Capitolo VII

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GildorTheKing
00sabato 17 giugno 2006 12:45
Mi scuso con voi per la latitanza e la conseguenza attesa del proseguio... oddea, magari a voi non è dispiaciuto poi così tanto :)
Pensavate che la storia fosse già finita? Eh no, cari miei, siamo poco meno che a metà, poi ci sono i contenuti speciali, la seconda parte e, perchè no?, anche la terza... Sempre se non deciderete di bastonarmi sugli alluci prima ;)
A voi il settimo capitolo...




VII – BRIGANTI!

“Ricordo che pioveva a grossi scrosci, tanto che i suoni arrivavano alle mie orecchie attutiti, coperti da quel liquido ed insistente fruscio. I miei piedi sprofondavano nel fango, o in dense pozze, sicché ero costretto a procedere a lenti passi, senza contare che il mio corpo era ancora debole ed intorpidito, e mi sostenevo grazie ad una rozza stampella da me stesso fabbricata. Avevo lasciato la casa di Mala da un paio di settimane, e mi sentivo uno straccio, fuori e dentro, non so se potete capire…” mormorò l’ultima frase con un filo di voce. Io, Licurgius Pinks, il suo biografo non ufficiale, non avevo provato mai niente di simile di persona, ciononostante riuscivo a capire benissimo, era come se qualsiasi sensazione provata da quell’uomo, là di fronte a me, mi venisse rappresentata nella mente con la fedeltà del vero.
“Stavo, dunque, procedendo verso un nuovo villaggio” continuò Elend “non essendomi voluto fermare a Cobh neanche per una notte, quel loco mi disgustava, e pensandoci bene non saprei nemmeno dire il perché. Ero sprofondato nell’ennesima pozza, fino al polpaccio, quando udì qualcuno che si stava rivolgendo a me. Fendendo il fitto velo di pioggia un uomo si fece avanti: era vestito di stracci, o poco più, portava una barba incolta, e nonostante il continuo schioccare delle gocce d’acqua potevo sentire la sua puzza penetrarmi fastidiosamente nel naso. Nella mano destra stingeva un lungo pugnale dalla lama rovinata. Dietro di lui faceva capolino un’altra figura umana, che imbracciava quella che riconobbi subito come una balestra. Erano briganti, non v’era ombra di dubbio.
‘Storpio’ m’appellò l’uomo che mi si faceva vicino ‘dacci i tuoi danari e forse vedrai il termine di questo temporale’. Oltre a quelli che avevo visto, s’approssimarono altri due compari. Quattro in tutto. Ed io ero solo.
‘Buon uomo, io non posseggo altro che questa stampella’ quasi urlai, indicando lo strumento che utilizzavo per mantenere il mio precario equilibrio.
‘Questo lo verificheremo subito, pezzente!’ minacciò il gaglioffo, ed in breve tutti e quattro mi furono addosso. Mi picchiarono, e continuarono a prendermi a pedate anche quando fui a terra. Frugarono nella mia cintura e nella bisaccia, nelle lacere tasche della casacca e nel manto, senza trovare alcunché. Per rabbia uno dei bruti mi spezzò la stampella e gettò i due frammenti lontano. Mi picchiarono ancora. Non mi uccisero, credo, perché mi ritenevano, e forse non a torto, una miserabile creatura, incapace di reagire, troppo bassa per meritare la morte. Tanto poco venivo considerato anche da elementi così abbietti? Un tempo, con il fisico nelle medesime condizioni, non avrei avuto problema alcuno ad eliminare quattro scapestrati di quella risma, ma il problema più grosso in quel momento non era il fisico, era la mente. Quasi non sentivo il dolore delle percosse, ero ancora troppo istupidito nel cervello, per prendere veramente coscienza del mondo attorno.”
Lo sguardo di Elend vagò distratto tra i volti che popolavano la taverna, mentre la notte proseguiva il suo cammino verso l’alba, e ad io approfittai di quell’attimo di silenzio per riordinare le idee, per dare una forma a tutte le informazioni raccolte.
“E così” commentai cautamente “non avete fatto nulla, non avete reagito in alcun modo?”
“No” rispose secco e mesto “sono rimasto a prenderle nel fango, come un verme. Si stufarono in breve, mi lanciarono ancora qualche insulto e si diedero alla macchia. Io rimasi lì. Disteso a terra. La faccia sprofondata nella mota per metà. E poi cominciai a sentire veramente il dolore, potevo perfino sentire i lividi scuri che si andavano formando, e, potrete non crederci, quel dolore fu liberatorio.” Sospirò senza allegria e senza tristezza “Scattò in me qualcosa, mi sentivo bene, avevo realizzato quello che dovevo fare, beh, più o meno. Lì. Steso nel fango, ridevo. Indolenzito e sbeffeggiato da villani ignoranti. Quello era il mio punto di partenza. Lì. Dal fango. Senza più nessuno al mondo, senza onore, senza una meta. Più in basso di così non sarei potuto scendere, nemmeno volendolo!”
Lo fissai attonito per lungo tempo, più il racconto proseguiva e più mi stupiva, ed era questo stupore la cosa che mi meravigliava di più, io, da sempre logico e ferreo! Riuscii solo a domandare: “E le vostre tre monete d’oro? Quelle che avevate portato con voi dalla casa di Mala?”
Sorrise “Nascoste bene. Quegli stolti non le trovarono. ‘Ricorda Elend, sotto l’ascella, se hai qualcosa di importante da celare alle altrui mani, nascondilo nella casacca sotto l’ascella, mai nessuno controlla lì’, uno dei preziosi consigli di Morgoth. Funziona!”
Anche io sorrisi. “E poi?”
“E poi, mi rialzai zoppicando fortemente, e senza la mia stampella. Mi trascinai fino ai piedi di una grossa quercia, dove l’acqua cadeva meno fitta, lontano dalla strada. Mi sedetti, e senza rendermene conto mi addormentai. Ero stanco oltre ogni dire, messere, ed i miei opprimenti pensieri non diedero forza alla mente di rimanere sveglia.”
Amarganta
00lunedì 19 giugno 2006 10:26
ti bastono sugli alluci se non posti il seguito [SM=x831998]

Parola di Strega [SM=x832014]
GildorTheKing
00lunedì 19 giugno 2006 21:15
Ahiahiai
[SM=x832016]

Nu nu, le bastonate sugli alluci nu!

[SM=x832005]


Farò il bravo [SM=x832009]




[SM=x832022]
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