L'esercito a Napoli...

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(SiG)
00martedì 31 ottobre 2006 18:11

(fonte: www.corriere.it)

Mastella apre sull'esercito a Napoli «I fatti di questi giorni dimostrano che il problema non era l'indulto. Bisogna fronteggiare la percezione di paura della gente»

NAPOLI - L'esercito a Napoli per fronteggiare l'emergenza criminalità? Un'ipotesi che «non è più un tabù» secondo il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, che si trova a Napoli per un incontro con il collega francese Clemenceau.
RIFIUTI - Ai cronisti che sollecitano una risposta sull'argomento sollevato da politici nazionali e locali come Antonio Bassolino e il senatore Sergio De Gregorio, il Guardasigilli risponde: «Prima era un tabù anche per me, oggi sono aperto alla discussione. La spietatezza dei fatti di questi giorni dimostra che il problema non era l'indulto, se l'esercito viene a risolvere questo problema annoso, non è male». Per Mastella l'esercito potrebbe innanzitutto affiancare il Commissario per l'Emergenza Rifiuti in Campania: «Sono d'accordo con Bertolaso - ha detto - potrebbe servire per il problema dei rifiuti, e rimanere successivamente».
FUNZIONI - Il ministro ha riservato alcune considerazioni anche sulle eventuali funzioni dell'Esercito nel capoluogo campano: «Avrebbe compiti normali, su obiettivi non sensibilissimi, per consentire alle Forze dell'ordine di lavorare con più scioltezza anche nelle zone a rischio». Insomma, per il Guardasigilli infatti, la presenza dei militari a Napoli «non è più un tabù ma un'ipotesi, anche perchè bisogna fronteggiare la percezione di insicurezza e di paura che investe molte strati della popolazione».
REPLICHE: NO - No all'ipotesi di invio dell'esercito: la sicurezza a Napoli richiede piuttosto un maggiore impiego di uomini e di mezzi, ma anche un miglior coordinamento delle forze dell'ordine. È la posizione dell'assessore comunale alla Legalità, Giuseppe Gambale, già componente della Commissione parlamentare antimafia. «Sono contrario all'uso dell'esercito - dice Gambale - e non ho mai creduto alla militarizzazione della città. Piuttosto c'è qualcosa che non funziona nel modo in cui vengono impiegate le risorse disponibili». Un esempio: «È stato inaugurato con grande clamore il nuovo commissariato di via San Biagio dei Librai, che si trova a pochi metri da Forcella ma non è competente per la zona di Forcella». Secondo l'assessore occorre «far funzionare meglio ciò che abbiamo, e potenziare le realtà che ne hanno bisogno», ma anche «restituire fiducia ai cittadini» con gesti simbolici.

30 ottobre 2006
PiE81
00martedì 31 ottobre 2006 19:37
Ero intenzionato io ad aprire un post, ma poi ho evitato.
Oggi alle 18:20 apro repubblica.it e parlano di un nuovo agguato a S.Antimo, quindi 5 vittime in pochi giorni.
Il tempo di fare un giro su altri siti ed aprire corriere.it e parlano di tre omicidi nel napoletano, quello di S.Antimo e uno duplice a Torre del greco, vicinissmo casa mia.
Sbalordito, riapro repubblica.it dopo appena 10 minuti dalla precedente visita (per verificare questa diversità) e noto che hanno aggiornato la homepage con la recentissima notizia: 7 morti in 4 giorni.
Non riesco ad esprimere commenti. Non credo che l'esercito sia una soluzione a lungo termine, che è quella che sta cercando di trovare Prodi secondo una sua recente affermazione.
Non ho mai pensato che a Napoli la criminalità sia così lontano dalle istituzioni.
Ale Noto
00mercoledì 1 novembre 2006 08:32
Purtroppo la realtà napoletana somiglia sempre più a quella delle grandi città del sud America, dove il valore della vita è praticamente inesistente.
Davvero un peccato, Napoli è una città meravigliosa.
Di sicuro con l'esercito che scorazza per le strade non si risolverà nulla, il marcio è radicato ben più nel profondo, le istituzioni appunto.
Antonio Piccolo
00mercoledì 1 novembre 2006 11:11
L'esercito in sé non ha significato, poiché il problema di Napoli non è l'assenza in quantità di forze dell'ordine o le loro potenzialità, ma la loro corruttibilità. Se far venire l'esercito significa portare uomini nuovi che non sono "ammacchiati con la camorra" (per usare un'espressione dialettale), allora va bene, ma questo vuol dire che bisogna dargli il cambio totale ogni tre mesi. Cosa che non avverrebbe mai, credo.
(SiG)
00mercoledì 1 novembre 2006 13:18
La criminalità e la delinquenza sono piaghe comuni a tutte le grandi città, ma quello che colpisce quando si parla di Napoli è la sistematicità e la tipicità della violenza e dell'illegalità; ancora, le sue proporzioni, la sua quasi naturalità, radicata nelle istituzioni ma anche nella gente comune; il Sistema che si sostituisce allo Stato, con un suo esercito, un suo sistema di riscossione delle imposte, una sua sovranità, una sua popolazione che si riconosce nei disvalori della malavita. Mai scorderò le rivolte contro le Forze dell'Ordine, costrette a riparare, minacciate e picchiate.

Milano, la mia città, è a suo modo una città molto difficile e piena di problemi serissimi. Ma c'è una soglia di legalità (al di sotto della quale diventa faticoso uscire di casa la sera o prendere banalmente l'autobus) che non può essere elusa. Cambierei aria se si arrivasse a tanto. Perciò mi chiedo: come si fa a convivere a Napoli? In un luogo dove non c'è un Patto sociale e dove si vive come in uno stato di natura hobbesiano, dove si trova la forza per "fare la città"?

Buona giornata,
Simone.

[Modificato da (SiG) 01/11/2006 13.19]

GreatGig
00mercoledì 1 novembre 2006 13:37
Anche io non sono per posizioni pregiudiziali contro l'impiego delle forze armate sul territorio. Cerco di capire.

Per prima cosa, la proposta viene da Mastella, uno che negli ultimi tempi sta spiegando anche ai tonti cos'è la demagogia.
Cioè a dire, l'esercito non servirebbe per nulla a impedire gli omicididi camorra, che sono agguati, imboscate, e i camorristi li sanno ben fare. Servirebbe ad aumentare la "percezione di sicurezza dei cittadini", parole testuali. Ora, è vero che tale percezione ormai tocca livelli bassissimi, ma è una percezione, un sintomo, non è il problema. Piazzare l'esercito fuori alle metropolitane, nelle strade del centro di notte etc servirebbe a tranquillizzare una porzione della cittadinanza, nulla più.
Il problema di Napoli non è la sicurezza per ogni singolo cittadino, è la camorra. E' vero c'è la microcriminalità che è un altro problema, e quello sì si risolve con più controlli e magari con un impegno totale verso la scuola, visto che i microrapinatori sono tutti praticamente minorenni. Ma io in 10 anni che mi muovo da solo per la città, ho subito solo una rapina, per dire, perchè mi ero avventurato in un vicolo che volevo mostrare ad un amico, di notte e in piena estate, cioè con nessuno per strada.

Con l'esercito nelle strade non si combatte la camorra.
Fosse invece posto per esempio a presidio delle basi della droga che tutti conosciamo (Secondigliano, Terzo Mondo, Cavone a Forcella, Rione Traiano per dirne alcuni) e impedisse l'afflusso e la vendita della droga, invece, l'esercito non sarebbe da me affatto sgradito. Ma sappiamo, come dice Antonio, che ciò non avverrà.

La camorra è soprattutto affari e politica. Soldi e potere. E' lì che va attaccata. La violenza è la maniera in cui si manifesta.

Napoli necessità di un "impegno totale e di misure permanenti".
D'accordo, ma mettiamoci d'accordo su quali.
Umilmente, ne indico 2, per cominciare ben inteso, da mettere in atto dalla sera alla mattina.
Legalizzazione delle droghe leggere, un colpo durissimo alle tasche della camorra (e a dire il vero di tutta la criminalità organizzata italiana).
Abolizione della preferenza nelle elezioni amministrative.
GreatGig
00mercoledì 1 novembre 2006 13:48
Re:

Scritto da: (SiG) 01/11/2006 13.18
La criminalità e la delinquenza sono piaghe comuni a tutte le grandi città, ma quello che colpisce quando si parla di Napoli è la sistematicità e la tipicità della violenza e dell'illegalità; ancora, le sue proporzioni, la sua quasi naturalità, radicata nelle istituzioni ma anche nella gente comune; il Sistema che si sostituisce allo Stato, con un suo esercito, un suo sistema di riscossione delle imposte, una sua sovranità, una sua popolazione che si riconosce nei disvalori della malavita. Mai scorderò le rivolte contro le Forze dell'Ordine, costrette a riparare, minacciate e picchiate.

Perciò mi chiedo: come si fa a convivere a Napoli? In un luogo dove non c'è un Patto sociale e dove si vive come in uno stato di natura hobbesiano, dove si trova la forza per "fare la città"?

Buona giornata,
Simone.

[Modificato da (SiG) 01/11/2006 13.19]




La mia idea è che a Napoli non esista una sola città. Ci sono enormi fratture, intere porzioni di cittadinanza incapaci di parlarsi, di comunicare, di capire la realtà che ognuna di loro vive. Per dirla in breve, per me un ragazzo di Secondigliano che va in giro con il coltello, che parla solo dialetto, che si fa di coca, è un perfetto straniero, quasi un alieno. So che se non lo disturbo, lui si disinteresserà di me.
Ogni parte della città vive nella sua bolla e ha difficoltà a venire a contatto con l'altra. Non per questo viviamo in uno stato di natura hobbesiano. Nel nostro piccolo di media borghesia, viviamo quasi normalmente, io non ho mica paura di scendere per le strade. Certo conosco i posti pericolosi, non porto mai molti soldi nel portafogli, ma non ho la sensazione di vivere in una sorta di Bronx.
Questi omicidi sono frutto di scontri e regolazioni di conti di camorra, non del clima di illegalità, secondo me.
Il clima di illegalità va combattuto in profondità, cominciando dalla scuola e aggredendo le realtà economiche in mano alla criminalità.
PiE81
00mercoledì 1 novembre 2006 20:57
Re:

Scritto da: Antonio Piccolo 01/11/2006 11.11
L'esercito in sé non ha significato, poiché il problema di Napoli non è l'assenza in quantità di forze dell'ordine o le loro potenzialità, ma la loro corruttibilità. Se far venire l'esercito significa portare uomini nuovi che non sono "ammacchiati con la camorra" (per usare un'espressione dialettale), allora va bene, ma questo vuol dire che bisogna dargli il cambio totale ogni tre mesi. Cosa che non avverrebbe mai, credo.



Daccordo.
Nella mia prima risposta stavo appunto per citare l'esempio di Forcella, in cui i poliziotti, che risiedono lì stabilmente dall'omicidio della 14enne Annalisa, non fanno altro che trascorrere il tempo con la gente del posto (molti dei quali sicuramente non incensurati) trascurando quello che succede intorno, a partire dalle piccole irregolarità.
pezzidivetro...
00giovedì 2 novembre 2006 09:34
Chi pensa di estirpare o limitare la camorra con l'esercito e'veramente un illuso... e'praticamente come cercare di ammazzare le mosche sparando con un cannone a casaccio. Probabilmente operazioni di intelligence, raccolta di informazioni e il focalizzare l'attenzione sui pesci grossi potrebbe essere un inizio.
Non ho ben chiara una cosa: la microcriminalita'(forse proprio quella che crea piu'insicurezza nei cittadini) e'principalmente composta da cani sciolti o e'una diramazione piu'capillare della camorra?
Non sono d'accordo sul puntare il dito contro le forze dell'ordine, addossando loro una forte percentuale delle colpe... non voglio credere che tutti siano cosi'corrotti!
Per quanto riguarda la legalizzazione delle droghe leggere.. effettivamente stroncano gli affari della criminalita'? Giusto per riflettere, in Olanda, ho letto su Focus di qualche tempo fa, la cannabis e'comprata da canali non proprio ufficiali... ho paura che si eliminerebbero solo gli spacciatori di strada.
Alessandro
PiE81
00giovedì 2 novembre 2006 12:21
Re:

Scritto da: pezzidivetro... 02/11/2006 9.34

Non sono d'accordo sul puntare il dito contro le forze dell'ordine, addossando loro una forte percentuale delle colpe... non voglio credere che tutti siano cosi'corrotti!




Ma scherzi? Solo un cieco non noterebbe che le forze dell'ordine convivono con questa situazione senza combatterla, a mio avviso, come si deve. Non so se per paura, se per enormità del problema o per corruzione.
Basta trascorrere una mattinata in alcune zone per vedere quanti sono i crimini che avvengono sotto gli occhi delle forze armate. GdF che passeggia per via Roma tra bancarelle fuorilegge, motorini che circolano a tre senza casco sotto gli occhi dei vigili, Rettifilo carico di extracomunitari che vendono cd e oggetti griffati falsi; in più vi sono delle zone che sono veri e propri tumori, tipo dietro la Duchesca che è un vero è proprio mercato del contraffatto, da cd a scarpe; e magari con la stazione mobile dei carabinieri a pochi passi.
(SiG)
00giovedì 2 novembre 2006 17:19
Re: Re:

Scritto da: GreatGig 01/11/2006 13.48


La mia idea è che a Napoli non esista una sola città. Ci sono enormi fratture, intere porzioni di cittadinanza incapaci di parlarsi, di comunicare, di capire la realtà che ognuna di loro vive. Per dirla in breve, per me un ragazzo di Secondigliano che va in giro con il coltello, che parla solo dialetto, che si fa di coca, è un perfetto straniero, quasi un alieno. So che se non lo disturbo, lui si disinteresserà di me.
Ogni parte della città vive nella sua bolla e ha difficoltà a venire a contatto con l'altra. Non per questo viviamo in uno stato di natura hobbesiano. Nel nostro piccolo di media borghesia, viviamo quasi normalmente, io non ho mica paura di scendere per le strade. Certo conosco i posti pericolosi, non porto mai molti soldi nel portafogli, ma non ho la sensazione di vivere in una sorta di Bronx.
Questi omicidi sono frutto di scontri e regolazioni di conti di camorra, non del clima di illegalità, secondo me.
Il clima di illegalità va combattuto in profondità, cominciando dalla scuola e aggredendo le realtà economiche in mano alla criminalità.




Stai descrivendo Napoli come fosse Johannesburg o Belfast, come se fosse un’accozzaglia di ghetti divisi in compartimenti stagni. Vuoi dire forse che la gente non si confonde? Che la gente dei bassifondi non frequenta le zone “bene” della città? Che i buoni stanno da una parte ed i cattivi dall’altra? Che in questo apartheid, tutto sommato, si sopravvive e pure senza troppe paure?

Poi, nella “questione Napoli” riesci davvero a scindere chiaramente l’illegalità diffusa e la camorra? E poi perché bisognerebbe scinderli? Le cronache giornalistiche ed i libri sul caso, da sempre fanno passare l’idea per cui l’insieme delle attività criminali sono piuttosto una sorta di spettro onnipresente, di clima naturale, come se l’aria stessa fosse contaminata, dove insomma ciascuno non può esimersi: quasi una Babele.

Voglio precisare che sono molto interessato a Napoli e mi affido all’opinione stessa dei napoletani per cercare di comprendere meglio questo ginepraio che, per forza di cose, arriva ai miei occhi ed alle mie orecchie viziato da molti filtri e stereotipi. Qui al nord si guarda spesso alla vostra città con un senso di sconforto, di irrimediabilità. E le invettive più dure non si ascoltano soltanto al bar, pronunciate dal “Brambilla” di turno che trangugia cicchetti al dopolavoro, ma anche dal “Coppola”, figlio di emigranti o emigrante lui stesso, gente che ha conosciuto Napoli e che non ci vuole tornare, nonostante l’enorme nostalgia.

Insomma, siamo sicuri sia davvero utile dividere i quartieri, le classi sociali, le forze dell’ordine buone da quelle cattive? Non è lo spirito pubblico dell’intera città a latitare? Qualche giorno fa ho visto un servizio delle “Iene”, dove il portiere di un ufficio di collocamento (se non ricordo male) "aveva praticamente in appalto" le assunzioni in non so quale ufficio pubblico. La colpa sarà anche dell’assessore, del boss camorrista, della nicchia di ragazzini scioperati che bigiano e che derubano il turista americano, MA la colpa sta anche sulle spalle di uomini comuni e banali, deresponsabilizzati, gregari; come ad esempio il portiere, il netturbino, l’ultimo e misero vigile urbano.


Simone.

[Modificato da (SiG) 02/11/2006 17.21]

pedruzzo79
00giovedì 2 novembre 2006 22:18
Napoli si salverà solo se i napoletani lo vorranno.
Credo che l'esercito sia una buona idea solo se arriverà massiccio e se resterà molto a lungo, anni. Dovrebbe occuparsi di tutte quelle piccole e grandi illegalità che sono diventate abitudine, vedi ad esempio andare i tre in motorino senza casco e magari con la borsa della spesa o spacciare alla luce del sole. Il tutto in tenuta anti sommossa. La polizia dovrebbe collaborare oltre che occuparsi di tutte le indagini che gli spettano. Nel frattempo si dovrebbe partire con una campagna culturale che copre tutte le fasce d'età.
Chi di voi è venuto a Treviso è rimasto stupito da quanto la città fosse pulità, sabato scorso ero in Piazza dei Signori a salutare un mio amico che gestisce una discoteca, mi raccontava che ogni sabato mentre loro distribuiscono gli inviti arrivano due agenti e multano i passanti che ricevuto l'invito lo buttano per terra. Cinque minuti dopo sono arrivati. Tempo fa tra l'altro avevo assistito, sempre per via di questo amico, al sindaco stesso che faceva una sfuriata in piazza per lo stesso gesto. Con gli anni poi quello che facevi per costrinzione lo fai per cultura. Ecco perchè la città è pulita.

Napoli si salverà solo se i napoletani lo vorranno.

Andrea

[Modificato da pedruzzo79 02/11/2006 22.21]

pane e castagne
00venerdì 3 novembre 2006 00:10
per quanto mi riguarda,sono stato a Napoli nella notte bianca.Come biglietto da visita,ho avuto la questura che ci intimava di chiudere i finestrini ed abbassare le sicure,allora dovetti convincere la mia ragazza a proseguire l'avventura,fermo restando che vivo in una città pure a rischio ed,addirittura,sotto crack finanziario (situazione che Napoli ha conosciuto da un decennio a questa parte).Ho notato che la gente (quella che ho incontrato,dal gestore dell'albergo all'artigiano) ha un'omertosa tolleranza verso quelli che spacciano o che commettono malaffari ed ha acqisito pure un certo dinamismo nel convivere con questa realtà.tutti mi hanno detto:"devi stare SOLO attento!".
Peccato perchè questa città è bellissima perchè visitandola di giorno (di notte è impossibile)ho ammirato il "Cristo velato" ed il duomo.opere uniche nel mondo,non ho però un ricordo fotografico per le note ragioni.
pezzidivetro...
00venerdì 3 novembre 2006 10:08
Re: Napoli si salverà solo se i napoletani lo vorranno.

Scritto da: pedruzzo79 02/11/2006 22.18
Credo che l'esercito sia una buona idea solo se arriverà massiccio e se resterà molto a lungo, anni. Dovrebbe occuparsi di tutte quelle piccole e grandi illegalità che sono diventate abitudine, vedi ad esempio andare i tre in motorino senza casco e magari con la borsa della spesa o spacciare alla luce del sole. Il tutto in tenuta anti sommossa. La polizia dovrebbe collaborare oltre che occuparsi di tutte le indagini che gli spettano. Nel frattempo si dovrebbe partire con una campagna culturale che copre tutte le fasce d'età.
Chi di voi è venuto a Treviso è rimasto stupito da quanto la città fosse pulità, sabato scorso ero in Piazza dei Signori a salutare un mio amico che gestisce una discoteca, mi raccontava che ogni sabato mentre loro distribuiscono gli inviti arrivano due agenti e multano i passanti che ricevuto l'invito lo buttano per terra. Cinque minuti dopo sono arrivati. Tempo fa tra l'altro avevo assistito, sempre per via di questo amico, al sindaco stesso che faceva una sfuriata in piazza per lo stesso gesto. Con gli anni poi quello che facevi per costrinzione lo fai per cultura. Ecco perchè la città è pulita.

Napoli si salverà solo se i napoletani lo vorranno.

Andrea

[Modificato da pedruzzo79 02/11/2006 22.21]






Caro andrea,
forse hai ragione, e'un problema di cultura (pero'basta co sta treviso!! Io te la raderei al suolo[SM=g27789])
E mi trovi d'accordo su quello che dici... napoli si salvera'solo se i napoletani lo vorranno...magari non dando inizio ad una caccia al colpevole, ma ad una seria ricerca della soluzione.
Magari un primo cambiamento sarebbe il rispetto della regola non solo perche'si teme la punizione, ma per senso civico... magari tralasciando per un attimo la mentalita' piuttosto diffusa di trovare sempre delle scappatoie.
Ale


Antonio Piccolo
00venerdì 3 novembre 2006 11:42
Re: Napoli si salverà solo se i napoletani lo vorranno.

Scritto da: pedruzzo79 02/11/2006 22.18

Tempo fa tra l'altro avevo assistito, sempre per via di questo amico, al sindaco stesso che faceva una sfuriata in piazza per lo stesso gesto. Con gli anni poi quello che facevi per costrinzione lo fai per cultura. Ecco perchè la città è pulita.

Napoli si salverà solo se i napoletani lo vorranno.

[Modificato da pedruzzo79 02/11/2006 22.21]




Se io, a Napoli, faccio una sfuriata a uno che ha buttato una carta a terra, costui mi manda al camposanto, con l'aiuto delle guardie: "ma che d'è, stu scem'...'o signurin'!".
=Panda=
00venerdì 3 novembre 2006 11:59
Retorica della retorica
Nel parlare di Napoli, della questione meridionale in genere, troppo spesso si casca – pur nella migliore buona fede – nella piu’ miope retorica.
Pur volendo saltare a pie’ pari tutta le considerazioni storiche – Napoli e l’intero mezzogiorno d’Italia sono stati per secoli territorio di conquista per chiunque – credo si debba almeno fare una corretta descrizione della realta’.
Io, napoletano, ho vissuto per sei anni a Bolzano, per due a Bari, per uno a Roma… sono un privilegiato avendo avuto modo di “vedere” le differenze, e non sono poche.
E’ certo vero che il degrado della citta’ e dei suoi abitanti ha assunto dimensioni tragiche, ma non credo che tutto possa ricondursi alla mera “repressione”
Si deve agire evidentemente sulle cause di tale degrado e porre le condizioni per il cambiamento di rotta.

Io sono Lorenzo: sono nato il 02/02/1987 a Bolzano, all’ospedale San Maurizio, un bell’ospedale dove la mattina passavano la cera nei corridoi e mamma e papa’ non hanno speso un centesimo di medici e medicine. All’ospedale ogni mattina passava l’infermiera con la tiralatte elettrica per mungere la mamma e dare il suo latte ai bambini immaturi. Quando sono uscito mi hanno regalato una confezione di latte in polvere, pannolini e un libretto sanitario…
Io sono Francesco: sono nato col cesareo il 26/04/1990 a Napoli, in una clinica privata (perche’ all’ospedale proprio non si puo’) e mamma e papa’ hanno speso un milione al chilo di chirurgo (3,6 Kg = 3.600.000 lire) piu’ le spese di “sistemazione alberghiera”. Pur essendo una clinica privata di un certo “nome” nel bagno c’erano gli scarafaggi. Quando la mia mamma ha chiesto una tiralatte le han detto che non c’era e quindi papa’ e’ dovuto andare in farmacia a comprarne una, solo che quel giorno il Napoli aveva vinto lo scudetto e quindi la citta’ era paralizzata e per trovare la tiralatte ha impegato piu’ di tre ore... Quando sono uscito dall’ospedale non mi hanno dato nulla, anzi, mamma e papa’ hanno dato 100.000 lire di mancia alle infermiere ringraziandole per essere state gentili e aver fatto il bidet alla mamma quasi tutti i giorni…
Io sono ancora Lorenzo: ricordo il mio primo giorno di scuola, all’asilo. La maestra mi ha accolto con un sorriso e ci ha portati a giocare in giardino. Il giorno dopo non siamo andati a giocare in giardino perche’ c’era uno scivolo un po’ arrugginito e siccome c’era stata una protesta delle mamme era stato immediatamente sostituito… il giorno dopo c’era un nuovo scivolo bello e lucente…
Francesco: il primo giorno di scuola all’asilo l’ho potuto fare perche’ mamma conosceva la direttrice e cosi’, solo grazie alla sua raccomandazione, son potuto andare a scuola. In classe ci stavo col cappottino perche’ il riscaldamento non funzionava…

Continuo?
Ciao,
Panda
pedruzzo79
00venerdì 3 novembre 2006 13:08
Panda non ho capito come la pensi.

"Se io, a Napoli, faccio una sfuriata a uno che ha buttato una carta a terra, costui mi manda al camposanto, con l'aiuto delle guardie: "ma che d'è, stu scem'...'o signurin'!".

Antonio, tenuta anti sommossa.


Andrea
PiE81
00venerdì 3 novembre 2006 13:36
Andrea, non so se Panda in un certo senso voleva dire quello che sto per scrivere, ma penso che non è corretto parlare di cambiamenti nei termini che hai usato, "Se i napoletani lo vorranno".

E' ovvio che il problema risiede nelle persone (e non nelle forze dell'ordine - corrotte, impaurite, ma non causa - come invece qualcuno ha frainteso); però il problema va risolto alla radice e non sulle conseguenze.
Se sin dalla nascita ci si trova dinanzi ad una realtà particolare e si cresce in un certo modo (da cui la famosa arte di arrangiarsi di F.Salvatore che ben sai), non penso che il tutto dipende semplicemente dalla volontà delle persone.
Antonio Piccolo
00venerdì 3 novembre 2006 14:00
Re:

Scritto da: PiE81 03/11/2006 13.36
Andrea, non so se Panda in un certo senso voleva dire quello che sto per scrivere, ma penso che non è corretto parlare di cambiamenti nei termini che hai usato, "Se i napoletani lo vorranno".

E' ovvio che il problema risiede nelle persone (e non nelle forze dell'ordine - corrotte, impaurite, ma non causa - come invece qualcuno ha frainteso); però il problema va risolto alla radice e non sulle conseguenze.
Se sin dalla nascita ci si trova dinanzi ad una realtà particolare e si cresce in un certo modo (da cui la famosa arte di arrangiarsi di F.Salvatore che ben sai), non penso che il tutto dipende semplicemente dalla volontà delle persone.



Quoto.

Aggiungo che alla radice, per me, vuol dire innanzitutto lavorare sulla mentalità (dire "impresa omerica" è poco), ma anche sul politico: partire dal fattore economico e da chi lo gestisce.
pedruzzo79
00venerdì 3 novembre 2006 14:10

"Se io fossi san Gennaro non sarei cosi' leggero
Con i miei napoletani io m'incazzerei davvero
Come l'oste fa i conti dopo tanto fallimento
Senza troppi complimenti sarei cinico e violento"

E ancora:

"Se io fossi San Gennaro giuro che mi vestirei
Pulcinella Che Guevara e dal cielo scenderei
Per gridare alla mia gente tutto cio' che mi fa male
E finire da innocente pure io a Poggioreale"

Pierluigi, Antonio e Panda non vedo come quello che dite sia in contrasto con il mio pensiero.

Deve cambiare la cultura dei Nopoletani non basta che cambino i politici che la governano. O i napoletani lo capiscono e lo vogliono o non se ne esce. Io come farglielo capire l'ho suggerito. Voi cosa proponete?
Finisco sempre con le stesse citazioni, ma se ci sta ci sta!

Gattopardo docet..

Andrea


Andrea
PiE81
00venerdì 3 novembre 2006 14:49
Re:
Non capisco che vuoi dire.
Confondi la causa e l'effetto. Che la mentalità delle persone è da cambiare non ci piove. Ma non è una pura questione di volontà ..
Le cose andrebbero gestite dall'alto, considerando anche il fattore economico che dice Antonio.

Ma pensi, tanto per fare il più banale degli esempi, che l'immondizia non raccolta per un mese è colpa del popolo napoletano?
Una mente che non contestualizza potrebbe pensare che la massa, sapendo il problema, faccia una raccolta differenziata anzichè dare fuoco ai cassonetti. Mi auguro che tu non la pensi così.

Inoltre se questo è uno, non pensi che possono essere tanti i problemi gestiti male (e più nascosti) dall'alto?

PS non dimenticarmi però la quinta strofa della canzone.
(SiG)
00venerdì 3 novembre 2006 15:09
Re: Re:

Scritto da: PiE81 03/11/2006 14.49

Non capisco che vuoi dire.
Confondi la causa e l'effetto. Che la mentalità delle persone è da cambiare non ci piove. Ma non è una pura questione di volontà ..
Le cose andrebbero gestite dall'alto, considerando anche il fattore economico che dice Antonio.

Ma pensi, tanto per fare il più banale degli esempi, che l'immondizia non raccolta per un mese è colpa del popolo napoletano?
Una mente che non contestualizza potrebbe pensare che la massa, sapendo il problema, faccia una raccolta differenziata anzichè dare fuoco ai cassonetti. Mi auguro che tu non la pensi così.

Inoltre se questo è uno, non pensi che possono essere tanti i problemi gestiti male (e più nascosti) dall'alto?

PS non dimenticarmi però la quinta strofa della canzone.




Tu dici che “le cose andrebbero gestite dall’alto”. Io penso invece, come immagino anche Pedruzzo, che istituzioni e popolazione siano in realtà due facce della stessa medaglia: l’humus sociale di riferimento è esattamente lo stesso. E’ una specie di circolo vizioso (o virtuoso, a seconda dei casi) o di gatto che si morde la coda. Per carità, non voglio mettere tutti dentro lo stesso calderone, ma dividere le responsabilità ed assolvere la popolazione è per me un errore fortissimo. Più spesso di quanto si è soliti pensare, le istituzioni sono lo specchio della società, e non è una frase fatta. Se a Treviso c’è un’autorità che punisce chi getta le carte per terra, è perché questa è legittimata da qualcuno che condivide quello spirito d’azione. Vuol dire che a Treviso c’è uno spirito pubblico più sano e consapevole. E’ una questione prima di tutto antropologica.
pezzidivetro...
00venerdì 3 novembre 2006 15:11
Re: Re: Re:

Scritto da: (SiG) 03/11/2006 15.09



Tu dici che “le cose andrebbero gestite dall’alto”. Io penso invece, come immagino anche Pedruzzo, che istituzioni e popolazione siano in realtà due facce della stessa medaglia: l’humus sociale di riferimento è esattamente lo stesso. E’ una specie di circolo vizioso (o virtuoso, a seconda dei casi) o di gatto che si morde la coda. Per carità, non voglio mettere tutti dentro lo stesso calderone, ma dividere le responsabilità ed assolvere la popolazione è per me un errore fortissimo. Più spesso di quanto si è soliti pensare, le istituzioni sono lo specchio della società, e non è una frase fatta. Se a Treviso c’è un’autorità che punisce chi getta le carte per terra, è perché questa è legittimata da qualcuno che condivide quello spirito d’azione. Vuol dire che a Treviso c’è uno spirito pubblico più sano e consapevole. E’ una questione prima di tutto antropologica.



Perfettamente d'accordo!
=Panda=
00venerdì 3 novembre 2006 15:41
Pullecenella
Mi rendo conto che mi sono espresso piuttosto male. Cerco di essere meno criptico.
La “mentalita’” di una collettivita’ non e’ solo ed esclusivamente frutto della volonta’ ma in buona parte deriva dalla necessita’ di adattamento alle “circostanze”.
E queste circostanze sono determinate da fattori che spesso sfuggono al controllo della stessa collettivita’.
Essere stati “terra di conquista” per secoli ha prodotto sicuramente dei “guasti”, la maschera di Pulcinella (servo che sfugge lo sfruttamento del suo padrone con filosofica astuzia) ne e’ un esempio. E chi e’ sempre stato trattato da servo, da servo si comporta.
Altro esempio:
io lavoro al Centro Direzionale (struttura semi-futuristica progettata da Kenzo Tange!) e in tutta l’area circostante era vietata la sosta (zona rimozione!). Bene, un giorno ho trovato al posto dei cartelli di divieto quelli di sosta a pagamento con tanto di strisce blu. Un balzello… Ovvero: i vigili urbani a Napoli non dirigono il traffico (sempre piu’ caotico) ma sono solo dei gabellieri. Che c’azzecca? Tu Amministratore Illuminato metti le strisce blu a prescindere da viabilita’, scoraggiamento dell’uso della vettura privata, inquinamento… cerchi solo il MIO denaro… e io allora che faccio? Trovo l’accrocchio per non sottostare alla tua prepotente e banditesca vessazione: permessi per disabili piu’ o meno falsi, grattini taroccati, ricorsi per le multe…
Altro esempio ancora:
qualche sera fa ho accompagnato una persona all’ospedale Cardarelli (il piu’ grande del mezzogiorno!) e mi hanno rimandato indietro perche’ il pronto soccorso oculistico chiude alle 20:00. Un ospedale che serve 1.000.000 di abitanti! Se ti finisce dell’acido nell’occhio devi organizzarti perche’ cio’ avvenga prima delle otto di sera!
E allora? Ti rassegni e perdi l’occhio o chiami l’amico, l’amico dell’amico, il”cumpariello”, il capo-zona, chiunque per arrivare a contattare l’oculista che ti fa “il piacere”…
Ultimo esempio:
davanti al centro per la cura dei tumori hanno posto una statua che raffigura una donna nuda con le mani sul volto in una posa “disperata”. Per rimuoverla e’ stata fatta una raccolta di firme, e’ stata imballata piu’ volte con la carta igienica, e’ stata coperta con sacchetti della spazzatura… di tutto, praticamente, ma… la statua e’ ancora li, inamovibile monumento al prevalere della volonta’ dell’Amministrazione su quella dei cittadini…
Insomma, Pulcinella e’ “mariuolo”, certo… ma… e’ triste, sconsolato, rassegnato, trattato sempre da servo, vessato, bastonato… come potrebbe mai essere diverso da cosi’?
Ciao
Panda
PiE81
00venerdì 3 novembre 2006 16:09
Re: Re: Re:

Scritto da: (SiG) 03/11/2006 15.09



Tu dici che “le cose andrebbero gestite dall’alto”. Io penso invece, come immagino anche Pedruzzo, che istituzioni e popolazione siano in realtà due facce della stessa medaglia: l’humus sociale di riferimento è esattamente lo stesso. E’ una specie di circolo vizioso (o virtuoso, a seconda dei casi) o di gatto che si morde la coda. Per carità, non voglio mettere tutti dentro lo stesso calderone, ma dividere le responsabilità ed
assolvere la popolazione è per me un errore fortissimo. Più spesso di quanto si è soliti pensare, le istituzioni sono lo specchio della società, e non è una frase fatta. Se a Treviso c’è un’autorità che punisce chi getta le carte per terra, è perché questa è legittimata da qualcuno che condivide quello spirito d’azione. Vuol dire che a Treviso c’è uno spirito pubblico più sano e consapevole. E’ una questione prima di tutto antropologica.



Non ho assolto la popolazione, ma le responsabilità vanno divise eccome.
E sul fatto che qua si cresce con uno spirito pubblico meno sano e consapevole?
Perchè avviene? Forse perchè si cresce in un contesto particolare?
Mah.
Pedruzzo parlava di volontà delle persone e da lì la mia risposta. Non scherziamo dai, pensare che la totalità delle persone cambiano per volontà propria è assurdo e improbabile. Da qui la gestione dall'alto, ovviamente a lungo termine; mi sembra una cosa così logica.

Del resto, il discorso "volontà" è talmente ampio che invade la mia materia di studio. La volontà agisce sul singolo individuo, statiscamente si sa che i sistemi e le grandi masse tendono al disordine, "a ciò che è più comodo". Quando vi dicono "Se ognuno di voi desse il suo piccolo contributo" (frase che dicono spessissimo, dal risolvere la fame nel mondo ai piccoli risparmi di acqua e luce), fidati, ti stanno solo prendendo in giro.

Per spiegarmi meglio, ti faccio un breve e piccolo esempio di disagio quotidiano che invade la metropolitana (è unicamente una coincidenza che anche in questo esempio si parla di disagio a Napoli).
Ogni mattina prendo la metropolitana, la Linea 2, treni non di ultima generazione, le cui porte d'ingresso ai vagoni sono disposte molto lontane. Puntualmente, in caso di folla, la gente si accalca sulle porte d'ingresso, c'è chi non riesce ad entrare ed in preda al nervosisimo getta la colpa sulle persone che sono riuscite a salire e che non si sono disposte lungo i corridoi, in modo tale da permettere l'ingresso ad un maggior numero di individui.
E' una scena che accade sempre. Colpa del singolo individuo? Assolutamente no.
La colpa semmai è dell'insieme delle persone, del collettivo, e dato che ogni persona non può agire sulla mente altrui, la questione va gestita dall'alto.
Infatti la colpa è unicamente dei progettisti di quelle vecchie metropolitane; pretendere che le persone si dispongano autonomamente verso la disposizione ottimale per il collettivo è davvero da ignoranti e al di fuori di ogni logica.
PiE81
00venerdì 3 novembre 2006 16:13
Re: Pullecenella

Scritto da: =Panda= 03/11/2006 15.41
La “mentalita’” di una collettivita’ non e’ solo ed esclusivamente frutto della volonta’ ma in buona parte deriva dalla necessita’ di adattamento alle “circostanze”.



Guarda un pò, abbiamo scritto in contemporanea lo stesso concetto.
Antonio Piccolo
00venerdì 3 novembre 2006 16:17
1. Non è questione di "cambiare i politici"...
quando Sofia Coppola (!) è venuta a Caserta per girare delle scene del suo film su Maria Antonietta non ha pagato il pizzo per la reggia alla camorra. Cosa è successo? Le hanno incendiato il set e le strutture. Badate bene: la camorra ha il potere di recriminare diritti su una struttura come la reggia di Caserta con una produzione enorme, ricca e potente come quella che finanzia i film di Sofia Coppola!
Bene. Alle ultime elezioni amministrative la Iervolino, dopo cinque anni di declino della città, ha trionfato (la sinistra, inoltre, ha ottenuto nove municipalità su dieci). Ditemi voi, dopo la storia che v'ho raccontato, se tale trionfo si può ritenere possibile senza il beneplacito della malavita.
Non voglio dire che i due mondi si identifichino del tutto - soprattutto perché ci sono tanti uomini sulla cui onestà non si può discutere -, ma in parte sì e, comunque, collimano parecchio.

2. Quando parlo di fattore economico, non parlo necessariamente del mercato della droga (che è sicuramente il mercato da cui la camorra trae più profitto, ed è indiscutibile che la legalizzazione non viene attuata solo per questa ragione). Non parlo neanche del pizzo che, amici miei, è scontato. Parlo del fatto che ci sono catene e catene di negozi proprietà di camorristi, che comprano all'ingrosso di altri camorristi, e fanno i trasporti merci con aziende di altri camorristi. Ti vuoi rivolgere ad altri?

Hai una famiglia da mettere a repentaglio?
pedruzzo79
00venerdì 3 novembre 2006 16:42
Antonio dice: "Aggiungo che alla radice, per me, vuol dire innanzitutto lavorare sulla mentalità (dire "impresa omerica" è poco), ma anche sul politico: partire dal fattore economico e da chi lo gestisce."

Ecco io quoto.

Ripropongo il mio pensiero e ripongo una domanda a cui non ho avuto risposta.

Credo che una strada percorribile per Napoli in questo momento sia:

- Esercito in massa (anni!!!), per lungo tempo e schierato in tenuta anti sommossa. Si dovrebbe occupare di tutte le questioni inerenti la legalità spiccia, cinture, caschi, semafori, ecc. intervenire ovviamente in caso assista a rapine e simil cose.

- La polizia dovrebbe continuare a fare il proprio lavoro sapendo di poter contare quando vuole sull'appoggio di uomini e mezzi dell'esercito.

- Dovrebbe partire un piano serio e lungimirante atto a produrre una nuova mentalità che non sia quella dell'arrangiarsi. Io se mi mettono un parcheggio a pagamento dove non dovrebbero non divento un finto-disabile, spero nemmeno tu Panda.

- Io non colpevolizzo a priori i napoletani però non posso giustificarli perchè sono nati in una situazione difficile. Se facessi così giustificherei un pedofilo perchè anch'esso da piccolo è stato abusato. Scendendo nel personale, mio padre mi ha abbandonato ma non per questo io mi sento autorizzato a farlo con un mio eventuale figlio.

- Secondo me si è illusi nel pensare che con la bacchetta magica si cambiano le cose, o si ribella la città intera o non cambia nulla. Qui il problema non è solo la camorra, alla camorra che non metti la cintutra non frega nulla. O forse sì gli frega, nella misura che più c'è poco ripsetto della legge più lei si sente a casa.

- All'estero stanno tutti (non sempre) in fila in modo educato, sono superiori a noi? Non credo!!!!

- Secondo me è questione di volontà, certo non è semplice, certo la volontà non deve essere frustrata da politici miopi e corrotti, certo è che il politico più onesto non può nulla se dall'altra parte non ha una risposta di legalità.

- Come è possibile che si cambi qualcosa in questo momento se non con sacrificio e mano dura.

La domanda:

Cosa suggerite, quale soluzione??

Andrea


Pie tutta la canzone di Salvatore rispecchia il mio parere dalla prima all'ultima strofa.

Ho ben presente che qui si fanno delle ipotesi ma che poi nel concreto tutto è più difficile, lo so benissimo.
(SiG)
00venerdì 3 novembre 2006 17:03

A Panda vorrei ribadire che non può trattarsi soltanto di motivazioni storiche o politiche. Del resto anche il nord Italia ha subito le sue dominazioni straniere (su tutte quella spagnola, quella austriaca, quella francese), a volte “adattandosi alle circostanze”, a volte no. Lo stesso doloroso processo di Unità ha chiaramente evidenziato una divergenza di spirito pubblico nelle diverse regioni italiane.

Per rendersi conto di tutto ciò consiglio la lettura de “La tradizione civica nelle regioni italiane” di Robert Putnam e pure “Italia: una nazione senza religione civile” di Carlo Tullio-Altan.



Scritto da: PiE81 03/11/2006 16.09
pensare che la totalità delle persone cambiano per volontà propria è assurdo e improbabile. Da qui la gestione dall'alto, ovviamente a lungo termine; mi sembra una cosa così logica.

La colpa semmai è dell'insieme delle persone, del collettivo, e dato che ogni persona non può agire sulla mente altrui, la questione va gestita dall'alto.



A Piè dico invece che condivido ciò che scrive, tranne la sua conclusione. Come può un cuoco cucinare una buona zuppa di pesce, se il pesce di cui dispone è guastato? Anche il cuoco più serio ed onesto del mondo avrebbe serie difficoltà nella riuscita. L’esempio forse è ostico, duro, ma rende.

Per piacere poi non scadiamo nel dilemma “è nato prima l’uovo o la gallina?”: sono nati prima i permessi per i disabili taroccati o il governo ladro che mette le strisce blu? è nata prima la maleducazione o i progettisti di metropolitane poco avveduti? Dai, è proprio in questi vostri esempi assurdi che si evince che la questione tocca tutti quanti e non soltanto le istituzioni o le frange più disagiate della città. Quando la città non funziona, tutti quanti i suoi cittadini devono sentirsi responsabili. Una responsabilità "politica", s'intende.


Simone.
=Panda=
00venerdì 3 novembre 2006 18:00
ingenuita'

Scritto da: pedruzzo79 03/11/2006 16.42
- Io se mi mettono un parcheggio a pagamento dove non dovrebbero non divento un finto-disabile, spero nemmeno tu Panda.



Mi pare evidente che la questione non e' cosa faccia Panda, ma cosa fa un intera collettivita' sottoposta ad una continua vessazione, costretta ogni istante a subire ingiustizie ed angherie...
Speravo che gli esempi (tutti reali, concreti e vissuti personalmente) potessero rendere l'idea della situazione reale.
Evidentemente non e' stato cosi'...
Purtroppo si continua a parlare della questione in termini che non vogliono tenere conto della necessita' di vivere giorno dopo giorno, istante dopo istante, in una realta' che e' molto complicata.
Quand'ero a Bolzano parcheggiavo dove si poteva e senza taroccare nulla, ma a Bolzano avevo diritto ad un finanziamento provinciale agevolato per l'acquisto della prima casa di 110.000.000 di lire (anno 1987). A Napoli il solo parcheggio (gabella) per andare al lavoro incide(rebbe) per il 5% del mio reddito.
A Milano (come in tutto il resto d'Italia) la tangenziale e' gratuita, mentre io mi faccio 40 min/gg di fila solo per l'esazione del pedaggio di 65 cent.
Gran parte della zona residenziale "bene" di Napoli (Posillipo) non ha strisce blu e molte case (da alcuni milioni di euro ciascuna) sono accatastate come edilizia economica e popolare e pagano meno ICI di me...
Per lavorare a Napoli devi necessariamente (indispensabilmente) "conoscere" qualcuno oppure fai la valigia e vai a lavorare a Bolzano!
Pensare che si possano applicare isolatamente categorie come "onesta'", "correttezza", "rettitudine" in contesti nei quali la sopravvivenza stessa e' determinata dalla capacita' di "adattarsi" non e' solo ingenuo e demagogico, ma pericoloso in quanto celando la realta' del problema ne impedisce qualsiasi soluzione.

Ciao
Panda
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