Capitolo V

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GildorTheKing
00lunedì 5 giugno 2006 23:10
V – SOCCORSO ALLA STREGA

Licurgius Pinks lo osservò incuriosito. “In debito di vita con voi? Per quale motivo?”
“Ebbene, mio caro Pinks, si può essere in debito anche con un assassino” disse Elend quasi divertito dalla cosa. Prese una boccata di fumo (continuava ad emettere anelli grigi che si dissipavano solo in prossimità del soffitto della taverna) “Molto tempo prima di quella volta, passai dalle parti della baracca di Mala, già allora una strega conosciuta, ma forse non ancora abbastanza temuta. Ero di ritorno da una battuta di caccia, effettivamente ero andato un po’ fuori dalla zona nella quale mi aggiravo normalmente, ma il mio cavallo aveva voglia di correre, ed anch’io volevo allontanarmi, almeno per un po’. Ad ogni modo è stata una saggia cosa: ho trovato tre lepri grosse come cinghiali” l’uomo sorride al pensiero “e tutto grazie ad una minuta farfallina gialla, che s’era posata su di un arbusto di bacche bluastre, facendomi notare una codina castana appartenente ad un corpo rannicchiato nel fogliame. Insomma, ero al ritorno dalla mia battuta di caccia, con la bisaccia piena, quando per caso passai davanti alla dimora di Mala, e sentii un trambusto alquanto strano, vista zona e residenti: Mala abitava da sola, isolata parecchie leghe dal villaggio più vicino.” Elend frenò ad un tratto la lingua e prese un lento sorso di vino. Pinks non fu in grado di capire se la pausa era dovuta alla sete o ad un preciso intento di creare attesa. Squadrò l’uomo che gli si stagliava innanzi, l’uomo più strano che avesse mai incontrato, poi, finalmente, Elend proseguì.
“C’erano tre villici, probabilmente ubriachi, o sotto la malia dell’erba canina, chi può dirlo. I tre avevano strappato la strega dalla sua dimora, tirandola per i capelli e prendendola a calci. Uno di loro, probabilmente il più furbo, aveva avuto la brillante idea di tappare la bocca della fattucchiera con un grosso scampolo di stoffa, in modo da evitare che lanciasse loro qualche maledizione. Ma forse c’era riuscita lo stesso, infatti io mi trovavo là. Volevano il suo oro, lei sicuramente aveva negato di possederne, e loro avevano deciso di ucciderla e cercarselo con comodo. Volevano bruciarla all’esterno della baracca, le streghe si bruciano, no? Ora, Pinks, è bene che voi sappiate, che Mala non aveva oro da nessuna parte, se non forse in qualche amuleto, ma niente che potesse comprare più di una zuppa all’Osteria di Cobh! Quella dell’oro della strega era solo una sciocca superstizione contadina, e quei tre ignoranti ci credevano fermamente, ed erano disposti ad uccidere per andare fino in fondo.” Sul viso di Elend comparve l’ombra di un sorriso di disprezzo “Io non sono mai stato una persona buona o generosa, so che non è bello a dirsi, ma voi sapete anche che sto cercando di cambiare… Anche io ho ucciso, per tanti motivi, ma mai per stupidità, ed era quello che vedevo in quei tre villani: stupidità allo stato puro! Non potevo sopportare che quei bovari compissero un gesto tanto truce solo per ignoranza, forse se fossero stati spinti da altro non sarei intervenuto, ma quelle menti ottuse… per la Dea, Pinks, voi non potete immaginare che fastidio mi procurarono con la loro sola presenza. Smontai da cavallo e urlai nella loro direzione, raggiungendoli a passi lenti ma decisi. Si voltarono all’unisono. Un branco di stolti! Il più grosso m’intimò di andarmene. ‘Vattene sulle tue gambe, finché sei in tempo’, mi disse. Sorrisi e mi feci più vicino, senza dire nulla, finché non fui a tiro per colpire con una poderosa pedata quello che strattonava i capelli di Mala. In un attimo gli altri due mi furono addosso, dimentichi della strega e dell’oro. Prima che il primo di loro si potesse muovere avevo la mano sull’elsa della spada. Prima che il più vicino di loro fosse a portata di braccio da me avevo estratto l’arma. Prima che il più lesto dei due potesse solo pensare di colpirmi erano già cadaveri. Mi volsi verso il terzo, quello che avevo colpito con il calcio. Era ancora riverso a terra, e mi guardava con occhi carichi di orrore, implorando pietà. Nel frattempo la strega si era rimessa in piedi e si era tolta il bavaglio, ma prima che potesse dire alcunché il gaglioffo aveva il cranio sfondato dalla mia lama.” A questo punto Elend sorrise soddisfatto, Pinks notò che era la prima volta, nel corso del suo racconto, che non sembrava pentito di uno dei crimini commessi, e sorrise a sua volta. Non riusciva proprio a capire perché quell’ex sicario, ora magro e smunto, gli ispirasse tanta simpatia, non era nella sua natura farsi cogliere dalle emozioni, lui era solito riportare i fatti, e basta. Represse con forza ogni sorta di sentimento, per ritornare ad essere lucidamente oggettivo, ma non ci riuscì mai in fondo.
“Mala mi fissò negli occhi. Io ero completamente indifferente. ‘Ti devo la vita’ disse con semplicità. ‘Me ne ricorderò quando ne avrò bisogno’ risposi di rimando, ero assolutamente ironico, ma, come vedi, quel vecchio debito mi ha permesso di essere oggi qua, davanti a te.”
Amarganta
00martedì 6 giugno 2006 11:33
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