Intervista a Francesco La Vecchia, il direttore-imprenditore

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vanni-merlin
00domenica 18 marzo 2007 00:33
Intervista a Francesco La Vecchia, il direttore-imprenditore

di Annalisa Serpilli

"La nostra è l'unica orchestra stabile in Italia e in Europa che beneficia solo di soldi privati". Sono le parole di Francesco La Vecchia, direttore musicale ed artistico dell'Orchestra sinfonica di Roma della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, la terza formazione della Capitale.

Come riuscite a sopravvivere solo con fondi privati?
C'è la fondazione bancaria che da diversi anni finanzia una serie di iniziative grazie agli avanzi di gestione dei loro risparmi annuali, destinandoli a opere di beneficenza, sanità, ricerca e cultura. In questo ultimo ambito sono stati finanziati, il Museo del Corso a Roma, e la mia Orchestra sinfonica che ormai festeggia il suo quinto anno.

Il vostro modello, secondo lei è esportabile anche per la gestione di altri enti che si occupano di musica classica e lirica in Italia?
Ammetto che la nostra Orchestra rappresenti un unicum e che difficilmente si può copiare. La nostra struttura economica, gestionale e manageriale, non ha nulla di paragonabile con la realtà ad esempio degli Enti lirici italiani, che non hanno problemi di congruità di risorse o, meglio, molti dicono di non averne. Tutti gli anni sappiamo benissimo che ci sono dei disavanzi imbarazzanti e gli enti pubblici trovano sempre risorse per risolvere problemi di sovrintendenti, direttori artistici e direttori musicali che fanno saltare in aria bilanci molto impegnativi. Sento parlare di 10, 15, 20 milioni di euro di disanvanzo in un anno e questo da noi non potrebbe accadere. Basterebbe un disavanzo di soli 10 euro per farci saltare tutti in aria. Eppure molti di questi enti hanno 30 volte il nostro budget. Il nostro finanziamento si aggira attorno ai 5 milioni di euro l'anno e riusciamo comunque a mettere in cartellone 108 concerti a stagione comprese 5 opere liriche. Inoltre negli ultimi cinque anni, abbiamo recuperato l'Auditorium romano di via della Conciliazione e il Festival alla Basilica di Massenzio che negli anni Sessanta-Settanta era considerato tra i più prestigiosi al mondo. Da quando l'Orchestra è nata ci siamo esibiti in 300 concerti decentrati nelle Basiliche romane nelle scuole, nelle piazze, nelle ambasciate, nei centri culturali, sempre gratuitamente. Senza chiedere un euro a nessuno.

Eppure molti direttori artistici sostengono che la cultura debba sostenersi solo con fondi pubblici, in modo tale da rimanere un tesoro alla portata di tutti e diffuso ovunque.
E' vero dovrebbe essere così e io infatti considero il nostro, un caso fortunato e isolato, perché il presidente della nostra Fondazione non ha mai interferito con le scelte artistiche del mio lavoro . Di sole due cose si è sempre interessato: la qualità culturale degli eventi in programma e una gestione oculata delle risorse. I nostri dipendenti sono tutti assunti con un contratto nazionale di lavoro, paghiamo i contributi a tutti e riusciamo a finanziare anche cori imponenti per le nostre ospitate come La Scala di Milano o il London Sinphony.

A che punto è l'Italia rispetto agli altri paesi Europei sul piano della cultura musicale?
L'Italia è indietro soprattutto da Firenze in giù. Un annoso problema è considerato quello dei conservatori. In Italia ce ne sono circa ottanta, settanta in più di quelli che servirebbero. Ciò significa che nel nostro Paese ci sono 1500 cattedre di pianoforte, per fare un esempio, che quindi licenziano ogni anno 3 mila pianisti. Se consideriamo che negli ultimi 15 anni, non ci sono stati concorsi, significa che ci sono 50 mila nuovi pianisti, la maggior parte dei quali disoccupati in giro per la penisola. E' uno degli elementi d'origine di tutti i nostri mali. Sono dell'opinione che negli anni Settanta invece di passare da 15 a 80 conservatori, con gli stessi soldi, si sarebbero potute creare delle orchestre per impegnare gli allievi diplomati e per diffondere la musica sul territorio. Meglio occupare posti per la musica fatta e seguita e non solo per quella insegnata.

Da alcuni suoi collaboratori lei è considerato il Maestro–imprenditore. Perché?
Io non mi considero un imprenditore. Mi sono dato molto da fare, questo sì. A 23 anni, piuttosto che far richiesta come supplente di musica nelle scuole o aspettare una cattedra al conservatorio ho creato un'accademia internazionale a Roma, (L'Arts Accademy n.d.r.). Quindi ho dovuto imparare a far quadrare, progetti, idee rilancio e risorse. Ogni disavanzo era coperto dal mio portafoglio e questo è stato il discrimine di tutte le scelte della mia vita, fin quando non sono diventato direttore d'orchestra in giro per il mondo. Vede, io credo che il rischio nella gestione delle risorse debba essere misurato al portafogli di chi rischia. Invece in Italia si vedono troppo spesso, enti pubblici e sindaci che staccano assegni da decine di milioni di euro e ministri che guardano dall'altra parte.

Quali sono i prossimi impegni della sua orchestra?
Abbiamo un programma molto intenso che ci impone di suonare due volte a settimana. Abbiamo 4 mila abbonati e l'Auditorium ha sui 2 mila posti, e quindi c'è sempre il tutto esaurito. Poi tournee internazionali, a giugno ci sarà il concerto nel Foro Romano con 3 mila posti e orchestre ospiti di grande prestigio.




da: www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2007/03/intervista-maestro-francesco-la-vecchia.shtml?uuid=9509607c-d301-11db-804e-00000e25108c&DocRulesVie...

[Modificato da vanni-merlin 18/03/2007 0.33]

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