La tomba del capo della Banda della Magliana.

Amministrazione Forum.
00mercoledì 20 gennaio 2010 15:00
Enrico De Pedis riposa in pace nella basilica vaticana.

I criminali vengono sepolti in gran segreto in una delle chiese più importanti di Roma, per un ultimo irriverente dispetto dell’élite dei potenti alla storia. Banda della Magliana è il nome attribuito dal giornalismo a quella che è considerata la più potente organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma.
Nel centro della capitale, nei pressi di piazza Navona, si trova la basilica di Sant'Apollinare. Nella cripta, dove riposano le spoglie di Papi, c'è la tomba di Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei capi più potenti della banda della Magliana, assassinato il 2 febbraio 1990. Ultimo grande boss della gang romana, trasteverino puro sangue, proprietario di note trattorie, Renatino fu ucciso in pieno giorno in via del Pellegrino, tra la folla del mercato di Campo de' Fiori. Tumulato inizialmente al Verano, fu poi sepolto in grande riservatezza, il successivo 24 aprile 1990, nella Basilica di Sant'Apollinare, dove si era sposato nel 1988: riguardo particolarissimo, che quando fu risaputo diede molto da parlare ai cronisti.
Intervistato sul suo caso, Giulio Andreotti rilasciò dichiarazioni di perplessità: «Chissà i permessi sanitari che hanno dovuto chiedere (venne estumulato dal cimitero del Verano, ndr). Mi ricordo che per De Gasperi faticammo molto. Ma forse De Pedis, essendo morto ammazzato, presentava minori rischi infezioni».
La notizia venne fuori solo nel 1997, sul quotidiano "Il Messaggero".
Subito dopo la pubblicazione dell’articolo, l’accesso ai gradini che portano alla cripta era stato vietato al pubblico e il Vaticano e l’Opus Dei (che nel 1992 aveva acquisito la struttura della basilica) avevano chiesto, ed ottenuto, che sulla vicenda calasse il silenzio.
Fino al luglio 2005, quando la trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?” aveva collegato il caso della tomba di De Pedis al sequestro di Emanuela Orlandi, avvenuto a Roma il 22 giugno 1983 e del quale l’uomo era stato considerato l’organizzatore.
A “Chi l’ha visto?” era infatti arrivata una telefonata anonima che diceva: “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso andate a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare e del favore che Renatino (il soprannome di De Pedis, ndr.) fece al cardinale Poletti, all’epoca.”
Lo staff della trasmissione aveva svolto alcune indagini ed era riuscita a trovare le fotografie della tomba e i documenti originali che autorizzavano lo spostamento dei resti di De Pedis dal cimitero romano del Verano alla cripta della basilica di Sant’Apollinare.
Poi un giorno alla redazione del programma era stato recapitato un biglietto, senza firma, su cui stava scritto “Lasciate in pace Renatino.”
In un servizio della giovane reporter Raffaella Notariale, inviata speciale per la trasmissione (troviamo ancora qualcosa su Youtube qui), furono resi pubblici i documenti originali, mai visti prima, e le foto del sarcofago sistemato nel sotterraneo della Basilica di Sant'Apollinare, territorio Vaticano.
Una riservatezza totale, con un’altrettanto inquietante telefonata anonima alla redazione di “Chi l’ha visto?”. Come si legge sul sito della trasmissione, dopo i servizi dedicati nel luglio 2005 alla scomparsa di Emanuela Orlandi è pervenuta una soffiata: «Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica si Sant'Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all'epoca.» Il grande benefattore della Chiesa. Oltre al danno, anche la beffa. Il 6 marzo 1990, un mese dopo l’assassinio di De Pedis, il rettore della basilica, mons. Piero Vergari, ne attesta con una lettera lo status di grande benefattore: «Si attesta che il signor Enrico De Pedis nato in Roma - Trastevere il 15/05/1954 e deceduto in Roma il 2/2/1990, è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la basilica ed ha aiutato concretamente a tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana.»
Quello di cui non dubito è che Renatino abbia elargito parte del proprio capitale alla Chiesa. Come a dire che per la Chiesa i soldi sono sempre soldi, e chissenefrega della provenienza. Quattro giorni dopo l'allora Vicario generale della diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il cardinale Ugo Poletti, rilascia il nulla osta alla sepoltura di De Pedis all'interno di sant'Apollinare. Il 24 aprile dello stesso anno la salma di De Pedis è stata tumulata e le chiavi del cancello sono state consegnate alla vedova.
Ma sì, appare a tutti noi normale che un pluriomicida che si sospetta abbia contribuito persino a realizzare l’attentato a papa Giovanni Paolo II sia considerato dalla Chiesa una specie di santo.
Talmente normale che, nel 1995, quando il magistrato responsabile delle indagini sulla banda della Magliana, dr. Andrea De Gasperis viene a conoscenza dell’accaduto, incarica la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di verificare. Nell'estate del 1997 la notizia era apparsa sulle pagine del quotidiano romano "Il Messaggero", suscitando la protesta dei sindacati di Polizia e una interrogazione parlamentare del gruppo della Lega Nord. Nè il Vaticano nè l'Opus Dei avevano accettato di risponderne alla magistratura e tutto era caduto nel dimenticatoio.
La telefonata anonima a “Chi l’ha visto?”. Qui il video della telefonata in trasmissione. Il “biondino”, si definisce amico di Renatino e svela della sepoltura in Sant’Apollinare, minacciando chi parla male di De Pedis.
Banda della Magliana. Riporto qualche info sulla gang di cui abbiamo parlato. A questo gruppo criminale vennero attribuiti legami con diversi tipi di organizzazioni quali Cosa Nostra, Camorra, 'Ndrangheta, ma anche con esponenti del mondo della politica come Licio Gelli e la Loggia P2, nonché con esponenti dell'estrema destra di stampo eversivo, con i servizi segreti e anche con settori della finanza vaticana (IOR), in special modo nella persona di Monsignor Marcinkus.
Questi legami, sotterranei rispetto alle normali attività criminose della banda (traffico di droga, sequestri e scommesse ippiche) e spesso non chiariti, hanno fatto balzare il gruppo alle cronache storiche degli anni di piombo, legandone le sorti a questi casi della cronaca nera italiana. - Omicidio di Carmine Pecorelli - Attentato a Roberto Rosone - Caso Roberto Calvi - Ritrovamento dell'arsenale custodito nei sotterranei del Ministero della Sanità - Depistaggi nell'inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna Inoltre, i rapporti (ancora non chiariti) di alcuni componenti con la scomparsa di Emanuela Orlandi, appendice misteriosa dell'attentato a Papa Giovanni Paolo II, furono solo alcuni dei fatti per cui la Banda della Magliana in un modo o nell'altro è passata al vaglio degli investigatori.
I familiari di De Pedis, nel giugno 2008, dicevano: «siamo stanchi di sentir collegare il nome di Emanuela Orlandi a Enrico De Pedis. Per metter fine a questa storia, diamo il nostro consenso perché venga riesumato il corpo, nella Basilica di Sant' Apollinare. Poi lo porteremo via: le sue ceneri, dopo la cremazione, le disperderemo forse in mare.»
A tutt’oggi, però, uno dei criminali più noti di Roma riposa in pace nella basilica vaticana.

Fonte: benagoal.splinder.com/post/21901276/Il+male+riposa+in+Chie...
F.Delemme
00lunedì 18 aprile 2011 09:27
A proposito di Opus Dei:

Nell’autunno 2005 un gruppo si ex numerari dell’Opus Dei ha inviato una lettera a Papa Ratzinger, sottolineando una serie di gravi problemi e chiedendo l’apertura di un’inchiesta sull’Opus Dei da parte delle autorità ecclesiastiche per la lettura di questa lettera si rinvia al sito: www.opuslibros.org/libros/oraculo/liberta_it.htm

Per concludere questa carrellata, alla luce di quanto sopra esposto, Noi riteniamo – posto che sia vero quello che scrive Pinotti e, non c’è motivo per non credere, dal momento che risultano per tabulas le testimonianze degli ex numerari appartenenti all’Opus Dei e la serietà del giornalista – che occorrerebbe interessare le autorità competenti per approntare idonei provvedimenti, anche legislativi, volti a sottoporre alle Prefetture ed al Ministero dell’Interno gli elenchi di tutti gli appartenenti all’Opus Dei (numerari, soprannumerari, aggregati e cooperatori) in maniera che si sappia a priori a che tipo di organizzazione si aderisce. Diversamente, secondo quanto afferma Pinotti, si aderisce al un potere occulto libero da vincoli con la società civile. E questo non è legale! Costituisce, inoltre, un serio problema per la Chiesa che, con tutte le testimonianze negative degli ex adepti all’Opus Dei, ha una bella gatta da pelare!

csssstrinakria
00giovedì 8 settembre 2011 15:15

Opus Dei?
Più che Opera di Dio mi pare un'associazione dedita a tutto fuorché alle opere divine.

[SM=g7367]
F.Delemme
00lunedì 2 aprile 2012 14:41

Scrive il giornalista Stefano Nazzi:
"Tra i tanti misteri intorno alla sparizione di Emanuela Orlandi, di cui non si sa più nulla dal giugno 1983, c’è anche uno strano giallo che riguarda uno dei capi della banda della Magliana, Enrico De Pedis, detto Renatino. Che è misteriosamente sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare, a Roma. Strano? Molto di più. Perché a Sant’Apollinare sono sepolti solo papi e grandi benefattori della Chiesa. Il Vaticano ha fatto ora sapere che quella tomba può essere aperta. I magistrati daranno il via alle operazioni il più presto possibile. Ma non credo che così saranno svelati chissà quali misteri. Perché il mistero più grande sta tutto in questa domanda: che ci fa un bandito, spietato e violento, in mezzo ai papi?

Il giorno del suo matrimonio Enrico De Pedis, detto Renatino, decise dove avrebbe voluto essere sepolto. Guardandosi intorno, nella basilica di Sant’Apollinare, a Roma, l’uomo che ora viene indicato da una testimone come uno degli autori del sequestro di Emanuela Orlandi disse alla ragazza che stava diventando sua moglie, Carla Di Giovanni: «Quando mi toccherà, vorrei essere sepolto qui». Dal 24 aprile 1990, Enrico De Pedis riposa a Sant’Apollinare dentro un sarcofago di marmo bianco e argento con incisa la scritta “Enrico De Pedis”.
Sulla sinistra, incastonato con zaffiri, il suo nome “di battaglia”: Renato. De Pedis è l’unico a essere stato tumulato lì negli ultimi 100 anni. Ed è circondato da gente molto importante: autorevolissimi principi della Chiesa.

Anche Renatino era molto importante. Un bandito molto importante. Insieme ai suoi soci, “er negro”, “l’operaietto”, “er vesuviano”, “er pantera”, “crispino”, diede vita a una delle più crudeli, efficienti e potenti organizzazioni criminali della storia italiana: hanno rapito, trafficato, ucciso, ricattato. Si dicevano: «Roma è nelle nostre mani». Non era solo Roma. Quando il 2 febbraio 1990 Enrico De Pedis venne freddato da due colpi di pistola, lasciò una montagna di denaro contante, negozi, garage, locali storici come il Jackie’O, imprese edili e immobiliari. Un impero costruito senza un solo giorno di lavoro onesto. Renatino lasciò la moglie Carla, e un’amante, Sabrina Mainardi, che per pochi mesi, nel 1978, era stata consorte del calciatore Bruno Giordano.

È stata Sabrina a raccontare ai magistrati di Enrico De Pedis: «Vivevamo come ne “Il padrino”, mi faceva mille regali: valigie Louis Vuitton piene di banconote da 100 mila lire». Sabrina Mainardi ha parlato a lungo con gli inquirenti del ruolo che Renatino e gli altri della Magliana avrebbero avuto nella scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 23 giugno 1983. «La rapirono per fare un favore a monsignor Marcinkus». Marcinkus, il capo dello Ior, l’Istituto delle opere religiose, la Banca vaticana. Un uomo potentissimo: lo chiamavano il “banchiere di Dio”. Sabrina Mainardi racconta tante cose: che Emanuela fu tenuta nei sotterranei che si snodano sotto una casa di via Pignatelli, a Roma. A fare da carceriera sarebbe stata Daniela Mobili, negli anni Ottanta molto amica di Danilo Abbrucciati, “er camaleonte”, uno dei capi della banda. Daniela Mobili abita ancora a Roma: al suo telefono risponde la figlia. Dice: «Lasciate in pace mia mamma, è molto malata. In questa storia non c’entra niente. Ha un alibi di ferro: nel periodo in cui sparì Emanuela Orlandi non c’era. Era in carcere». È vero: Daniela Mobili era detenuta per traffico di stupefacenti. Non è la sola incongruenza nel racconto della Mainardi. Però, i sotterranei sotto la casa di via Pignatelli ci sono davvero. C’è un’intera città sotterranea. E la polizia, durante i sopralluoghi, ha anche trovato un bagno.

Chi l’ha fatto costruire? A chi serviva? Carla, la vedova di De Pedis, sbotta con chi la interroga: «Lasciatemi in pace, sono cose di vent’anni fa».

A raccontare agli italiani che un pericoloso bandito era sepolto in mezzo a illustri e stimati personaggi fu nel 1996 il sindacato di polizia. L’aveva scoperto, rimanendo di stucco, la Dia, Direzione investigativa antimafia che indagava sulla banda della Magliana. Ma perché Renatino è sepolto lì? Il boss fu ucciso il 2 febbraio 1990. Quattro giorni dopo venne sepolto al cimitero del Verano, area 73, in un loculo di proprietà della famiglia.
Il 23 marzo la vedova presentò alla direzione dei servizi funebri comunali la domanda di “estumulazione” dal Verano. Un mese dopo, Enrico De Pedis venne tumulato nella cripta di Sant’Apollinare. Decise così l’arcivescovo vicario di Roma, Ugo Poletti, che firmò una dichiarazione impegnativa: “Si attesta che il signor De Pedis è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la basilica e ha aiutato concretamente tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi”. Si era forse pentito Renatino, prima di morire? No, per niente. Quando venne freddato, era stabilmente in attività. Comandava ancora sulla banda. E anzi, venne ucciso proprio perché aveva deciso di distribuire in modo diverso i soldi all’interno dell’organizzazione. Alcuni suoi complici chiamarono due killer dalla Toscana e lo freddarono.

Don Pietro Vergari, rettore della basilica, ordinò: “Il lavoro di sepoltura verrà fatto da artigiani e operai specializzati in questo settore che già hanno lavorato per la tumulazione degli ultimi Sommi Pontefici in Vaticano. Sarà questa l’occasione per risanare uno degli ambienti dei sotterranei, già luogo di sepoltura dei parrocchiani, da moltissimi anni lasciati in completo abbandono”.

In pratica, gli uomini che si occuparono di seppellire De Pedis furono gli stessi che avevano sepolto Paolo VI e Giovanni Paolo I. La tumulazione venne accompagnata da ampi lavori di ristrutturazione pagati dalla famiglia di De Pedis. Renatino prima e la sua famiglia dopo elargirono quindi molti soldi alla basilica di Sant’Apollinare.

Bastò questo a garantirgli l’onore della sepoltura? O ci sono altri motivi? C’entra davvero Emanuela Orlandi in tutta questa storia? Ha detto Giulio Andreotti: «Per Sant’Apollinare, Enrico DePedis fu un benefattore. Non per gli altri»."


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:10.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com