IL FINNING

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offalcon
00lunedì 20 ottobre 2003 03:24


Nel menù di quasi tutti i ristoranti cinesi possiamo trovare la famosa zuppa di pinne di pescecane (shark fin soup), considerata una vera delicatezza culinaria. Si tratta di un antico piatto Cinese oggi largamente diffuso in tutto il mondo. L'ingrediente base sono per l'appunto le pinne di squalo, delle quali vengono utilizzate le fibre di collagene che vi sono presenti internamente, ottenute dopo una lunga preparazione che consta di diversi passaggi. Tali fibre hanno ben poco sapore, e più che altro danno alla zuppa una maggiore corposità; per questo debbono essere aggiunti altri ingredienti, quali pollo, granchio e abalone.
Un tempo la zuppa di pinne di pescecane era un piatto inevitabilmente riservato alle classi più ricche a causa degli elevati costi di produzione. Non era infatti impresa facile procurare la materia prima in grandi quantità e il processo di preparazione delle pinne è lungo constando di vari passaggi.
Oggi i moderni metodi di pesca permettono di ottenere grandi quantità di squali in tempi ristretti. Poiché le pinne hanno un valore di gran lunga più elevato di quello della carne del corpo, si è ampiamente diffuso il "finning". Si tratta di una pratica allucinante: non appena lo squalo catturato viene issato a bordo del pescereccio, gli vengono tagliate via le pinne, quando spesso l'animale è ancora vivo, quindi, così menomato, viene ributtato in mare. A quel punto lo squalo è comunque destinato ad una morte sicura e, per di più, inutile, visto che tutta la carne del corpo, pari al 95-99% dell'animale, va sprecata. Il motivo di questa assurdità è di natura puramente economica: per chi pratica questa pesca è più conveniente riempire le stive di sole pinne o comunque lasciare il posto ad altro pesce di maggior valore economico, quale tonno e pesce spada, piuttosto che tenere i corpi degli squali, che sono sì commestibili ma ritenuti di scarso valore.
Arrestare il commercio selvaggio di pinne di squalo non è semplice. Il miglioramento della qualità di vita in Cina ha fatto sì che un ampio spettro di persone possa oggi permettersi di consumare questo cibo un tempo esclusivo di pochi. La zuppa di pinne di pescecane è uno status symbol: in Cina è ritenuto quasi indispensabile offrirla agli invitati nei banchetti e alle cerimonie. Il prezzo di questa delicatezza è mediamente altissimo, ed in un ristorante di Hong Kong si può spendere da 10 a 100 dollari a porzione. La produzione ed il commercio di pinne sono maggiori in Cina, Hong Kong, Singapore, Taiwan, Giappone, ma i dati disponibili circa l'effettivo ammontare di questo mercato devono essere ritenuti ampiamente lacunosi, e la richiesta del mercato seguita a crescere.
Le specie di squali che vengono catturate sono numerosissime, anche se vengono preferite quelle di grosse e medie dimensioni. A ragione dei loro delicati meccanismi riproduttivi, gli squali sono animali vulnerabili: impiegano diversi anni per raggiungere la maturità sessuale, hanno lunga gestazione e producono un numero di piccoli per volta che è relativamente ridotto. Pressioni di pesca elevate possono quindi dare risultati disastrosi, come è drammaticamente evidenziato dalla massiccia diminuzione della consistenza numerica di molte popolazioni di squali a livello mondiale.
Proprio perché lo sfruttamento della risorsa alimentare rappresentata dagli squali è, per molti Paesi, importantissima, è necessario che venga gestita correttamente. Nonostante la FAO abbia segnalato più volte la necessità di istituire piani di regolamentazione della pesca dei pesci cartilaginei, solo pochi Paesi hanno delle leggi esaustive in merito. Il finning è attualmente proibito in Stati Uniti, Canada, Brasile, Australia e Oman. L'Italia non è da includere tra i Paesi che praticano il "finning": da noi le pinne al contrario vengono scartate.
L'abolizione del finning e la regolamentazione della pesca degli squali in genere sono gli obiettivi dello Shark Conservation Program, campagna dell'organizzazione statunitense WildAid, diretta da Peter Knights. WildAid ha di recente presentato un rapporto dal titolo "The end of the line?" del quale è la principale autrice Susie Watts, che nella preparazione del suo lavoro ha potuto contare sulla collaborazione di molti ricercatori specializzati nello studio degli squali. Vi vengono esposti con chiarezza i maggiori problemi inerenti alla pesca dei Pesci cartilaginei nel Mondo.
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