sanità - Depistaggi nell'inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna Inoltre, i rapporti (ancora non chiariti) di alcuni componenti con la scomparsa di Emanuela Orlandi, appendice misteriosa dell'attentato a Papa Giovanni Paolo II, furono solo alcuni dei fatti per cui la Banda della Magliana in un modo o nell'altro è passata al vaglio degli investigatori.
I familiari di De Pedis, nel giugno 2008, dicevano: «siamo stanchi di sentir collegare il nome di Emanuela Orlandi a Enrico De Pedis. Per metter fine a questa storia, diamo il nostro consenso perché venga riesumato il corpo, nella Basilica di Sant' Apollinare. Poi lo porteremo via: le sue ceneri, dopo la cremazione, le disperderemo forse in mare.»
A tutt’oggi, però, uno dei criminali più noti di Roma riposa in pace nella basilica vaticana.
Fonte:
benagoal.splinder.com/post/21901276/Il+male+riposa+in+Chie...