Il Dragone velenoso...

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Captain NEMO
00domenica 10 aprile 2005 23:39
L'immagine del Dragone e della sua uccisione da parte del bellicoso Cavaliere è probabilmente una delle più diffuse nei testi d'Alchimia. Mi è ricapitata tra le mani rileggendo il 'Libro di Crates', attribuito ad un Adepto Arabo del IX° secolo. Il libro è molto piacevole e ricco di indicazioni, pur se - come di consueto - ammantato dai mille nomi strani (uno tra tutti: il 'molybdocalco' !)....alla fine del libro l'autore soccorre un giovane cavaliere-sapiente che gli insegna come uccidere canonicamente il dragone per trarne la sua acqua: l'indicazione che 'ogni volta che ne estraeva una parte si girava dall'altra parte affinchè nulla ne potesse penetrare le sue narici' è significativa:....operazione dunque perigliosa o allegorica ?

Cercando lumi sul Web, ho trovato un sito francese in cui il libro in questione viene fatto precedere da un preambolo scritto da Philippe Litzler che stima il trattato tra i migliori di quel periodo. Riporto qui una sua frase:


...Cratès nous parle du combat avec le dragon, que ne renierait pas Fulcanelli qui nous entretint, en son temps, du combat entre la Salamandre et le Rémore… Preuve de plus qu’avec ce dragon, Cratès nous donne une indication des plus charitables. En effet, celui qui ignore ce qu’est ce dragon (qui se mord la queue, de temps à autre) ferait mieux de se consacrer à l’étude des contes de fées. Vous êtes-vous déjà demandé pourquoi Blanche Neige faillit mourir à cause d’un simple peigne ? Il y a entre ce peigne et ce dragon une très grande afinité.



Questo riferimento alla affinità tra il pettine (avvelenato), con cui la malvagia regina cerca di uccidere Biancaneve, ed il dragone, mi sta facendo arrovellare...perchè il pettine ed il dragone sono simili? [SM=g27994]m23: ...forse perchè sono entrambi 'avvelenati'? [SM=g27994]m17

Captain NEMO
Paolo Lucarelli
00lunedì 11 aprile 2005 00:32
Draghi e cavalieri e nipotine
Caro capitano,
anni fa (tanto per darmi un po’ di arie), in un piccolo saggio che pubblicai sull’alchimia islamica dedicai un accenno al libro di Crates (Kitâb Quaratis Ul-hikma). Ma evidentemente non avevamo la stessa versione. Eppure la mia era, ed è per quel che ne so, l’unica esistente, cioè quella di Berthelot-Ruelle. Ne è stata presentata un’altra?
Nella mia, Crates si addormenta e fa un sogno, dove racconta che, volendo aiutare un giovane che lottava contro un drago: “… presi una picca di ferro che lanciai contro il drago, ma questi voltosi contro di me, soffiò con tale violenza che mi fece cadere indietro, senza tuttavia che perdessi conoscenza. Tornai alla carica una seconda volta. Vedendomi tornare contro il drago con la mia picca di ferro in mano, il giovane mi gridò: «Fermati Crates, quello non basterà per uccidere il drago». Mi fermai e gli dissi: «Ebbene fai tu». Il giovane prese dell’acqua che gettò contro il drago: la testa di questo cadde e restò morto.”
Dove si dice che “quando ne estraeva una parte, etc”?
Che tra l’altro non saprei cosa potrebbe voler significare.
Il confronto con la lotta degli eroi di Cyrano non mi pare corretta. La lotta dei campioni sulfureo e mercuriale si pone in tutt’altra parte dell’Opera, molto più avanti (abbiamo già la remora). Mentre questa è la lotta iniziale delle due nature. Il cavaliere uccide il drago e, come in tutte le favole, “libera la principessa”, cioè il mercurio, dalla sua prigione.
Piuttosto si può ben assimilare alla descrizione di Cyliani, quasi identica, dove solo l’acqua magica del boccale dato dalla ninfa permetterà di distruggere la serratura della porta del tempio, protetta dal drago.
Il molibdocalco (ma davvero non lo sapeva?) ovviamente è il nostro primo caos nero, il “piombo dei filosofi”.
Altrettanto ovviamente pettine e dragone non sono per nulla simili, anzi. Il drago è la madre (o meglio la nonna) di Biancaneve, il nostro mercurio. Il pettine, o la mela avvelenata, è il nostro zolfo, e nell’operazione che uccide il vivo per risuscitare il morto non ci sono proprio più né draghi né cavalieri.
Domenicano bianco
00lunedì 11 aprile 2005 11:20
illa luce plusaro

Scritto da: Paolo Lucarelli 11/04/2005 0.32

anni fa (tanto per darmi un po’ di arie), in un piccolo saggio che pubblicai sull’alchimia islamica dedicai un accenno al libro di Crates (Kitâb Quaratis Ul-hikma).

Il molibdocalco (ma davvero non lo sapeva?) ovviamente è il nostro primo caos nero, il “piombo dei filosofi”.




Gentile Lucarelli,

ma si riferisce a "Lettere Musulmane - riflessioni sull'Alchimia" ?

Mi piacerebbe avere una piccola bibliografia di testi di alchimia islamica ( o araba) in lingue occidentali ( italiano, francese o inglese ) e acquistabili senza troppe difficoltà. A parte Geber, Kalid e qualche altro, non è che ci sia arrivato molto, da queste parti ( ibn Arabi ovviamente lo considero più un mistico, seppure straordinario ).
A quanto poi mi è stato dato di "orecchiare", pare che in certe zone del Medio Oriente l'Alchimia di laboratorio ( meglio dire solo : l'Alchimia ..) si è mantenuta vitale e ininterrotta a tutt'oggi....

Riguardo al Molybdocalco citato dal solerte Capitano non ne sapevo granchè neanche io : ricorrendo al "compilateur" Dom Pernety , nel suo dizionario, trovo la voce "molybdaena : è anche un nome dato alla litargia e al minerale di Piombo ".

cordialmente

D.B.

[Modificato da Domenicano bianco 11/04/2005 11.22]

Captain NEMO
00martedì 12 aprile 2005 00:54
Re: Draghi e cavalieri e nipotine

Scritto da: Paolo Lucarelli 11/04/2005 0.32
...Eppure la mia era, ed è per quel che ne so, l’unica esistente, cioè quella di Berthelot-Ruelle. Ne è stata presentata un’altra?
...Dove si dice che “quando ne estraeva una parte, etc”?
Che tra l’altro non saprei cosa potrebbe voler significare...


Caro Amico,

la mia versione è tratta dalla Raccolta;

'La Table d'Emeraude' edita per 'Les belles lettres' (1994) a cura di Didier Khan. Nella sua bibliografia, il curatore cita il 'Livre de Cratés' come una traduzione francese da parte di Octave Houdas dal mns. arabo 440 appartenente alla Bibliothéque Universitaire de Leyde, estratto da Histoire des Sciences. La chymie au Moyen Age, tome III: L'Alchimie Arabe di M. Berthelot, a Paris, Imprimerie Nationale, 1893, p. 44-75.

In effetti il mio sconcerto era dovuto alla confusione - non so se voluta - della nota di Litzler relativa alle lavorazioni della Prima Opera (dove c'è effettivamente il combattimento con il Dragone) e quelle molto posteriori relative alla Salamandra e alla Remora !!...

Il testo da lei riportato è esatto, ma se prosegue (almeno nella edizione in mio possesso) un po' più avanti (dopo che dal Dragone viene 'estratto' l'uovo di coccodrillo!), si dice:


Pendant que le jeune homme était occupé à cette opération, le dragon rempli de vie s’élança ; il souffla contre nous et si je n’avais pris la précaution de jeter contre lui de l’eau vivante, qui fit tomber sa tête de son corps, il nous aurait certainement fait périr.
Quand le jeune homme vit ce qui était arrivé au dragon, il entra dans une violente colère et jura qu’il réduirait ce dragon en poussière. Puis il commença à réciter de puissantes formules magiques, jusqu’à ce que le dragon fût réduit en poussière. Il en plaça les débris dans un vase, sans trop les presser. Il en sortit de l’eau, dans laquelle il y avait un poison. Chaque fois qu’il retirait une partie de cette eau, il détournait la figure pour que rien ne pénétrât dans ses narines. Quand le jeune homme eut terminé son opération, il me dit : « O Cratès, retiens bien ce que tu viens de voir et consigne-le dans ton livre, pour ceux qui viendront après toi. Ce que tu m’as vu faire, lorsque j’ai tué ce dragon, est le secret d’Hermès Trismégiste ; il l’a caché dans son livre, car il lui a répugné de le faire connaître aux profanes



Concordo naturalmente con lei sul dragone-nonna di Biancaneve, ma le osservazioni di Litzler e quell'"acqua velenosa" che viene estratta a più riprese mi hanno dato da pensare. E lei che ne pensa?

sempre di buon cuore
Captain NEMO

PS: Ero abbastanza certo che il Molybdocalco potesse essere il nostro Caos nero, ma mi piaceva il termine strano, che credo venga usato solo in questo testo....sa com'è, mi diverto a collezionare gli infiniti nomi che compaiono nell'Arte!...[SM=g27994]m17
Paolo Lucarelli
00martedì 12 aprile 2005 18:17
Caro capitano,
lei ha perfettamente ragione, e io sono stato un po’ superficiale [SM=g27994]m8: . In effetti proseguendo nella lettura si arriva al passo che lei cita. Chissà perché avevo capito che si riferisse alla prima operazione. Ma rileggendo il mio Berthelot l’ho ritrovato esattamente come lei scrive. Abbiamo evidentemente in mano lo stesso testo, e posso giustificarmi solo ripetendo che erano 20 anni che non lo prendevo più in mano.
Quanto all’evitare i fumi velenosi di certe operazioni, in particolare delle sublimazioni, sono abbastanza comuni. Lo è un po’ meno, anche se lo si ritrova qua e là, il suggerimento di badare al fatto che il mercurio filosofico è molto velenoso, e quindi a nessuno venga in mente di usarlo come medicina prima di averlo correttamente adattato all’essere umano.
Per il molibdocalco, è una definizione che si trova molto spesso nei manoscritti greco alessandrini, compresa la famosa formula “de l’écrevisse”, come la chiama Berthelot. Mi pare che lo citi anche il Ruland (ma non ho più controllato).
Paolo Lucarelli
00martedì 12 aprile 2005 18:29
Alchimia islamica
Caro domenicano,
in effetti non si trova molto, comunque le suggerisco innanzitutto, se riesce a procurarselo, il testo di Berthelot citato dal capitano, poi aggiungerei velocemente di Jâbir “Dix traités d’alchimie”, Paris 1983. H. Corbin “Alchimie come art hiératique”, L’Herne, 1986 (ma di questo credo abbiano anche fatto un’edizione italiana). Queste due opere riportano traduzioni di testi arabi. Invece come studio generale ho trovato splendido di Pierre Lory “Alchimie et mystique en terre d’Islam”, e le pagine dedicate all’ermetismo, qua e là, nei quattro volumi di Corbin “En Islam Iranien”, Gallimard. Introvabile lo studio di Ruska sulla Turba. Infine molti articoli sono comparsi negli anni su Ambix. Altri potranno aggiungere sicuramente suggerimenti più ricchi.
Il mio saggio era un articolo comparso su Abstracta, e che è in programma su questo sito, nella sezione dedicata all’alchimia.
Captain NEMO
00mercoledì 13 aprile 2005 00:01
Re: Prima, Seconda o Terza?

Scritto da: Paolo Lucarelli 12/04/2005 18.17
...Quanto all’evitare i fumi velenosi di certe operazioni, in particolare delle sublimazioni, sono abbastanza comuni. Lo è un po’ meno, anche se lo si ritrova qua e là, il suggerimento di badare al fatto che il mercurio filosofico è molto velenoso, e quindi a nessuno venga in mente di usarlo come medicina prima di averlo correttamente adattato all’essere umano.../DIM]


Caro Amico,

non c'è affatto bisogno di scusarsi:...sapesse comè facile dimenticare un passo, tra le migliaia che si leggono!

Tuttavia, le sublimazioni 'venefiche' cui lei fa riferimento mi paiono forse cosa diversa dall'operazione dell'estrazione dell'acqua dal Dragone, così come riportata nel 'Livre de Cratés'. In effetti mi sembra si stia parlando di cose che si riferiscono alla Prima Opera e non delle Aquile....nè tantomeno del combattimento tra Salamandra e Remora, così come sembra far notare il Litzler.
Dunque la mia perplessità curiosa rimane: c'è qualcosa che non mi torna in questo brano. Forse è spurio, visto che si tratta di una traduzione di una traduzione?....oppure è la solita 'utile falsità'?

Captain NEMO
Paolo Lucarelli
00mercoledì 13 aprile 2005 00:33
Non credo che si sia all'inzio dell'opera. Abbiamo estratto l'uovo dal corpo del drago, quindi la prima parte è proprio finita.
Quanto alla traduzione, il Berthelot è sempre molto impreciso, dato che non aveva una chiara idea di cosa si stesse dicendo, e data la sua tendenza a interpretare il tutto sempre in un'ottica di protochimica. Lo si vede bene nella versione della C.A.A.G. che ha il testo greco a fronte.
Comunque il passo andrebbe letto alla luce di tutto il testo, e alcune ambiguità si chiarirebbero.
Quanto alle "sublimazioni", questa è un'ambiguità mia, ma involontaria. Si tratta certamente di una sublimazione, ma non necessariamente nel senso del Filalete.
Domenicano bianco
00mercoledì 13 aprile 2005 01:07
Re: Alchimia islamica

Scritto da: Paolo Lucarelli 12/04/2005 18.29

Il mio saggio era un articolo comparso su Abstracta, e che è in programma su questo sito, nella sezione dedicata all’alchimia.



L'ho trovato : era il numero 50 di Abstracta ( luglio -agosto 1990 ).

Interessante la vicenda della misteriosa Harran...

Cordialmente

D.B.

P.S.

Anche se si tratta di un 'opera più magica che alchemica, mi ha sempre incuriosito il "De Radiis " di Al Kindi.
Quan del Bote
00domenica 17 aprile 2005 17:47
Er Dragone de Trestevere
Stavo a fà la muffa sotto er muraglione,
er sole me pareva nero come un carbone.
Quanno dall'acque sozze schiuma un dragone:
du granni ali e che testone!
Foco,fiamme e che ffetore!
Er core me se gela in petto,
ma so' coatto nun posso ciriolà artrove.
Er mostro verminoso azzanna , scuassa, morde
li cristiani con na certa passione !
Come Davide con quer buggiarone de Golia,
pé la disperazione, je lancio un sercio sulla capoccia……
se digrigna , soffia , se rivorta , vomita zorfo ,
e, in sta serata, se svapora in una fiammata .
Captain NEMO
00lunedì 18 aprile 2005 00:41
Re: Er Dragone de Trestevere

Scritto da: Quan del Bote 17/04/2005 17.47


Caro Quan del Bote,

lei non si dipiacerà se le dirò che questa volta il suo piccolo poemetto mi pare 'parlante': sono felice di leggerla in rima ed immagino che il 'sercio' non possa che essere 'marziano'....o sbaglio?

Captain NEMO
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