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» 2008-06-28 14:42
Milano-Palermo in treno, tutto come 50 anni fa
dell'inviata Gioia Giudici
PALERMO - Come 50 anni fa: andare da Milano a Palermo in treno, nell'ultimo weekend di giugno, il primo del grande esodo estivo, è, nel bene e nel male, un tuffo nel passato. Tempi in cui l'aria condizionata non esisteva, ma dove la solidarietà tra povera gente scattava spontanea, dando vita a una sorta di 'allegria di naufragi' che aiutava a superare i momenti più difficili. Quell'atmosfera, più che sull'Inter City Partenope, scelto per arrivare da Milano a Roma, si respira ancora sull'espresso notturno 'Il Gattopardo', in viaggio dalla Capitale a Palermo. Un treno più carico di lavoratori emigrati al Nord, di ritorno a casa per qualche giorno in famiglia, che di turisti affascinati dalle bellezze della Sicilia.
Un convoglio dove "senza vento l'aria sarebbe stata uno stagno putrido, ma anche le ventate risanatrici - scriveva Tomasi di Lampedusa nel romanzo che ha dato il nome all'espresso - trascinavano con sé tante porcherie". Comunque pulito, almeno per quanto lo possa essere un treno di vecchia, se non vecchissima generazione, e puntuale, 'Il Gattopardo' è partito alle 20 di ieri sera dalla stazione Termini, ed è arrivato questa mattina alle 9.30 alla centrale di Palermo, con 'appena', per chi lo conosce bene, un'ora e venti minuti di ritardo. Stipatissimo per tutta la terraferma, con i corridoi invasi di gente che non era riuscita a prenotare né una cuccetta né un posto a sedere in seconda classe (l'unica disponibile), il treno ha iniziato a svuotarsi lentamente da Messina in poi, depositando a casa metalmeccanici e operai, stanchi per il viaggio e, soprattutto, per i mesi di duro lavoro passati lontani dalla terra natia, ma felicissimi di riassaporare la sensazione di casa.
Già sul traghetto che porta da Villa San Giovanni a Messina, ingoiando i treni nella sua enorme pancia come Jona nella balena, gli emigrati erano tutti sul pontile, a guardare le luci della Trinacria, a sospirare in attesa di quel ponte che, per alcuni, accorcerà le distanze con la famiglia e che, per altri, sarà invece "una iattura, perché porterà via tanti posti di lavoro". Proprio il lavoro è il tema più caldo nelle roventi carrozze di seconda classe che, da Roma a Palermo, non costano 100 lire, ma 44 euro. Cifra che, oggi giorno, rimane una spesa abbordabile, a fronte dei circa 200 euro di un volo aereo, per chi guadagna 1200 euro al mese spaccandosi la schiena in cantiere dodici ore al giorno dal lunedì al sabato, e sei la domenica, "perché è giorno di festa". "La Sicilia è bella, ma per lavorare, purtroppo, bisogna lasciarla" sospira un operaio di ritorno a Milazzo, dopo cinque mesi passati a verniciare piattaforme per navi a La Spezia, che familiarizza subito con un collega di Palermo, da anni al lavoro nei cantieri fiorentini.
La solidarietà passa spontanea per le dure esperienze comuni: sul 'Gattopardo' non c'é differenza tra un siciliano 'doc' e un metalmeccanico tunisino che ha trovato lavoro nel porto di Ancona e, per tornare a casa, ha scelto di imbarcarsi a Palermo. Si scende insieme, a ogni stazione, per una boccata d'aria fresca e un tiro di sigaretta, ma anche per riempire bottiglie e borracce alle fontanelle, visto che, nonostante l'abolizione della carrozza ristorante, da Roma a Palermo non si vede neanche l'ombra di un qualche tipo di servizio ristoro. In molti sperano che a Napoli, come spesso accade, salga qualche ambulante con birra fresca e panini imbottiti, ma la presenza della Polfer, e del personale della sicurezza delle Ferrovie - quattro persone che accompagnano i controllori per tutto il tragitto - dissuade i venditori abusivi dal salire sul convoglio. Alcuni si domandano chi siano questi individui in borghese che sembrano scortare il capotreno, e a Salerno si svela il mistero: i 'bodyguard' delle Ferrovie hanno segnalato alla Polfer un furto su un'auto di quelle caricate sul treno.
Durante i controlli, il convoglio si ferma per tre quarti d'ora, e due ragazzi canadesi in inter rail tentano di scambiare qualche parola con i loro compagni di viaggio, soprattutto per capire "perché ci hanno fatto salire su questo treno, se non c'é posto per sedersi?". Dopo mezz'ora di attesa, portano i loro 20 anni e le loro bottiglie di Aglianico a buon mercato sulla spiaggia più vicina: "meglio dormire al mare che passare la notte in piedi in corridoio" spiegano, più a gesti che a parole, ai loro compagni di sventura. Tanto, loro, con il biglietto inter rail e chissà quanto tempo a disposizione, potranno prendere un altro treno, in un altro momento. Per chi ha solo un pugno di giorni da passare in famiglia, invece, il problema non si pone neppure: "che volete che sia passare 12 ore senza cuccetta? L'anno scorso, in agosto - racconta un metalmeccanico, ansioso di riabbracciare, anche solo per i quattro giorni concessigli, i figli che non vede da mesi - non ero riuscito a prenotare nemmeno un posto in seconda, il treno era pienissimo e abbiamo fatto tutto il viaggio in piedi, stipati come sardine, con le valigie nei bagni". Anche senza posto garantito, senz'acqua e cibo, senza un adeguato impianto di aria condizionata, tra chiacchiere e scambi di snacks, alla fine si arriva a destinazione 'senza dolore e spavento'. Il timore maggiore è per agosto, quando le temperature saliranno e saranno molti di più a prendere d'assalto i convogli. "E dopo - diceva il Don Fabrizio del 'Gattopardo', con quella rassegnazione tutta siciliana che impregna 'il treno degli ultimi' - sarà diverso, ma peggiore".